Lucio Leoni - "Il Lupo Cattivo": Parlare e Comunicare
Genere: Alt Pop; Musica D'Autore
Durata: 48:07
Etichetta: Lapidarie Incisioni
Si ha come l'impressione che la vena poetica e metropolitana della “scuola romana" - quella firmata Gazzè, Fabi e, soprattutto, Silvestri - non si sia mai esaurita nel tempo. Anzi, pare invece che il suo fluido magico sia sopravvissuto intatto, prolungandosi e raggiungendo le nuove leve inscritte entro il limite circolare del Grande Raccordo.
Il testimone passa allora nelle mani di Lucio Leoni, classe 1981, uno di quei cantautori che sa veramente giocare con le parole, perché di quest'ultime non soltanto ne esalta l'essenza, ma ne studia con pazienza il significato più nascosto. Una disciplina zelante la sua, quasi maniacale: ricercare i lemmi esatti da accostare uno di fianco all'altro, al servizio della perfetta musicalità del testo e alla conquista del miglior risultato semantico.
E poi c'è il teatro, costola fondamentale della carriera di Lucio, elemento sempre vivo nella sua discografia. Monologhi e flussi instancabili di pensieri, permeati di un'ironia intelligente e romanesca.
“Il Lupo Cattivo", il terzo disco di Leoni, esce per Lapidarie Incisioni, come già il precedente "Lorem Ipsum", e stupisce subito per la sua ecletticità musicale, una retta trasversale in grado di toccare pluralità di generi e sfumature. Un sound ricercato attentamente quanto le parole, anch'esso veicolo di comunicazione.
Tappeti jazz adagiati un po' ovunque, tinture electro e beat spennellate qua e là. Ma anche molto rock e tanto punk (vedi nel refrain del pezzo d'apertura “La Pecora Nel Bosco"), varianti hip hop, passaggi quasi rappati e l'immancabile pop, come dimostra l'orecchiabilissimo ritornello di uno dei brani simbolo del progetto, l’irriverente “Le Interiora Di Filippo", al fine di rendere “leggero" il messaggio.
L'R&B dondolante e arpeggiato di “Stile Libero", che speriamo lo si possa ascoltare presto nelle maggiori emittenti radiofoniche italiane, o il calore emanato dalla commovente “Sigarette" delineano tratti intimi e autobiografici, tralasciando per un istante l'ironia dissacrante e facendo così spazio all'emozione più pura.
Uno sguardo al passato della canzone d'autore e al sociale, con la splendida rivisitazione di “Io Sono Uno” del mai troppo compianto Luigi Tenco è un omaggio onesto, sincero, integrata da un intervento tenuto dallo stesso Tenco relativo all'argomento “canzone di protesta”, in occasione del "Beat 72" del 1966.
La forza del cantautore romano è proprio quella di saper indossare gli abiti del giullare e del cantastorie moderno, per passare naturalmente a quelli del drammaturgo, senza mai vacillare in termini di credibilità. La voce, amica e confidenziale, si modula a seconda delle esigenze, facendosi canto, urlo, sussurro o semplice parlata.
Undici tracce molto eterogenee, un'antologia non voluta consciamente in quello che può esser definito a tutti gli effetti una nuova versione, negli arrangiamenti alt pop, del teatro canzone. Un lavoro audace ed ambizioso, raro nel nostro ripetitivo mare musicale.
Un cerchio aperto da una pecora e chiuso da un lupo, nel tentativo di annullare ogni cliché e luogo comune. Perché guardando in faccia la realtà, ognuno di noi, almeno una volta nella vita, è stato lupo. Ma non per forza cattivo.
Gradimento Amletico*: 7.2/10
Tracce Consigliate: "La Pecora Nel Bosco"; "Stile Libero"; "Sigarette"
*Media tra gradimento del pubblico, critica e autore