Sanremo 2020, show Anastasio-Pavone. Di Achille Lauro brilla solo la tutina

Dopo la consueta valanga di polemiche da un mese a questa parte, è cominciato ufficialmente il festival di Sanremo. Tra la paura di Amadeus di fare altre gaffe sessiste, l’imbarazzo dei discorsi “impegnati” di Diletta Leotta, le risate con Fiorello travestito da Don Matteo e la forza del discorso anti violenza sulle donne di Rula Jebreal, ieri hanno gareggiato i primi 12 big in gara e i primi 4 giovani. Queste le pagelle:

BIG

Achille Lauro – “Me ne frego”

  • VOTO: 4

Entra come un barone nero dorato. Inizia il pezzo: ritmo anni ’80, manifesto di ribellione fin dal titolo. Poi si spoglia del mantello e con quella tutina attillata è un misto tra Renato Zero e David Bowie. La sua, però, è una canzone modesta, troppo simile alla “Rolls Royce” dello scorso anno. Un pezzo che è destinato a dividere e a qualcuno forse piacerà anche molto. Eppure è innegabile che Achille si sia “poppizzato” e il gioco a rompere il sistema, forse, è diventato un sistema che si prende gioco di lui. Come nell’episodio “15 milioni di celebrità” della serie inglese Black Mirror.
Tanto rumore per nulla

Bugo e Morgan – “Sincero”

  • VOTO: 6

I due cantautori più folli del parterre dei 24 big in gara si presentano vestiti da domatori di leoni. Ma si potrebbe dire che sono due “domatori di verità”. Il loro testo surreale, più che di sincerità, parla dell’ipocrisia di questo mondo. “Odia qualcuno per stare un po’ meglio e un figlio di puttana chiamalo fratello… volevo fare il cantante di canzoni inglesi, essere alcolizzato, spaccare i camerini e invece batto il cinque come uno scemo”. Interessante, ma la loro voce non brilla e l’intenzione non segue la forza delle parole. Peccato, potevano davvero “spaccare”

Diodato – “Fai rumore”

  • VOTO: 5

Il cantautore romano arrivato oramai al suo terzo festival si presenta come un novello Neo di Matrix, con un lungo cappotto e una camicia neri. La canzone è introspettiva e tenta di viaggiare in modo poetico tra le pieghe di un rapporto d’amore indissolubile. Lui tiene le note più alte senza alcuna difficoltà, ma non emerge.
Poteva fare meglio

Anastasio – “Rosso di rabbia”

  • VOTO: 8

Obiettivamente la canzone migliore della serata, tra questi primi 12 artisti. Il testo, complesso, è l’esegesi del “Sabotatore”, un personaggio che “da un anno ossessiona” il rapper/cantautore – testuali parole sue. E’ un giovane disilluso, anzi disinnescato, che prova a far esplodere la sua rabbia, rossa, dura, potente, ma finisce per sabotarsi da solo e sprecare la sua indignazione. Simile al terrorista che fallisce l’attentato e rimane esposto al “pubblico ludibrio”, il “Sabotatore” si espone a chi “prosciuga le canzoni della loro magia”. Ritmo incalzante, ritornello che entra in testa. Rappresenta un’intera generazione derubata del proprio futuro e strumentalizzata.
Possibile vincitore

Elodie – “Andromeda”

  • VOTO: 2

L’ex cantante di Amici, alla sua seconda prova a Sanremo, appare sottotono. “Andromeda” l’ha scritta Mahmood, il vincitore dello scorso anno, ed è palesemente una canzone tarata per lui. Pop, ritmica, funzionerebbe con la sua voce nasale, mentre Elodie fatica a stargli dietro. Il testo, sull’amore (ma dai!), è terribilmente sciatto.
Tutto sbagliato (a parte l’abito)

Irene Grandi – “Finalmente io”

  • VOTO: 6 e mezzo

Che Irene sia oramai una stella sulla via della decadenza è cosa nota. Ma questo “Finalmente io” è un pezzo interessante, cantato col cuore e con un’ottima voce. E’ il manifesto di una donna matura, viva e “cazzuta” (se si può dire, senza essere accusati di sessismo come Amadeus), che ha sofferto e che rivendica la sua autonomia. Ad un certo punto si lascia andare anche a vene erotiche (“Se vuoi fare sesso, facciamolo adesso” dice senza giri di parole).
Sincera, sfrontata, vera

Marco Masini – “Il confronto”

  • VOTO: 3

Un uomo contraddittorio, che ha sbagliato, canta sé stesso e la vita dura. Marco Masini ci riprova, con il suo impegno e la sua storia. Ma stavolta la sua voce è distorta. Non azzecca diverse note e non riesce ad emozionare con parole che appaiono distanti. “Un po’ ti odio, un po’ ti amo” canta. Scusaci Marco, ma stasera ti “odiamo” un pochino (musicalmente parlando, ovviamente).
Deludente

Rita Pavone – “Niente (Resilienza 74)”

  • VOTO: 7

Gliene avevano dette di tutti i colori prima di questa performance. Si era detto che era troppo anziana, che musicalmente era finita. Invece a 74 anni sale sul palco e abbatte tutte le critiche. Il pezzo è pura grinta rock. “Non mi hai piegato, non mi hai spezzato” grida, mettendoci l’anima. Si muove come Vasco Rossi e non sbaglia una nota. Quello che canta è un messaggio chiaro: sono ancora qua, piena di forza e pronta a sorprendere. Alla fine, quasi indemoniata, si lascia andare ginocchia a terra e si prende la standing ovation dell’Ariston. A Roma si direbbe “je l’ammolla”.
Coraggiosa

Le Vibrazioni – “Dov’è”

  • VOTO: 3 e mezzo

“Dov’è la gioia, dov’è quel giorno che non sprecherai?”. Il giorno del Festival, forse, le Vibrazioni lo hanno sprecato. Dov’è è una ricerca costante di realizzazione, in tutti i sensi. Il problema è che loro sono sempre gli stessi e invece di rassicurare annoiano, parecchio.
Pesanti

Riki – “Lo sappiamo entrambi” 

  • VOTO: 1

Il belloccio dei big di quest’anno canta una canzone il cui pubblico, femminile, non può superare tassativamente i 14 anni. Se avesse gareggiato a Sanremo Young, forse avrebbe vinto. Qui, con la sua canzonetta d’amore ai tempi di whatsapp, lascia interdetti. “Io fisso il vuoto che è a pezzi”, canta.
Caro Riki, ti stai guardando allo specchio

Alberto Urso – “Il Sole a Est”

  • VOTO: 0

Per tutta l’esibizione viene da chiederselo: è Bocelli travestito da giovane? Il vincitore dell’ultima edizione di Amici è la quota lirica di questo festival. Di voce ne ha tanta, ma il testo (su un ennesimo “amoricchio”) è così semplice da risultare a tratti imbarazzante. “Io ritornerò da te” canta sul finale. Speriamo di no.
Il peggio dello stereotipo canoro italiano

Raphael Gualazzi – “Carioca”

  • VOTO: 3

Ritmo latino, good vibes, innegabile talento strumentale. Ma questo pezzo d’amore è un balletto estivo destinato a durare quanto la parabola di Oscar Giannino in politica. Raphael Gualazzi è più di questo, eppure dopo “L’estate di John Wayne” sembra che si sia piegato al pop più spicciolo. Più che una delusione

Per questa prima serata vota la giuria demoscopica. I risultati, ovviamente, sono il contrario dei voti de L’Amletico.

Ecco la classifica provvisoria:

NUOVE PROPOSTE

Prima sfida:

1) Eugenio in Via di Gioia - “Tsunami”
VOTO: 5

Giovani, freschi, scanzonati. Cantano una canzonetta sui ragazzi d’oggi con la giusta leggerezza. Peccato che assomiglino a quattro imbianchini capitati per caso sul palco. Si muovono in maniera disinvolta e il ritornello è obiettivamente orecchiabile. L’originale (Lo Stato Sociale) è comunque meglio.
Divertenti

2) Tecla Insolia - “8 marzo”
VOTO: 6 e mezzo

La sedicenne vincitrice di Sanremo Young riflette sulla condizione delle donne dalla prospettiva di una giovane. Canto preciso e limpido, ma moderno come Pippo Baudo all’Ariston. E’ acerba e molto emozionata, però ricorda la prima Laura Pausini, che si presentò proprio al festival e trionfò con “La Solitudine”.
Tenera

Passa alle semifinali Tecla

Seconda sfida:

Fadi – “Due noi”
VOTO: 2

Sale sul palco con cappottino ocra e cappello nero. Ed è palesemente il sosia del famoso immigrato di Checco Zalone. La sua “Due noi” è una storia d’amore tra le vie di Bologna. Lui ci crede, ma stona più di una volta. “Noi due, felici per le strade di Bologna” canta. Ma sentendolo per le strade di Bologna immaginiamo solo un lungo supplizio.
Il voto, in realtà, è un omaggio alla canzone

Leo Gassmann – “Va bene così”
VOTO: 4 e mezzo

Il figlio d’arte di Alessandro Gassmann e nipote del grande Vittorio si presenta con un pezzo semplice, ma non banale, sull’errore, il crollare e il sapersi rialzare. Ha una voce potente, ma lo stesso stile troppo classico di Tecla. La lezione di X Factor, a cui ha partecipato nel 2018 senza eccellere, non lo ha cambiato.
Forse così non va poi così bene

Passa alle semifinali Leo Gassmann