Parioli, lo sceicco e le 1000 scatole di cioccolatini Gay Odin
Dentro i cioccolatini si può trovare crema fondente, liquore inebriante e pezzetti di croccante. Ma in quelli del negozio Gay Odin a Roma si può gustare anche una storia dal sapore d’Oriente.
Siamo ai Parioli, quartiere d’affari, di notai e di studi legali. Ma soprattutto d’ambasciate. Un giorno, al punto vendita in via Antonio Stoppani 9 entra un cliente inaspettato. “Era una persona di fiducia dello sceicco del Kuwait, insieme a lui c’era n’omo con tutt stelle sul petto”. A ricordare è Alberto (ndf). Di clienti importanti ne ha visti tanti, ma non dimentica quell’episodio. “L’emissario ha puntato il dito dritt sulla scatola in alto, la più costosa”. Quella in radica, con disegnato sopra il Golfo di Napoli. Solo una vale 100 euro. “Ne voglio 1000”, dice ad Alberto, che rimane stupito. “Wa, 1000 ora non ne abbiamo propr in negozio”. E lui: “Non è un problema mio. Ne ho bisogno entro 3 giorni”.
Ma quali cioccolatini inserire? Alberto glieli fa provare tutti. L’emissario tiene occupato il negozio per più di due ore, fuori si forma una fila lunga tutta la via. Dopo averli assaggiati, però, rimane con un dubbio. Tartufo o foresta? “Ha scelto il secondo perché era chill che j’era piaciuto allo sceicc”. Si tratta di un cioccolatino unico nel suo genere, che ricorda la corteccia di un albero. Come viene fatto? Dalle mani di un artigiano, che dà un andamento ondulatorio al sottile strato di cioccolato passato attraverso tre rulli. Una specialità unica. E tutto realizzato nella fabbrica di Napoli. È qui che l’azienda aprì nel 1922, anche se le origini affondano più a Nord: esattamente in Piemonte.
“Isidoro Odin lavorava ad Alba – racconta Alberto –, dove c’è una grande tradizione di mastri cioccolatieri”. A fine Ottocento, però, decide di tentare la fortuna a Napoli. “Era na città ricc allora, la capitale del Regno delle Due Sicilie”. Qui inizia a girare per le vie con un carretto e a vendere cioccolatini. “I primi furono i bon bon. Metteva il seme di cacao al centro, poi il cioccolato, e infine ricopriva tutt con le praline bianche”. Lavora intanto a una piccola cioccolateria in piazza del Plebiscito: quella di Francesco Gay. “Non aveva però vita facile: per farlo rigare dritt il padrone usava la mazza ferrata!”. Così decide di mettersi in proprio con la figlia Onorina (“anche se era bruttina – svela Alberto –, a lui piaceva di più la sorella”). La sposa e apre la fabbrica: la Gay-Odin.
Cento anni dopo la fondazione arriva la richiesta più assurda: quella dello sceicco. Serve un lavoro straordinario per riempiere mille scatole, circa 10mila cioccolatini foresta. Così Alberto prende il telefono e chiama il proprietario per chiedere conferma. “Quanto si guadagna in tutto? – risponde il titolare – 10mila euro solo le scatole? Facimm’ampress allor!”.
A confezionarle è un artigiano vicino alla fabbrica. Ma per realizzarne così tante ha bisogno d’aiuto. Mette a lavorare moglie e figli. Non dorme per due notti. Uno sforzo enorme. Alla fine, però, il risultato è raggiunto. Il camion pieno di scatole di cioccolatini parte per Roma e si ferma davanti all’ambasciata del Kuwait, in via Archimede 124, per poi prendere il volo privato con destinazione Arabia. “L’emissario è rimasto molto contento – prosegue Alberto –. E non ti dico che mancia mi ha lasciato!”. Un rapporto che continua ancora, nato tutto per un cioccolatino. “Lo sceicco mi chiama tutti gli anni per ringraziarmi. Se me l’avessero detto qualche anno fa, non ci avrei creduto. È incredibile!”.
Ora l’azienda, dopo che negli anni Sessanta i Gay-Odin avevano venduto ai Castaldi-Maglietta, è in mano a Marisa del Vecchio, moglie di Giuseppe Maglietta. “La signora abita qui di fronte, al terzo piano – prosegue Alberto –. Ogni tanto passa e si prende un cioccolatino”. Come l’africanella: glassa dura fuori e mousse fondente dentro. Perché questo nome? “È chiamato così per la forma di capezzolo turgido tipica delle donne africane”. Poi ci sono gli “albanesi”, nominati così perché nati da una fabbrica in Albania. Sono cioccolatini al cacao con ciliegia, fondant e alcool. Se si entra in negozio, si rimane inebriati dal loro odore e rapiti dal loro sapore. Un’esplosione di profumi che ha rapito anche uno sceicco.