"The book of Henry": Colin Trevorrow torna all'indie dopo il blockbuster "Jurassic World"

Regista: Colin Trevorrow

Anno: 2017

Durata: 105m

Genere: Drammatico, Thriller

Colin Trevorrow esordisce alla regia nel 2012 con “Safety Not Guaranteed”, un piccolo film indipendente che riscosse un notevole successo nell’ambito del Sundance Film Festival. La nuova visibilità acquisita gli consentirà di avvicinarsi alle grandi dinamiche di Hollywood e, in particolare, al progetto “Jurassic World”, uno dei maggiori incassi nella storia del cinema.

The book of Henry”, il suo ultimo film, adotta nuovamente un basso budget e si presenta come un lavoro personale, oltreché una cesura antecedente il ritorno ad una produzione ambiziosa come “Star Wars: Episodio IX”. Da alcune notizie recenti, tuttavia, è stato reso noto l’allontanamento di Trevorrow dall’ultimo film della saga, dovuto prevalentemente a delle divergenze creative e in parte alla totale stroncatura critica di “The book of Henry”, in uscita nelle sale da giovedi 23 novembre. Le ragioni che hanno portato la critica statunitense ad un attacco tanto accanito, risiedono nella natura estremamente ibrida del film, che alterna in maniera improvvisa diversi generi cinematografici e ritmi narrativi.

Henry (Jaeden Lieberher) è un bambino prodigio, capace di costruire marchingegni elaborati, tenere la contabilità di casa e investire in azioni. Egli non si trova particolarmente a proprio agio con i suoi coetanei, perciò trascorre gran parte del suo tempo in un fortino in compagnia di libri e Walky Talky, come i classici ragazzini emarginati dei film anni ’80; differentemente dallo stereotipo del nerdy guy, però, non ha problemi con i bulli e tutti riconoscono la sua intelligenza fuori dal comune, a partire dalla madre Susan (Naomi Watts) e dal fratellino Peter (Jacob Treblay), che nutrono per lui una stima che rasenta la venerazione.

La prima parte della vicenda si sofferma sui tre protagonisti riuscendo a descrivere l’affetto che li lega con efficacia e fluidità: i dialoghi curati e la buona caratterizzazione dei personaggi svolgono un ruolo decisivo nella fruizione di elementi che, anche se già visti, rendono comunque il racconto piacevole e interessante.

Il film svolta bruscamente verso il thriller quando a Henry viene diagnosticato un tumore al cervello, che lo spinge a scrivere un libro di indicazioni per salvare la vicina di casa (per la quale ha una cotta) dagli abusi del patrigno. Il regista chiarifica fin dalle prime scene quest'indole solidale del ragazzo, che individua nella cura dei rapporti interpersonali e nella generosità verso il prossimo la ragion d’essere dell’uomo. Quella che poteva essere un’evoluzione lineare degli ideali del protagonista, degenera ben presto nel grottesco e nell’assurdo: se infatti la straordinarietà del bambino fenomeno poteva funzionare con i toni della prima parte del film, una volta subentrato il dramma i suoi piani eccessivamente lucidi e gli intrecci da action/thriller risultano a tratti forzati.

Trevorrow mette in scena una realtà solida per poi dedicarsi ad un percorso esclusivamente concettuale e poco credibile; alterna scene in cui il dramma è smorzato da buoni tempi comici ad altre estremamente smielate; mostra una spiccata gestione del ritmo (come in una delle ultime sequenze, in cui in montaggio alternato viene mostrata una recita scolastica e le imprese di Susan), ma anche sezioni più macchinose. “The book of Henry” è, dunque, un’opera difficile da giudicare, in cui le scelte registiche non sono mai amalgamate e in cui una sequenza notevole è seguita da una che non convince: le critiche distruttive che lo hanno travolto, anche se trascurano alcuni elementi positivi, sono delle risposte comprensibili ad un’opera profondamente imperfetta, che genera delle perplessità.

A mio parere la bravura dei due giovani protagonisti (ricordiamo Jacob Treblay per “Room” e Jeaden Lieberher per il recente “It”) e, più in generale, le dinamiche del nucleo familiare indorano una pillola che poteva essere facilmente molto più amara: il film, anche se rivestito di retorica, non si rivela pretenzioso e l’andamento altalenante (spesso incomprensibile) della narrazione, lungi dall’essere esclusivamente sgradevole, di certo non ha permesso di annoiarmi.

Gradimento Autore: 5.6/10 (Interpretazione: 7/10; Regia: 5/10; Scenografia: 5/10)

Gradimento Amletico*: 4.7/10

Attori principali: Jaeden Lieberher (Henry Carpenter); Naomi Watts (Susan Carpenter); Jacob Treblay (Peter Carpenter)

Paese: USA

Produzione: Double Nickel Entertainment; Sidney Kimmel Entertainment

*Media tra gradimento del pubblico, critica e autore

ALTRE RECENSIONI:

Imdb: 6,5/10

Rotten Tomatoes: 21/100

MyMovies: 2/5