Quattro chiacchiere con Leonardo Crudi

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“Erroneamente viene chiamata street art, ma per me non lo è. La natura del poster è la strada e io li metto in strada, ma non per questo vuol dire che è street art…”

Cosa ci fanno Eisenstein, Vertov, Majakovskij e Lenin sui muri delle strade di Roma?

Qualcuno potrebbe pensare ad una trovata politica di qualche partito di sinistra (quella passatista e anacronistica). Niente di più lontano dalla realtà. Sono opera di Leonardo Crudi, giovane artista romano che ribadisce di non essere affatto una macchietta nostalgica.

Lo abbiamo incontrato nel suo studio, dove, fra vernici, pennelli, locandine di film e suoi disegni, ci ha parlato dei suoi lavori e della sua ricerca artistica.

Dalla prima esperienza come writer ha imparato molto: la divisione degli spazi e l’accostamento dei colori, ma soprattutto a conoscere la strada e le periferie di Roma.

“I graffiti per come li ho vissuti io parlano ad altri graffitari. Era una sorta di rincorsa al più famoso, o essere il più famoso, nella città di Roma, che è la più importante per i graffiti…”

Dai graffiti sui muri è passato poi alla carta, ispirandosi al cinema neorealista italiano. È proprio l’arte cinematografica una delle principali fonti d’ispirazione di Crudi, nonché uno dei soggetti più trattati. Interesse per il cinema che ha dato vita, nel 2017, ad un progetto incentrato sull’avanguardia artistica cinematografica italiana. Il suo obiettivo era quello di dipingere manifesti dei film per i quali non sono mai state realizzate locandine promozionali. In questo modo ha portato in luce film di nicchia, da Caligari a Carmelo Bene, risvegliando la curiosità dei passanti.

Tra graffiti, cinema, arte e letteratura, la chiacchierata con Leonardo Crudi è ricca di spunti e vi permetterà di conoscere uno degli artisti più interessanti del panorama contemporaneo.

"Io il panorama contemporaneo non lo capisco, non ti so dire..."