La Cenerentola di Emma Dante: l'opera come non si era mai vista prima

 
In scena al: Teatro dell'Opera

Musica: Gioachino Rossini

Libretto di: Jacopo Ferretti

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Alcuni spettacoli si ricordano per le grandi interpretazioni, altri per l’imponente scenografia, la Cenerentola di Emma Dante rimane invece impressa nella memoria per le scelte della regia, che rendono l’opera indimenticabile. D’altra parte non si era mai vista una Cenerentola seguita da bambole meccaniche, legata ad una catena e minacciata di morte con delle armi da fuoco.

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“Elementi disturbanti in un impianto surreale” li definisce la regista palermitana, che si ispira esplicitamente al movimento pop surrealista americano e in particolare alle opere di Ray Cesar. Ecco allora che i guanti rossi portati dall’innamorato Don Ramiro, gli stivaletti color cielo indossati da Cenerentola e i tulle delle sorellastre Tisbe e Clorinda rievocano le figure dei quadri digitali dell’artista inglese.

Un legame non solo estetico, ma ben più profondo. Come Cenerentola, anche lo stesso Cesar nella sua vita è stato vittima di soprusi – “ho avuto una vita un po’ orribile” ha svelato in un’intervista –, abusi che poi hanno permeato la sua arte. Nella tela del palcoscenico del Teatro dell’Opera di Roma anche Emma Dante decide di concentrare la sua pittura sulla violenza fisica e psicologica subita dalla donna. Una scena di una tempesta si trasforma allora in un temporale di calci e pugni, dove Cenerentola viene picchiata dal perfido trio composto dalle due sorellastre e loro padre, Don Magnifico.  

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Ai tre però attende un finale diverso da quello solito. Diversamente dall’epilogo originale, dove la vendetta di Cenerentola si conclude con il loro perdono, in questo caso i malvagi vengono puniti da Don Ramiro: una chiave uguale a quella delle bambole robotiche viene applicata sulle loro schiene, rendendoli personaggi meccanici e privi di sentimenti, destinati ad esaurirsi se nessuno li ricarica.

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Seppur non manchino gli elementi macabri o di minaccia, quella di Emma Dante rimane un’opera comica, dove si ride perché vengono messi in gioco i difetti e i lati buffi dei personaggi: come l’esasperata antipatia delle due sorellastre – di una comicità esilarante – o anche il momento in cui il servo Dandini fa il finto principe, che risulta divertente perché non sa farlo e le sbaglia tutte.

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A far da sfondo a questa atmosfera surreale, divertente e minacciosa vi è un’enorme mobile bianco le cui parti decorative si aprono come finestre da cui spuntano i diversi personaggi. Numerosi sono quelli che popolano il palcoscenico, a partire dalle bambole robotiche che portano in grembo un orologio che segna la mezzanotte e dietro la schiena una chiave. Stesso accessorio usato per far ripartire gli orologi di una volta, simbolo non solo della velocità con cui si esaurisce il tempo, ma anche che c’è bisogno di qualcuno per farlo ripartire. Emma Dante muove le lancette dell’orologio dell’opera di Rossini portandole ai giorni nostri, riflettendo sulla condizione della donna e rendendo la fiaba strettamente attuale.  

Direttore: Stefano Montanari

Regia: Emma Dante

Maestro del coro: Roberto Gabbiani

Scene: Carmine Maringola

Costumi: Vanessa Sannino

Movimenti coreografici: Manuela Lo Sicco

Luci: Cristian Zucaro