Roma: il ritratto d'infanzia di Cuaròn

 
 
Regista: Alfonso Cuaron

Anno: 2018

Durata: 135m

Genere: Drammatico

Il titolo è senza dubbio fuorviante; la città capitolina non c’entra, e Fellini è solo una lontana eco…

Siamo a Città del Messico nel 1970, e Roma è un quartiere medioborghese dell’infinita città messicana. Cleo lavora qui come domestica tuttofare in una famiglia benestante. Le sue mansioni non finiscono mai, e vanno dalla pulizia della casa alla preparazione dei pasti, fino all’accudimento dei bambini con tanto di bacio della buonanotte. Vive in funzione loro, donandogli tutto l’affetto e le proprie energie.

 
 

Sullo sfondo l’instabilità politico-economica che attraversa il paese in quegli anni, che scorre parallela alla precarietà della famiglia. Il padre lascerà moglie e figli, così come Cleo verrà abbandonata dal ragazzo che l’ha messa incinta.

La nona pellicola di Cuaròn è un ritratto del Messico agli albori degli anni Settanta, una riflessione dal forte sapore autobiografico sul paese in cui il regista è cresciuto e si è formato. Ne emergono tutti i contrasti e le contraddizioni, le tensioni sociali e politiche, viste dagli occhi di Cleo e della famiglia, in un racconto intimo che commuove per intensità e bellezza. Straordinariamente denso il bianco e nero, quasi materico, che contribuisce ad acuire i contrasti, luminosi e sociali. Oltre che sulla regia, Cuaròn mette la firma anche sul montaggio e la direzione della fotografia, con piani sequenza e carrellate da vero artista ed immagini di straziante bellezza, come quella in cui Cleo entra in mare - pur non sapendo nuotare - per salvare i bambini.


D’altronde la maestria registica si nota fin dalla prima scena dei titoli di testa, in cui la macchina da presa indugia sul pavimento lavato da Cleo, mentre nel riflesso dell’acqua schiumosa si intravede un aereo, lo stesso che tornerà nei titoli di coda, alludendo forse a coloro che possono fuggire dalla crisi che attanaglia il paese. Un ritratto familiare intimo ed emozionante, privo di pietismi e patetismi, che è valso al regista il Leone d’Oro alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Dopo le sette statuette aggiudicatesi con Gravity (2013), Cuaròn, il primo messicano a vincere l’Oscar alla miglior regia, scrive un’altra pagina per il cinema del suo paese, dimostrandosi regista assolutamente camaleontico e versatile, in grado di passare da un film fantasy (Harry Potter e il prigioniero di Alcatraz), ad un film di fantascienza (Gravity), fino a questa pellicola dove omaggia, in maniera velata e secondaria, grandi cineasti come Fellini e Truffaut.

Il film , prodotto da Esperanto Filmoj e da Participant Media, verrà distribuito da Netflix, dopo essere stato per alcuni giorni nelle sale italiane grazie alla distribuzione della Cineteca di Bologna.

Gradimento Autore: 8.3/10 (Interpretazione: 8/10; Regia: 8.1/10; Fotografia: 8.5/10)

Gradimento Amletico*: 8.2/10

Attori principali: Yalitza Aparicio (Cleo); Marina de Tavira (Sofia); Daniela de Mesa (Sofi)

Paese: Messico-USA