Una veduta su Canaletto

Luogo: Palazzo Braschi

Durata della visita: 1h30m

Periodo: dal 11 Aprile al 19 Agosto 2018

prorogata fino al 23 settembre 2018

Costo biglietto**: 11€ intero; 9€ ridotto

Il Settecento è il secolo dei lumi, l’età della ragione. Voltaire, Montesquieu, Newton e le scoperte scientifiche, Diderot e D’Alembert con l’Enciclopedia e la diffusione del sapere, il “sapere audere” kantiano…

Con il suo modus pingendi improntato su criteri di scientifica oggettività, avvalendosi della camera oscura, Canaletto è figlio di questo clima culturale.  

La mostra monografica di Palazzo Braschi, la più grande mai organizzata in Italia, ripercorre in maniera fedele il percorso biografico ed artistico del pittore veneziano: dagli esordi nella Venezia di inizio secolo al viaggio a Roma, dalle prime vedute agli anni dello splendore e della fama, fino al viaggio inglese e alla consacrazione a livello internazionale.

Siamo a Venezia allo scadere del Seicento. Nella laguna c’è un fervore di patrizi, gondolieri, mercanti e visitatori stranieri, un formicolio che si addensa nelle piazze e nelle calli: assistono a spettacoli allestiti in Piazzetta o si riversano nei numerosi teatri della città. Il teatro è il loro passatempo preferito, e proprio qui prende il via la riforma che modificherà radicalmente questa espressione artistica, ad opera di Carlo Goldoni. In questo contesto cresce Antonio Canal, detto il Canaletto, che muove i primi passi lavorando insieme al padre e al fratello alle scenografie degli spettacoli teatrali.

Tra il 1718 e il 1720 il giovanissimo pittore si trasferisce con la famiglia a Roma, dove realizza le scenografie per due drammi teatrali.

Il viaggio nell’Urbe è fondamentale per Canaletto; qui, oltre ad ammirare e a disegnare le antichità, entra in contatto con il pittore olandese Gaspar van Wittel, considerato il padre del vedutismo, e con Giovanni Paolo Pannini, noto per le sue originali vedute di Roma.

Inizia così a dipingere i capricci archeologici, vedute fantastiche della città, dove unisce in maniera fantasiosa architetture reali e di invenzione. In una stessa scena possiamo infatti trovare edifici rinascimentali affiancati da ruderi antichi avvolti dalla vegetazione, e ancora obelischi, colonne antiche, statue… un divertissement fra il visionario e il pittoresco che affascina ancora oggi!

Tornato nella Serenissima Canaletto inizia a dipingere le sue prime vedute in maniera molto spontanea, ancora libero dall'utilizzo della camera ottica, l'antesignano della macchina fotografica . Affascinato da Piazza san Marco, la ritrae numerose volte, insieme al Canal Grande e al ponte di Rialto. Dopo alcuni anni di sperimentazioni giovanili realizza i suoi primi capolavori da vedutista, e in poco tempo raggiungerà una grande fama, togliendo la scena a Luca Carlevarijs, all’epoca il più noto pittore di vedute in città. Di questo periodo, tra gli anni trenta e quaranta, sono alcuni dei dipinti più belli, come la scena del Bucintoro di ritorno al Molo il giorno dell’Ascensione, presente in mostra nella versione del Museo Pushkin di Mosca. 

L’enorme nave a remi, riccamente decorata con ori e bassorilievi, entra in città capitanata dal doge, per celebrare la cerimonia dello sposalizio del mare. Un traffico di gondole infrange lo specchio d’acqua, e nel marasma generale sembra di udire le parole recitate dal doge: “Ti sposiamo, o mare nostro, in segno di vero e perpetuo dominio”. Sullo sfondo si staglia l’elegante palazzo ducale, tra il gotico e il rinascimentale, mentre si intravede appena l’imponente basilica di San Marco; edifici questi, che Canaletto dipingerà molto frequentemente, per i Grand-touristi che desideravano portarsi a casa delle splendide cartoline ante litteram. Fu proprio il Grand-tour, il viaggio che gli aristocratici europei compivano per completare la loro formazione, a conferire a Canaletto una enorme notorietà; e sarà Joseph Smith, colto banchiere e mercante d’arte inglese, ad aprirgli la strada per l’Inghilterra.

Qui Canaletto, che vi soggiorna dal 1746 al 1755, trascorre anni felici e prolifici, dipingendo il Tamigi a Londra e la campagna inglese. Delle voci però, messe in giro forse dai pittori locali invidiosi, dicevano che non si trattasse del vero pittore veneziano, ma di un impostore. Così Canaletto pone due annunci sul “Daily Advertiser” con l’invito a visitare lo studio per smentire le false voci.

Le vedute inglesi sono meno brulicanti di vita rispetto alle veneziane, ma altrettanto affascinanti; il cielo, che ha un colore diverso, spesso grigio e plumbeo, contrasta con le case basse in mattoni rossi, mentre qualche piccola imbarcazione percorre il largo Tamigi.

Talvolta però, il cielo inglese concede anche dei bei tramonti, come quello dipinto in“Representation of Chelsea College, Ranelagh House, and the River Thames”, dove il timido sole tinge di un rosa tenue le nuvole. Questa tela, dipinta nel 1751, venne successivamente tagliata in due parti, e dopo numerosi tentativi (susseguitisi dal 1996) è stata finalmente ricongiunta in mostra a Roma.

 

Tornato nella sua amata Venezia tra il 1756-1757, trascorrerà gli ultimi anni a dipingere e disegnare quella meravigliosa città sospesa sull’acqua, che le sue tele immortalano nel momento di massimo splendore, lontano dal degrado odierno. La sua carriera culminerà nel 1763, con l'ingresso nell'Accademia veneziana di pittura e scultura come "prospettico".

Per i 250 anni dalla scomparsa (1768), la mostra di Palazzo Braschi rende un buon omaggio al grande pittore; il merito dell'esposizione è sicuramente quello di essere fruibile da tutti, chiara e immediata, con un'accurata scelta di quadri (42) ed un attento apparato divulgativo. Una mostra da vedere, per ri-scoprire un protagonista assoluto della pittura del Settecento.