Viaggio ai Confini della Nebbia. Musiche dal bosco della Babilonia

Se è vero che ogni libro ci permette di compiere, se non sempre un viaggio, quantomeno un percorso o almeno una passeggiata (fosse anche il giro dell’isolato…), lo stesso non si può dire per un disco musicale. O meglio, non lo si può più dire. Evaporati i tempi dei concept album, dei dischi che raccontavano una storia, un'esperienza, un itinerario, da ascoltare ininterrottamente dall'inizio alla fine senza fare altro. I dischi odierni sono per lo più zibaldoni di singoli brani, spesso raggruppati a casaccio per confezionare un prodotto. Se un disco oggi si propone anche solo questo, di racchiudere in sé una narrazione, di raccogliere insieme i brani tramite un fil rouge, chiedendo all'ascoltatore di non sentirli casualmente, allora questo disco e questo musicista meritano attenzione, qualsiasi sia la storia raccontata. Se il racconto poi coinvolge un giovane ragazzo che intraprende un viaggio iniziatico tra valli, fiumi, brume e boschi, alla ricerca di fortuna e di qualcosa di più, questa attenzione è ancora meglio riposta.

Questa è infatti la sinossi del viaggio musicale inciso da Gabrisky Point & The Forest, che accompagna anche un libro di racconti a firma di Gabriel Pavesi (Gagio edizioni). Da Fedro a Calvino, si sa, la fiaba non è solo roba da bimbi, anzi, dietro alle fiabe, ai racconti e alle leggende si celano sempre significati ulteriori, stratificati nel racconto che può quindi essere apprezzato a più livelli e da pubblici diversi. Così dietro alle illustrazioni squisitamente infantili e fanciullesche, c'è una musica che si muove tra il rock alternativo italiano, il più classico cantautorato e il country. La voce di Pavesi, lievemente graffiata con altalene di profondità diverse (memore, a tratti, del primo Piero Pelù), si amalgama con quella di Silvia di Patrizi, calda e lieve, dando vita a brani evocativi e serotini come Quando va a tramontare, dove "Il sole deve andare a mangiare", o a canzoni umide e vaporose come Sponde del fiume.

“Il fiume racconta leggende, mentre veloce va al mare / le narrano piano le onde e i pioppi le stanno a ascoltare” cantava un giovane Guccini (La ballata degli annegati, Folk beat n.1); le storie raccontate in questo disco sembrano raccogliere le voci dei fiumi padani, scaturiscono dai tratturi di antiche conoscenze, dalla Babilonia del bosco, luogo archetipico che custodisce da sempre uno scrigno di suoni e immaginazione.

Un disco di dieci brani, uscito solamente in versione fisica in vinile (giusta operazione che vuole ridare una dimensione corporea all’eterea arte sonora), che ha diversi pregi e meriti, non da ultimo la voglia di mettersi in cammino che si instilla brano dopo brano nell’ascoltatore.