"Your ruins are my flag", l'inconfondibile profumo di Aleppo

Luogo: Fondazione Giuliani

Durata della visita: 30-45'

Periodo: dal 13 Ottobre 2017 al 16 Dicembre 2017

Costo biglietto: gratuito

In questa personale dedicata a Mircea Cantor, viene presentata per la prima volta in Italia una serie di opere inedite realizzate negli ultimi due anni. L’ambiente di Your ruins are my flag è permeato dall'inconfondibile profumo di alloro mediorientale, caratteristico del sapone di Aleppo. Sapone, oltretutto, molto pregiato, per essere manifatturato artigianalmente a partire da una ricetta antica. Paradossalmente, la sottile consistenza del sapone diventa massiccia nelle mani dell’artista, che dà forma a grandi colonne come Vertical Aleppo, alta quasi 4 metri. Mattoni e calcinacci completano il distopico avvenire di Cantor, per una città e un Paese in rovina.

In quel luogo nel quale l’aria non profuma più e quelle colonne che rimangono sostenendosi chissà come, laddove scaturiscono le riflessioni su ciò che si perde o su ciò che si trasforma, prende vita una fantomatica sensazione di distruzione. Sta lì, davanti ai nostri occhi, ma non si fa vedere. La puoi odorare, ma non toccare. Porta con sé le contraddizioni da cui partono le irruzioni ideologiche in grado di distruggere colonne tra le più belle dell’arte antica.

Le provocazioni che contraddistinguono la serie "Aleppo" proseguono quando Cantor mette insieme materiali e mescola elementi che invitano lo spettatore a sfidare l’ovvio. Legno, video, acqua e pompa, ad esempio, danno vita a Fontana delle Mani, uno schermo ipnotico in cui vengono esibite immagini acquisite con differenti tipi di riprese, come quella termografica. L’acqua che scende dal rubinetto direttamente sullo schermo crea un ironico effetto di refrigerio, mentre il rumore ricorda che, nella teoria, acqua e video appartengono a reami diversi; oppure no.

Ciò succede anche in Disrupted Air (still life), opera in cui spatifilli e giornali convivono in apparente armonia. Un vero tappeto di vita verde in perfetto contrasto con le mura bianche della galleria, che viene colorata soltanto nella stanza che ospita le opere Diagonal Aleppo. La cura e precisione con cui ogni installazione è allestita dialoga in modo irresistibile con il lavoro di Cantor, anche quando lui cambia radicalmente dal sapone all’acciaio, come in Give More Sky to the Flags. La mostra si conclude con l’opera The World Belongs to Those Who Set It On Fire, un’accezione del globo realizzata tramite l’applicazione del fumo di candela che pare ovvia su carta. E dove c’è fumo, c'è fuoco: l’opera di Cantor lascia terra bruciata.

Gradimento Autore: 10/10