Dialoghi a Sutri: incontri anacronistici nella terra del tufo

57299389_2347758311949712_7399841141878685696_o.jpg

Sutri: comune in provincia di Viterbo di appena seimila anime, a poco più di 30 chilometri dalla Capitale. Terra di tagliate nel tufo, di noccioleti e castelli da film, di ipogei e fascinazioni etrusche... 
Cinque lettere che diranno poco ai più; forse quelli che erano più attenti durante le lezioni di storia ricorderanno la famosa Donazione di Sutri, quando il re dei longobardi Liutprando, nel 728, donò al pontefice Gregorio II alcuni feudi, formando di fatto il primo possedimento terriero dello Stato Pontificio al di fuori di Roma. 
Negli ultimi giorni questo piccolo borgo è tornato alla ribalta grazie ad una trovata del suo sindaco, niente meno che il chiacchieratissimo Vittorio Sgarbi. 
Il noto critico d'arte ha deciso di organizzare una mostra – Dialoghi a Sutri – nell'antico palazzo del vescovo Doebbing, sede episcopale fino al 1986. Il critico ferrarese ha riunito nel vetusto palazzo tufaceo artisti dal grande richiamo, come Tiziano e Guttuso, accompagnati da nomi meno noti come Rosai e Lamagna, in un percorso che, seppur privo di un vero e proprio fil rouge che leghi il percorso espositivo, affascina per l'indiscusso valore di alcuni pezzi esposti. Sorprende la grande pala di Scipione Pulzone proveniente da Ronciglione, dove la qualità pittorica delle vesti è talmente alta da far invidia ai migliori pittori fiamminghi, posta in un dialogo curioso con alcuni brani di natura morta del grande pittore siciliano Renato Guttuso. Incuriosiscono e a tratti sconcertano le sculture di Ernesto Lamagna, sensibile manipolatore della materia, dal ferro alla cera.  Affascinante la considerevole serie di autoritratti di Fausto Pirandello, abile pittore del Novecento e figlio del grande scrittore, dove ci si specchia nelle molteplici identità pirandelliane disegnate e dipinte su carta dal sapore vagamente freudiano (Lucian Freud, non Sigmund).

Di grande attrazione anche i lavori del celeberrimo pittore irlandese Francis Bacon, inquietanti volti trasfigurati, clerici urlanti in cui lo strazio è stemperato solo dai colori pop dei pastelli e degli oli.

Chiude la rassegna la serie di fotografie di Carlos Solito “A chent’annos”, una retrospettiva sugli anziani ultracentenari sardi, dove i loro volti scavati e segnati dal tempo si mimetizzano col paesaggio nuragico della Sardegna.

Appare forzato trovare un nesso fra le varie opere esposte, cercare delle analogie tematiche o stilistiche. “L’arte è sempre contemporanea”, sostiene da illo tempore Vittorio Sgarbi, e ciò basterebbe secondo lui a legittimare i dialoghi fra i vari autori presenti. La mostra è senza dubbio figlia di questo tempo, tutta giocata sulle suggestioni e sugli accostamenti anacronistici che piacciono molto perché ritenuti evocativi (un po' come l’allestimento “Time is Out of Joint” della Galleria d’Arte Moderna di Roma per intenderci).

A giudicare dalla risposta del pubblico, ben venga l’anacronismo e la suggestione, verrebbe da dire. Il notevole merito è di portare in un piccolo centro come Sutri grandi nomi di artisti, calamitando i visitatori non solo dalle zone limitrofe, ma da buona parte del centro Italia.

Non esitate dunque a prendere la Cassia o la Braccianese, ed inoltratevi alla scoperta della Tuscia e del territorio sutrino, per dialogare con grandi artisti e con un territorio ricco di storia e tradizioni (anche gastronomiche!).