Pagelle Sanremo 2025: Cristicchi poeta, Fedez che sorpresa! Tony, il Califfo mo te mena

TUTTA L’ITALIA, TUTTA L’ITALIA, TUTTA L’ITALIAAA (la sigla non è stata per nulla ripetitiva) lo guarda da 75 anni dicendo che lo detesta e poi non riesce a staccargli gli occhi di dosso. No, non è Silvio Berlusconi, ma il meraviglioso e inimitabile Festival di Sanremo. Oramai è così, queste pagelle sono un appuntamento fisso come il Natale, in cui vedi i tre-quattro cugini che frequenti esattamente per quelle tre ore l’anno. O non aspetti altro per altri dodici mesi, o preferiresti impiccarti pur di subire di nuovo un tale strazio.

Ma quest’anno, con il ritorno di Carlo Conti, la parola d’ordine, dopo le 86 ore a serata del Festival di Amadeus, è “velocità”. Niente interruzioni, niente monologhi, niente comici, niente satira, niente stacchetti, niente politica, niente discorsi impegnati… Niente appunto… se non una sfilza di 29 cantanti (uno si è ritirato per decenza, visto che è indagato per associazione a delinquere, roba da niente insomma) in cui regna il pop melenso e il neomelodico targato TeleMeloni, con spruzzate qua e là di cantautorato e rap. Quindi anche noi saremo rapidi e (cir-)concisi (cit. grillina).

Voi direte, vabbè, se la prima serata è iniziata alle 20.45 ed è finita all’1 di notte non sarà stata difficile da seguire, no? Aveva pensato lo stesso il comandante Schettino prima di far arenare la Costa Concordia all’Isola del Giglio. Tra le “strappastoria lacrime” di Ezio Bosso e Sammy Basso, le trofie di Antonella Clerici, la panza di Gerry Scotti (eppure rimorchia più di Fedez e Tony Effe messi assieme), la gioia più incomprensibile che incontenibile di Jovanotti, un duetto sulla pace in Medio Oriente pieno di retorica e il video amatoriale stile Nokia 1011 di Papa Francesco, abbiamo ascoltato tutte le canzoni in gara. Scritte, ricordiamolo, sempre dal solito circoletto di autori per le quattro più grandi case discografiche. Ecco i nostri voti, più cattivi che mai.

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  • Gaia - "Chiamo io, chiami tu"

La vincitrice di Amici e la (quasi) vincitrice di X Factor torna a Sanremo con un nuovo pezzo pop latineggiante, in cui parla di indecisione e si chiede come fare a superare le scuse e i freni emotivi che trasformano una storia d’amore in un «limbo infernale». Corpo staturario, mano robotica, balla e fa ballare con un ritmo dance e un mantra infinito su chi chiama prima. A Roma direbbero: bella de casa, decidete!

Elettra Lamborghini, ma intonata

Voto: 5-

  • Francesco Gabbani - "Viva la vita"

Lui è come una sorta di orsacchiotto portafortuna che Carlo Conti porta sempre con sé. Lo ha scoperto con “Amen”, lo ha fatto consacrare con “Occidentalis Karma” e lo ha prestato ad Amadeus con “Viceversa”. In tenuta total black e più elegante che mai, Gabbani per tre minuti e mezzo prova a imitare Fiorella Mannoia con “Che sia benedetta”, dopo averle soffiato la vittoria proprio all’Ariston nel 2017. Aveva ragione Virginia Raffaele quando li prendeva in giro: questa è un’ossessione! Ci crede come Matteo Renzi quando si guarda allo specchio e non legge i sondaggi, facendo una serie di gorgoglii con la voce manco fosse Albano. Pontifica su come sia bella la vita “così com’è”, ma non convince nessuno.

Per quanto assurda e complessa ci sembri la vita è perfeeettaaa!

Voto: 4 e mezzo

  • Rkomi - "Il ritmo delle cose"

Il cantante dal nome impronunciabile si gioca le sue carte nei primi venti secondi, con la scapezzolata che lo fa volare al Fantasanremo e il petto nudo che fa squagliare orde di uomini, donne, cani, gatti e scoiattoli. Il direttore d’orchestra che lo dirige, Riccardo Zangirolami, sembra un fan sfegatato degli AC/DC appena fuggito da un loro concerto. Lui cerca “il ritmo delle cose” per restituire una forma al caos bruciante dei sentimenti, o almeno così dice il claim catchy della canzone che abbiamo trovato su Google. In realtà, come canta lui stesso, questa canzone è una “pornografia senza sesso”, anzi, un’Antonella Clerici senza sugo (cit.). Stona come un’aquila e si mangia le parole con un vaghissimissimo accento milanese. Roba che il “Ciao Guysss!” di Chiara Ferragni su Instagram in confronto è italiano neutro da Accademia della Crusca.

Ottimo per la Milano Fashion Week oppure per Only Fans

Voto: 3

  • Noemi - "Se t’innamori muori"

Una delle più interessanti artiste uscite dalla scuola dei talent torna al Festival con poche aspettative su di sé. Dopo anni di carriera da potenziale diva della musica italiana ha da un po’ virato sul pop più becero e tutti si aspettano quello. Invece stupisce fin dalla veste: tubino aderente e lungo abito bianco a strascico. La canzone è più sanremese di Pippo Baudo che prova a sventare un suicidio in diretta. Ma il testo riesce a compiere un miracolo: parlare di amore in modo non banale, mettendo in evidenza la difficoltà di mantenere un amore nel tempo, che brucia nell’intensità di una notte di passione così come nei litigi e nelle differenze che provocano sofferenza. Con la necessità, per resistere, di imparare a “lasciarsi stare”. L’acuto finale spacca. Certo, se ti innamori muori, ma anche se senti questa canzone per trenta volte di fila, per eccesso di diabete. Però Noemi si avvicina ai vecchi fasti.

Onesta

Voto: 6+

  • Irama - “Lentamente”

Vestito da capitano di una nave, con un abito che pesa duecento chili (parola di Gerry Scotti, che se ne intende), canta, udite udite: l’ammore che finisce per l’incapacità di sognare, correre e soffrire. Woow, che novità sensazionale! “Lentamente si sta spegnendo ogni fottuto sentimento”. La descrive lui da solo la sua canzone. Figo è figo, ma che due coglioni!

Bello, ma non balla

Voto: 2

  • Coma Cose - "Cuoricini"

Attenzione, attenzione! Tornano gli sposi più chiacchierati d’Italia. I Ferragnez? Ma noo! Gli Albano e Romina indie-centi degli anni duemila! La cosa più cool di questa esibizione è il maestro Enrico Milozzi che dirige l’orchestra con la cresta. Lei è vestita da sposa con un trucco a metà tra una marionetta, un’antica egiziana e un’esaurita. Vogliono criticare l’abuso dei social e in particolare gli «stramaledetti cuoricini che mi tolgono il gusto di sbagliare tutto». Ma l’effetto è più “Cuore matto” di Little Tony che una critica al capitalismo in ottica neo-marxista. Dateci un po’ di rock and roll per favore!

Anche quest’anno il livello Teletubbies è sbloccato!

Voto: 1+

  • Simone Cristicchi - "Quando sarai piccola"

Simone torna all’Ariston con i giornalisti che già dicono che è il pezzo più commuovente. Insomma, è pronto per essere distrutto dalla nostra penna. E invece… ci lascia senza parole. D’altronde da uno che ha scritto “Ti regalerò una rosa” (indossa una rosa per autocitarsi) come fai ad attenderti qualcosa di brutto? Rappresenta il piccolo filone cantautorale di questo Festival di Sanremo, ma è la mosca bianca tra le mosche bianche. La canzone parla della mamma che invecchia e in generale di anziani, tra ricordi che svaniscono e figli che si impegnano a restituire loro tutto l’amore che gli è stato donato. Semplicemente una poesia, di quelle magiche, perché profonde, ma anche comprensibili per tutti e tutte. Ci insegna ad apprezzare tutti i momenti con i nostri genitori, che spesso disprezziamo, ma che se abbiamo delle qualità forse (non sempre) dobbiamo ringraziare.

Simone caro, perché ci fai piangere sempre?

Voto: 9

  • Marcella Bella - "Pelle diamante"

Ok, terminato il momento poesia, torniamo al nostro caro e amato trash. Incredibile: ci ha provato in tutti i modi, stava anche per vestirsi da Loredana Berté tagliandosi i suoi meravigliosi ricci, pur di tornare al Festival. Ma alla fine la matrona di “Montagne verdi”, come previsto a “Belve”, ce l’ha fatta. Canta un pop-dance contemporaneo, dice che è forte e bella e si muove a tempo di musica con le ballerine, ma l’effetto è quello del cosplay di Elodie a carnevale in una balera. I medici sconsigliano l’ascolto prolungato e ripetuto di questa canzone per gli uomini perché può provocare il rigonfiamento della prostata. “Stronza, sorprendente, combattente” canta. Almeno il coraggio a 72 anni lo dimostra: è pronta per la nuova pubblicità di PittaRosso al posto di Simona Ventura.

Da pelle diamante a pelle di tirannosauro è un attimo

Voto: 4

  • Achille Lauro - "Incoscienti giovani"

Senatoooooh! Attenzione: è arrivato l’Achillone nazionale. Vestito da cameriere sadomaso, con sguardo sensuale e ammiccante, canta una ballata dove si celebra la voglia di vivere, con una passione sfrenata senza paura del futuro. La scoperta è che ha imparato a cantare, ma lo fa come un Cocciante di serie C2. Sempre disperato, getta le parole a strascico e risulta più stucchevole che mai. La sala stampa, però, ovviamente lo osanna.

Ricordati Achille che il Senato ti fa imperatore e poi ti tira 23 coltellate quando meno te lo aspetti!

Voto: 5

  • Giorgia - "La cura per me"

A 30 anni dal trionfo con “Come saprei” Giorgia ricalca il palco dell’Ariston facendo il pieno di aspettative. Nel 2023, però, si era presentata con una canzone che in confronto “La corazzata Potëmkin”, l’avrebbe detto anche Fantozzi, era un capolavoro. Con un vestito hot, vedo non vedo, parla di un amore che si trasforma in un rimedio contro la solitudine e la paura. Il testo è firmato dal noto poeta contemporaneo Blanco: quello che sfascia un prato di rose in eurovisione, per capirci. La canzone è difficile da cantare e le doti sono evidenti. Ma già lo sapevamo. La volta scorsa non avevamo dato il voto per rispetto. Ora l’insufficienza se la merita.

Ritenta, sarai più fortunata

Voto: 5 e mezzo

  • Willie Peyote - "Grazie, ma no grazie"

A parte la direzione di Daniel Bestronzo che non fa presagire cose positive, così come i dentoni alla Bugs Bunny che fuoriescono dalle labbra, Willie colpisce ancora una volta nel segno. Lo aveva fatto con “Mai dire mai” nel 2021 e di nuovo parla di attualità. Si scaglia contro gli ipocriti, i nostalgici del regime, i vittimisti, i poliziotti che picchiano i ragazzi in piazza, ma anche soltanto chi esprime opinioni non richieste o chi dice che è l’epoca del politicamente corretto, che non si può più dire nulla e poi con questa scusa offende, denigra e dice le peggiori porcherie antistoriche. A parte un amore insospettabile per The Voice (le due coriste provengono entrambe dal programma ex Rai 2), Willie Peyote si dimostra una garanzia. Di intelligenza e sagacia, tutto condito da un ritmo accattivante.

Grazie di esistereeee!

Voto: 7 e mezzo

  • Rose Villain - "Fuorilegge"

La solitudine, il desiderio e la voglia di fuga, cantati con suoni elettronici che sfociano anche in un’inaspettata parentesi gospel. Tutto bene? No, abbiamo solamente copiato di nuovo la descrizione della canzone da Google perché fa talmente pietà che non trovavamo le parole per descriverla. Indossando un abito rosso aderente che le mette in mostra le forme, canta di “nostalgia puttana”, ma non procura nessun brivido. Un po' Jessica Rabbit, un po' pornostar, sembra aver presentato il seguito di “Clic boom boom”.

Più che fuorilegge, vietata ai minori di 18 anni

Voto: 0

  • Olly - "Balorda nostalgia"

Ok ora cominciamo a patire l’infinità di canzoni che dobbiamo ascoltare. Di questo cantante, talmente è ampia e nota la sua discografia, non ricordiamo nemmeno l’esistenza, se non per il fatto che fosse già passato dall’Ariston. Con un bicipite invidiabile (è stato un giocatore di rugby per anni) canta di un’attitudine alla vita balorda e nostalgica, come dice il titolo del pezzo. Ma sembra uno scaricatore di porto di origini rumene che ha fatto un corso di dizione italiana.

Spacco bottijia, ammazzo famijia

Voto: 3+

  • Elodie - "Dimenticarsi alle 7"

Il paragone ce lo rubano su Instagram i The Jackal, ma lo ricondividiamo lo stesso, visto che Elodie si presenta vestita da Kebap. Altro che futurismo! Il brano è ambientato la mattina presto, quando ci si ritrova a voler dimenticare un’emozione a tutti i costi. Ma è il solito pezzetto radiofonico scritto da Petrella e Simonetta, gli autori di tanti cantanti come Annalisa. E in effetti la canzone sembra un riadattamento di “Sinceramente” per la voce di Elodie. Per citare Willie: “grazie, ma no grazie”.

Diva da hitparade, sempre con la stessa canzone

Voto: 3 e mezzo (7 diviso l’altro suo successo, “Due”)

  • Massimo Ranieri - "Tra le mani un cuore"

Ahhhh eccone un altro! Scongelato direttamente dal Paleozoico, torna Massimo Ranieri! Viso degno della sposa cadavere, canta a squarciagola che chi ha “tra le mani un cuore” di un uomo ferito e spezzato deve continuare a proteggerlo. Massimo è talmente antico, che è come se fosse già morto e si fosse re-incarnato in un corpo malconcio. Un po’ come l’imperatore Palpatine in Star Wars. E in questo è tremendamente moderno, come se avesse fatto un giro a trecentosessanta gradi e fosse ricomparso fuori, o meglio ricicciato fuori da capo. Come un roboPacciani qualunque, insomma (se non l’avete capita siete sani di mente, tranquilli).

Se nel mondo esistesse un po' di bene e ognuno si considerasse suo fratello…

Voto: -∞

  • Tony Effe - "Damme ‘na mano"

Insieme a Fedez è il nome più chiacchierato di questo Sanremo 2025. Si presenta in versione Padrino con i guanti di velluto, elegantissimo e tamarrissimo. Più che citare Franco Califano lo imita spudoratamente, ma non ha nulla del Maèstro. Altro che romano del popolo, come vuole apparire, canta Roma da pariolino che si finge kebbabbaro di San Paolo. Con la stessa credibilità di Massimo Boldi in “Tifosi”, quando da milanista fa finta di essere un supporter romanista assieme a Maurizio Mattioli e Angelo Bernabucci. Il macellaro ripulito, tra l’altro, avrebbe bisogno di due o tre vocal coach.

Califano si sta rivoltando nella tomba.

Voto: 0+ (il più solo per il ricordo del Califfo)

  • Shablo feat. Gue, Joshua e Tormento - "La mia parola"

Stiamo per avere una sincope, ma andiamo avanti. Il dj Shablo si presenta con la sua crew e il cuore della canzone è l’immagine di una città fatta di cemento e smog in cui si vive e muore «senza soldi o alternative». Cantano questa “street song”, ma dalla pronuncia sembra più una “striz zon”. Sembrano “La compagnia dei celestini” con un po’ di sostanze stupefacenti o l’imitazione delle gang americane, ma versione fiction di Rai 1.

Perché questa robaccia?

Voto: 2

  • Serena Brancale - "Anema e core"

La diva del tormentone “Baccalà” esordisce all’Ariston per stupire. E in effetti lo fa: capello patinato da Madonna di Tor Bella Monaca e abito scintillante dalla migliore delle Winx, canta ancora una volta la musica folkloristica e regionale. Di certo una scelta originale, ma sembra più una sosia di Alexia che vuole aprire tutti i pacchi di “Affari Tuoi” e provare le varie pronunce locali, che una cantante vera.

Tu vu fa l’americana, ma si nata in Italy!

Voto: 3+

  • Brunori Sas - "L’albero delle noci"

Fermi, questo è un fuoriclasse della musica contemporanea italiana. Certo, è più radical chic di Carlo Calenda con un martini a Capalbio, ma sa scrivere cavolo! Quello che sentiamo è un vero pezzo d’autore che descrive le gioie e le paure dell’essere genitori, un sentimento che va accettato con il suo carico rivoluzionario. Il testo è bellissimo, ma tra attitudine vocale e musica è un po’ Sally di Vasco e un po’ Rimmel di De Gregori. Dedica il brano alla figlia, ma poteva essere più coraggioso.

Talento incredibile, ma sprecato

Voto: 6 e mezzo

  • Modà - "Non ti dimentico"

Dopo alcuni problemi di salute Kekko torna con la sua band a Sanremo, in quel Festival che stava per vincere con Emma nel 2011. Sembra il frontman dei Maroon Five strafatto di ketamina e ha gli stessi capelli di Ezio Greggio ai tempi del Drive-in. “Io non ti dimentico” urla, invece noi speriamo di dimenticarli per dormire stanotte. Lui canta in maniera esagerata e sguaiata delle parole modeste, un po’ come un certo Signor presidente del Consiglio con “soy una madre, soy una mujer, soy cristiana”.

Aaarriveraaaà, una martellata sugli zebedei

Voto: Non classificati

  • Clara - "Febbre"

Vestita come Hannah Montana, racconta un ottovolante amoroso in cui bisogna cercare un equilibrio. Un po’ amazzone, un po’ cantante alle prime armi, nonostante la voce impeccabile, passa inosservata come +Europa alle elezioni politiche ogni 5 anni. La febbre che canta ce la fa venire a noi per star svegli dopo mezzanotte ad ascoltare certa roba! Ordini Miley Cyrus su Temu e poi ti arriva lei.

Ci ha fatti ammalare

Voto: 1

  • Lucio Corsi - "Volevo essere un duro"

Gerry Scotti lo chiama “il menestrello” e in effetti si presenta come un novello Pierrot teatrale, cantando un ironico autoritratto in cui i consigli di una madre si scontrano con la disillusione della vita vera. Racconta l’essere normali e fragili in una società che ti vuole sempre forte e scattante, pronto e vincente. In questo dimostra coraggio e forza, anche se poteva spingere un po’ di più sull’acceleratore con il testo e l’interpretazione. Non si capisce poi la scelta di cantare e suonare con un cosplayer dei Beatles in versione punk, ma Lucio qui ricorda, ed è un complimento, i Ribelli (solo che nel 2025 la portata di un’attitudine del genere è decisamente meno rivoluzionaria rispetto agli anni ‘60-’70). Apprezzabili le venature rock.

Disarmante

Voto: 6+

  • Fedez - "Battito"

Dopo le rivelazioni di Fabrizio Corona e un anno di gossip estremo per la separazione con Chiara Ferragni, tutti aspettano lui. Fedez è nell’occhio del ciclone e circolano voci di una canzone brutta. E invece il rapper che non vuole essere considerato rapper stupisce tutti. A partire dalle lenti a contatto che gli trasformano gli occhi in due pozzi neri senza fondo (nel testo dice “nei miei occhi la guerra dei mondi”), metafora perfetta della depressione che descrive con forza e coinvolgimento emotivo in questa canzone. Certo, senza autotune farebbe schifo, ma qui lo strumento viene usato bene. Si emoziona ed emoziona perché parla di ciò che ha vissuto. Caro Federico, se c’era bisogno di lasciare Chiara per tornare ai livelli dei tuoi esordi, forse hai fatto bene a farlo.

La vera sorpresa, da podio

Voto: 7

  • Bresh - "La tana del granchio"

Che cos’è “La tana del granchio”? Bresh non lo svela davvero nel testo di questa ballata pop piena di immagini che vogliono essere suggestive. Lui assomiglia a Capo di “Art Attack” ed ha la stessa credibilità artistica. Ha la patata in bocca come Giusy Ferreri e Carmen Consoli e sembra un bambino uscito dallo zecchino d’oro che ha appena scoperto la prima cannetta e ha fatto sesso una volta per 30 secondi e si crede il più figo della Terra.

Questo è Art Attack!

Voto: 0,30 (secondi)

  • Sarah Toscano - "Amarcord"

La neovincitrice di Amici è la più giovane concorrente in gara: ha soli 18 anni! Questa è una canzone fieramente pop, dal ritmo velocissimo, che ci porta in giro tra club e luna park, peccato che sia utile quanto la carriera politica di Enrico Letta nel Partito Democratico. Vestita da Tomb Rider in versione scolaretta delle medie o Han Lee di “Street fighter”, fa scorrere la ballad dal tono dance come fosse in discoteca. Prova a imitare Angelina Mango, ma non ci riesce.

Innocua

Voto: 5

  • Joan Thiele - "Eco"

Stiamo per suicidarci, ma andiamo avanti. Ora tocca a un'altra giovanissima, stavolta cantautrice, con delle gambe invidiabili tra l’altro. Il pezzo ha un retrogusto vintage da colonna sonora e ci invita a seguire l’istinto e a difendere le nostre idee. Si vede che la scrittura è raffinata, un po’ come i merli del suo abito, ma non siamo certo di fronte a qualcosa di rivoluzionario. Imita Adele con “Skyfall” o “Bang bang” di Cher, in versione ancor più retrò.

Brava, ma può migliorare

Voto: 6

  • Rocco Hunt - "Mille vote ancora"

Tocca alla quota Napoli: non si capisce perché, ma ogni anno deve esserci, un po’ come l’Imu. La musica è di “Paiarulo”, ma non è una citazione dei Prophilax. Sempre uguale a sé stesso, porta ancora una volta lo stereotipo della povera Napoli o la terra dei fuochi abbandonata da tutti. Nemmeno ai tempi dei Borbone c’era questa retorica così vittimista. Lo stile neomelodico è poi semplicemente imbarazzate.

A mare calmo ogni strunz è marinaio!

Voto: 0

  • Francesca Michielin - "Fango in paradiso"

Dopo “Nessun grado di separazione” e “Chiamami per nome”, canzoni che rimarranno nella storia come le più sopravvalutate del Festival di Sanremo, Michielin torna con una distorsione alla caviglia e non fa le scale dell’Ariston. Scrive con l’autore Simonetta, sempre quello delle hit pre-confezionate alla Annalisa, come il pandoro della Ferragni. Racconta tutta una storia d’amore finita male, ma arrivati all’una di notte sinceramente non ce ne frega nulla. La caviglia non funziona, ma nemmeno l’orecchio.

Chiamami per nomee: cloaca massima

Voto: -1

  • The Kolors - "Tu con chi fai l’amore"

Finalmente chiudiamo questa rapidissima carrellata, talmente rapida che gli occhi ci sono caduti a terra e i timpani esplosi. I The Kolors portano la solita canzonetta spigliata ad altissima velocità, con suoni pop-dance dal gusto latino, mettendo in scena una serata in cui può succedere di tutto. Noo, non è per niente la stessa identica cosa di “Italo disco” o “Un ragazzo una ragazza”! L’unica cosa decente è che, vestiti come novelli protagonisti di Matrix in versione sabato sera, ti fanno ballare e quasi divertire.

Tu con chi fai l’amore? Di sicuro non co loro

Voto: 2-

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Ed ecco quindi la Top Five e Podio finali de L’Amletico. Oooooh, rombo di tamburi e tadaaan:

1) Simone Cristicchi - “Quando sarai piccola”

2) Willie Peyote - “Grazie, ma no grazie”

3) Fedez - “Battito”

4) Brunori Sas - “L’albero delle noci”

5) Noemi - “Se t’innamori muori” a parimerito con Lucio Corsi - “Volevo essere un duro”

Sicuri di non averci preso nemmeno stavolta, vi ringraziamo per la lettura e vi diamo appuntamento al prossimo anno. Ciao Amletici!