LA STORIA DI IVO - Agorà - Parte quarta

Ivo è cresciuto e, in un giorno di sole e di insperata assenza dalla scuola, scopre la Politica. All’inizio è come un gioco, una festa, ma poi, vedremo, le cose cambiano.


“Morte ai fasci!” Questo il drastico inizio del dipanarsi della cultura politica dell’appena sedicenne Ivo. Un inizio bugiardo per uno che non avrebbe fatto del male a una mosca e non conosceva neanche un solo fascista eventualmente da uccidere e, se avesse voluto dare concreto seguito a quel suo truculento annuncio, non avrebbe quindi saputo a chi rivolgersi. Ma questo si doveva gridare e questo si gridava se al di fuori di ogni equivoco si voleva dichiarare il proprio credo mentre si sfilava per le strade del centro in una bella giornata di sole in cui la Politica aveva generosamente consentito di evitare una noiosa giornata a scuola.

Ivo non sapeva molto bene, anzi non sapeva affatto, cosa fosse stato il fascismo nel corso del Novecento. Forse, se lo avesse saputo, qualche motivo di risentimento nei confronti di Hitler, Mussolini, Franco e di molti dei loro epigoni lo avrebbe giustamente avuto e, senza esagerare, avrebbe anche potuto aggiungere qualcosa di più sostanziale alla sua invettiva. Però non lo sapeva, quando per saperlo sarebbe bastato lasciare per un attimo da parte il suoi amici Sandokan e Tremal Naik e dare una rapida occhiata a una delle tante pubblicazioni che a buon mercato e in poche pagine riassumono i grandi eventi della Storia.

Ma Ivo aveva sedici anni e così, una volta tornato a casa dopo la conclusione del corteo, si dimenticò subito di avere augurato a qualcuno di fare una brutta fine e chiamò al telefono la compagna che insieme a lui si era sgolata inveendo contro i nemici della classe operaia.

La ragazza era molto carina e tra uno slogan e l’altro gli aveva scritto sul bordo di un libro il proprio numero di telefono con l’intesa di rivedersi per un pomeriggio al cinema e comunque in occasione dell’assemblea in cui si sarebbe dovuto approfondire quel “morte ai fasci!” che da solo sarebbe servito a poco non essendo ovviamente possibile dargli concretamente seguito.

Il passaggio dallo slogan al dibattito in assemblea non fu per Ivo una cosa da poco. C’era da capire chi mai fossero e cosa volessero Marx, Lenin, Trotsky, Mao Zedong e tanti altri come loro. C’era da rimboccarsi le maniche, prendere in mano dei libri, non tutti facili, e studiarli a fondo, l’unico modo per mettere a tacere i fasci senza arrivare alla drastica decisione di mandarli nell’aldilà. Ed essendo un ragazzo serio, Ivo si procurò quei libri e si mise a studiarli con grande impegno. Con la conseguenza assolutamente prevedibile che l’idea di scendere in piazza e cercare un fascista da mandare a morte gli passò dalla mente, se non altro perché ciò gli avrebbe fatto sottrarre del tempo prezioso al suo darsi da fare per capire quale fosse la via per cambiare il mondo rendendolo come era giusto che fosse. Per fare veramente Politica, insomma.

Questo fu solo l’inizio, perché con il passare del tempo anche la Politica non gli bastò più. Troppo fredda, rigida, astratta, unidirezionale. Eccessivi e complicati i meccanismi e i rituali che la presidiavano. Ci voleva qualcosa di più vivo, di più vicino alla carnosità del vivere, a tutto ciò che dalle persone proveniva e alle persone tornava. 

Smise così di frequentare le assemblee dove andare a cercare conferme o smentite delle proprie idee e decise di fare tutto da solo, di ripercorrere a ritroso la strada che la Politica aveva seguito fino dai suoi primi vagiti per decifrarne autonomamente il senso più vero.

Decise di risalire la corrente andando più su della Politica per capire quale fosse il vero problema che questa si poneva e quale la vera soluzione che attraverso questa si poteva ottenere. E ciò gli spalancò davanti una prateria sterminata in cui si avventurò incontrando l’Antropologia, la Psicologia, la Sociologia, la Religione, tutti moduli di una complessa ma coerente costruzione che lo conduceva per vie diverse verso una più convincente interpretazione della Storia.

Il punto di arrivo di questo accidentato percorso fu come una nuova nascita. Arricchita dell’apporto di tanti affluenti che ne ampliavano a dismisura la portata, la Politica appariva ora ai suoi occhi come un fiume in piena che travolgeva gli argini occupando l’intero spazio in cui si muoveva la sua fragile caravella da orientare verso una meta che lui ancora ignorava.

Voleva capire, sviscerare ripartendo sempre da zero al di fuori di ogni definitiva certezza, in piena libertà e con totale umiltà. Ciò che Ivo praticava non era più la Politica ma qualcosa che atteneva alla privatissima sfera della sua sensibilità. Accanto a Karl Marx dialogavano intorno allo stesso tavolo Homo sapiens, Freud, Einstein. il Buddha e il Cristo e una pletora di loro volenterosi gregari ognuno con il proprio bagaglio di dubbi e di provvisorie verità.

Le loro molte voci lo spingevano lontano da una singola rotta. Questo il motivo per cui aveva abbandonato il timone della sua navicella lasciando che questa assecondasse il flusso delle correnti e i movimenti delle onde. La sua Agorà dove pensava di trovare le risposte che avrebbero dovuto concludere ogni discorso era diventato un immenso spazio senza confini in cui soltanto un non deterministico moto degli eventi dava contenuto e senso alla realtà.

EmmebiComment