Re Lear al Teatro Argentina: un re moderno intrappolato nel passato

In scena al: Teatro Argentina, dal 21 novembre al 12 dicembre

Orari: martedì e venerdì ore 21.00; mercoledì e sabato ore 19.00; giovedì e domenica ore 17.00; lunedì riposo; 12 dicembre ore 19.00 replica straordinaria - XVI Premio Europa per il Teatro

Durata: primo tempo un'ora e 50' intervallo 15' secondo tempo 55' Durata: primo tempo un'ora e 50'; intervallo 15'; secondo tempo 55'

Prezzi: da € 12 a € 40

Regia: Giorgio Barberio Corsetti

  • “In tale rilettura, la follia di Lear ed i camuffamenti di Kent ed Edgar appaiono più come capricci da bimbi irrequieti che come gravi drammi individuali.” (Pierluigi Pietricola, Il sipario)
  • “Siamo proiettati in un’unità scenica continua ed omogenea in cui ogni aspetto dell’allestimento si fonde e serve efficacemente lo svolgimento della trama.[…] Da non perdere” (Marzia Fabretti, Il Foyer)
  •  “Il linguaggio è moderno, sì, ma non aggiunge nulla al testo, anzi toglie, defraudando il codice shakespeariano della sua bellezza e della sua poeticità anche drammatica.” (Flaminio Boni, Un posto in prima fila a teatro)
  • “…bella traduzione di Cesare Garboli, e l’adattamento dello stesso Barberio Corsetti. Che è sempre molto bravo nelle evocazioni del suo linguaggio scenico, in cui immagini e visioni «parlano» quasi più (o prima) degli stessi personaggi.” (Gianfranco Capitta, Il manifesto)
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Le opere di Shakespeare sono talmente cariche di energia che finiscono per riflettersi su pubblico e critica, dando vita a regni di opinioni contrapposti, che lottano aspramente a colpi di parole per far prevalere le loro ragioni e dimostrare la loro autorità. Il conflitto nato sul palco si trasferisce quindi all’esterno, in uno spettacolo che fa discutere ed accende gli animi.
Ennio Fantastichini è un Re Lear lussurioso, tronfio di potere, che gozzoviglia insieme alla sua famiglia mentre viene ripreso con una telecamera da una delle sue entraîneuse, proiettando l’immagine di sé in uno schermo davanti al pubblico. Il palcoscenico della festa diventa così pellicola della sua esistenza, composta da crapule, eccessi e rapporti incestuosi. Nel suo elegante completo rosso damascato, la passione lo accende, lasciandosi trasportare dal fiume di piaceri della vita che gli resta.

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È stanco di governare il suo immenso regno, decide dunque di abdicare in favore delle sue tre figlie. La spartizione delle terre avverrà in proporzione all’eloquenza dell’elogio che ognuna di esse è chiamata a compiere. Goneril e Regan sono abili adulatrici, le loro parole riempiono subito d’orgoglio il padre e garantiscono loro ampie porzioni. Cordelia invece si rifiuta. Il suo affetto verso il padre è così viscerale che le rimane impossibile farne pubblica mostra. Non vuole che il suo sentimento venga messo alla berlina e inquinato dalla falsità serpeggiante nelle lingue delle sorelle. Di fronte a tale rifiuto, Lear rimane stupefatto: la figlia che più lui ama lo tradisce proprio nel momento in cui doveva dimostrare il suo affetto. La sua collera infuria e la sua invettiva si scaglia come un fulmine sulla povera fanciulla, costringendola all’esilio dal Regno e concedendola in sposa al Re di Francia.

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La falsità prevale perciò sui sentimenti più puri, che restano nascosti dietro le quinte; quell’essenzialità invisibile agli occhi è troppo poco appariscente per un padre pieno di hỳbris. Ma la sua albagia è destinata ad esaurirsi ben presto sotto la scure della sete di potere di Goneril e Regan, le quali, dopo averlo spogliato dei suoi averi, gli toglieranno pian piano anche i suoi riottosi cavalieri.
Il re diventa nudo e il serpente della collera lo stritola, portandolo al limite della pazzia. Nella notte tempestosa è il figlio rinnegato del Conte di Gloucester a metterlo in salvo.   

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Se in un regno vi sono tre sorelle e altrettanti sentimenti contrapposti verso un padre, in quello di Gloucester succede altrettanto tra Edgar (figlio legittimo) ed Edmund (figlio illegittimo). Quest'ultimo è machiavellico nel portare avanti il suo fine di salire al potere, ma per riuscirci deve prima sbarazzarsi del padre; tradisce pertanto il fratello, accusandolo falsamente di essere autore di una lettera in cui emerge la sua intenzione di voler uccidere il padre. Il figlio legittimo sarà costretto di conseguenza a fingersi uno dei matti del villaggio per scampare al linciaggio; ed è proprio nella foresta che incontrerà il re, conducendolo dalla figlia rinnegata.
Rinsavito e riprese le sue vesti, il padre tradito è pronto a dare battaglia alle figlie fedifraghe. Ma le croci che costellano la sua corona non sono altro che il cimitero della catastrofe che sta per scatenarsi.     

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“La prima domanda che mi sono fatto nell’affrontare questo testo è stata: ‘quando avviene Lear?’ Lear avviene adesso”. Giorgio Barberio Corsetti – alla sua terza opera di Shakespeare rappresentata dopo La dodicesima notte, 1994, La tempesta, 1999, e Macbeth al Teatro alla Scala – porta in scena una versione attuale di Re Lear. Un’opera d’arte contemporanea vivente, in cui sferzate di chitarra eseguite dal vivo da Luca Nostro squarciano la tela bianca sullo sfondo, permettendo ai personaggi di entrare ed uscire di scena come se fossero partoriti dalle malvagie sorelle; piattaforme-vagoni scorrono sui binari invisibili del palco, trasportando lo spettatore attraverso i diversi scenari dove ha luogo la messinscena; scale sottili e sbilenche sono il precario tessuto su cui si reggono i rapporti tra i parenti, diventando infine prigioni della loro follia.
Una scenografia in grado di modernizzare un’opera pur sempre ambientata nel passato, ancorché incentrata su temi eterni, da cui però non riesce a staccarsene completamente, rimanendo ancorata nella sceneggiatura. Nel contesto ricreato, usare termini quali re, cavalieri e duchi stride con il resto. Le battute dei personaggi finiscono quindi per sbiadire, accentuando il contrasto con i vivaci colori degli abiti indossati dagli attori.
Il coraggio di aver portato in scena una versione rivisitata si scontra con un adattamento che non aderisce alla messinscena: un Re Lear moderno che rimane intrappolato nel passato.

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“Un caciarone, un comicarolo, uno stronzacchione, uno che gioca con la propria fanciullezza sgretolata, un vecchio ma anche un fanciullo. Re Lear è davvero fantastico per un attore: sei esposto ai quattro venti, ma lavori sulle sfumature” (ha dichiarato Fantastichini ad Anna Bandettini sul Venerdì di Repubblica).
La tracotanza del Re Lear recitato dall’attore viterbese emerge con vigore, le sue parole risaltano tale aspetto e il suo aspro rimprovero verso la figlia disobbediente colpisce nel segno; manca tuttavia potenza vocale, soprattutto rispetto agli altri attori (come Michele di Mauro nei panni del Conte di Gloucester), in un’interpretazione che va spegnendosi. È la crudeltà, invece, che accende le due sorelle, il cui ruolo è rivestito da Sara Putignano e Francesca Ciocchetti. La bramosia di potere le innalza sui loro tacchi a spillo, riuscendo ad essere particolarmente efficaci nel mostrarsi perfide. Alice Giroldini, nei panni di Gordiana, non risalta invece come le altre due attrici, la sua prova assume la stessa tinta dal vestito che indossa durante l'opera, oscura e monotona.

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Mentre straordinari sono Francesco Villano (Edmund) e Gabriele Portoghese (Edgar): il primo diventa progressivamente sempre più spietato, con i suoi occhi iniettati di sangue, pronti a mietere vittime; il secondo quasi è irriconoscibile nel passare da figlio adorato a mendico deriso e, nel colloquio che intrattiene con il pubblico, rende ancor più sottile il confine tra realtà e finzione, tra lucidità e follia.

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Uno spettacolo con cui si è cercato di innovare e sperimentare, tentando di attualizzare al massimo l’opera, ma dove non si è riusciti a centrare a pieno l’obiettivo.
“Per cercare il meglio, si rischia di perdere di vista il bene”.

Gradimento Autore: 6/10 (Regia: 5/10; Sceneggiatura: 5/10; Interpretazione: 7.5/10; Scenografia: 7/10)

Interpreti: Ennio Fantastichini e Michele Di Mauro, Roberto Rustioni, Francesco Villano, Francesca Ciocchetti, Sara Putignano Alice Giroldini, Mariano Pirrello, Pierluigi Corallo, Gabriele Portoghese, Andrea Di Casa Antonio Bannò, Zoe Zolferino

Scene e costumi: Francesco Esposito

Luci: Gianluca Cappelletti

Musiche composte e eseguite dal vivo: Luca Nostro

Ideazione e realizzazione video: Igor Renzetti e Lorenzo Bruno

Assistente alla regia: Giacomo Bisordi