Kobane Calling on stage: il teatro chiama Zerocalcare

 

Gli attori scappano dal palcoscenico, salgono sulla galleria del Teatro Vittoria e si affacciano dalla balconata. Non sono più a Roma, ma su uno dei tetti della città siriana di Kobane, simbolo della resistenza curda contro l'Isis. "Questo luogo deve restare così per testimoniare con le sue macerie quanto è avvenuto", grida Alessandro Marmorini nel ruolo di uno dei combattenti delle Unità di protezione del popolo curdo (Ypg). I miliziani sono riusciti a scacciare via i terroristi, ma il prezzo pagato è alto. "Quando tira vento", prosegue il soldato, "si sente ancora l’odore della morte". Sta parlando con Zerocalcare, interpretato da Lorenzo Parrotto. Tra il 2014 e il 2015, il fumettista romano è stato in Siria insieme a tre suoi amici per portare aiuti umanitari alla popolazione curda. Viaggi divenuti poi una graphic novel, ora trasformata in uno spettacolo di grande attualità.

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Il 9 ottobre 2019 scorso la situazione è infatti tornata a essere incandescente. La Turchia ha dato il via a un’intensa operazione di guerra nel nord-est della Siria contro le forze curdo-siriane dello Ypg e il Pkk. Il governo di Erdogan punta a occupare una zona cuscinetto, la regione del Rojava, dove riportare due milioni di profughi siriani fuggiti dal loro Paese. Attacchi armati, bombe e raid aerei sono all'ordine del giorno. Ma i combattenti curdi resistono, continuando a promuovere un modello di autogoverno basato sull’uguaglianza, loro che appartengono al gruppo etnico più grande al mondo ancora privo di nazione.

E le storie di chi lotta per la propria terra? Zerocalcare le ha disegnate e racchiuse in Kobane Calling, un libro in cui la matita del fumettista si unisce alla penna del reporter. Tra i diversi racconti, il più rappresentativo è quello di Ezel, una ragazza che prima di dormire si copre la testa con la maglietta per non sentire i rumori della guerra. Quella donna – così come le altre persone presenti nella graphic novel – il regista Nicola Zavagli le ha portate sul palco. Il loro dramma ora rivive con Kobane Calling on stage, uno spettacolo che dà forma e corpo a immagini di un testo da 120mila copie vendute. In cui le tavole bianche e nere dell'artista di Rebibbia scorrono sullo sfondo mentre gli attori recitano, aggiungendo profondità e tensione alla scena. Il vero contrasto non è dato però dai colori, ma dalla contrapposizione tra la spigolosa fermezza della lingua curda e la rotonda ironia del dialetto romano.

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Ne parlavamo di recente con Lorenzo Parrotto: il vernacolo romano ha il potere di sdrammatizzare, di rendere meno amara la vita, anche nelle occasioni più difficili. E l'attore romano rende fedelmente questo aspetto, come meglio non si poteva chiedere. Un'identificazione pressoché totale con Zerocalcare, quasi che non si possa più leggere il fumetto senza pensare all’interprete. Ma Parrotto non è l'unico che riesce in questa mimesi, lo sono anche i suoi compagni di viaggio. Questo il tratto che li unisce e rende la rappresentazione un vero e proprio disegno d'artista, come le tavole di Zerocalcare.

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Dei suoi personaggi non manca nessuno, ci sono tutti. Anche il "Mammut" e "George Pig", animali della coscienza di Michele Rech che dicono ciò che l’autore pensa ma non può dire. "Ma tu davero vuoi vive a Kobane?", domanda in modo retorico Francesco Giordano a Calcare, tenendo sopra la testa una maschera a forma dell'animale oramai estinto. E poi sbotta: "Ma non me pija per culo". Ecco, non vi stiamo prendendo in giro neanche noi. Kobane Calling on stage è uno spettacolo che unisce impegno politico, arte grafica e talento di giovani attori. Prima era Londra a chiamare con i The Clash e la loro London Calling, ora è Kobane. Finora dal pubblico c'è stato un grande seguito. E voi siete pronti a rispondere?