Loose Ends - Giovani Sospesi: il ritratto di una generazione al confine

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In scena al: OFF/OFF Theatre fino al 31 Marzo

Prezzi: intero 25€, ridotto over 65 18€, ridotto under 35 15€

Regia: Armando Quaranta

Silenzio. Caos.

La stanza di Giulio è un fetido letamaio, dove vive fra pacchi di patatine, videogiochi e marijuana. Figlio di un celebre regista, il ventottenne Giulio gioca a fare il narcotrafficante spacciando erba, quando Tommasino, suo amico e cliente di alcuni anni più giovane, irrompe in casa sua spezzando la monotonia. Tommasino ha litigato col padre, un losco politico che lo ha cacciato di casa, ignaro che il giovane per vendicarsi gli ha sottratto una valigetta dal contenuto misterioso.

I due ragazzi decidono di aprire la ventiquattrore, scoprendo il denaro nascostovi dentro; a questo punto l’euforia e l’incoscienza prendono il sopravvento e li spingono a fare scelte affrettate e scellerate.

Si inserisce in questo scenario Valentina, ragazza di cui si è invaghito Tommasino, nonché amica dell’ex fidanzata di Giulio. Valentina è un aspirante artista, insicura eppure ostinata, e rompe l’equilibrio che si era creato fra i due ragazzi.

Fra i tre giovani si crea un legame particolare, al contempo fraterno e di tensione, sia sessuale che intellettuale. Un ménage à trois che sembra ammiccare ai Sognatori di Bertolucci (The Dreamers). I ragazzi stanno uscendo dall’adolescenza e si affacciano sul mondo adulto, ma sono ancora profondamente immaturi per capire quale sia il loro posto nella società. È un continuo scontrarsi fra loro, un urlare costante che accresce sempre di più, fra sfoghi, litigate e tafferugli.

Lo spettacolo suggerisce tematiche quali lo scontro generazionale, l’amicizia, la maturazione, finendo però per approfondirle poco e limitandole a pochi scambi di battute eloquenti. Apprezzabili alcune trovate registiche: l’utilizzo di effetti sonori come l’assistenza vocale di Siri, le poche canzoni inserite che intramezzano il parlato e danno respiro alla messinscena, e la scenografia scarna ed essenziale che ritrae l’interno monteverdino.

Emerge il ritratto di una generazione frustrata, in parte sopraffatta dalla realtà virtuale – videogiochi e social network – che sente la necessità di confrontarsi con i propri padri, figure assenti eppur opprimenti.

Uno spettacolo fortemente geolocalizzato, con riferimenti precisi che aiutano il giovane pubblico a identificarsi nella storia, dal Caffè Perù all’Isola di Ponza, fino alla stoccata sottile nei confronti della consigliera pentastellata che aveva definito il Cinema America “roba da feticisti”.

Buone le performance attoriali del trio: dirompe Edoardo Purgatori nelle vesti del “ruvido” Giulio Arena, diverte Jacopo Olmo Antinori, in una parte frenetica come quella di Tommasino, e convince Federica Sabatini nonostante il personaggio sia più tiepido e meno definito degli altri.

Come andrà a finire la storia di questi Giovani Sospesi?