La Gioia che fa paura di Pippo Delbono

Una sfilata di macabri personaggi illuminati da luci stroboscopiche, un cimitero di barchette di carta naufragate nel mare del palcoscenico, una montagna di vestiti svuotati da sacchi di plastica. La gioia può far paura, può provocare dolore. Non sempre è un sentimento che dà sollievo.

“Ho scelto di intitolare il mio nuovo spettacolo La Gioia, una parola che mi fa paura, che mi evoca immagini di famiglie felici, di bambini felici, di paesaggi felici. Tutto morto, tutto falso”, rivela Pippo Delbono. Allora perché quel titolo? Dov’è la gioia nel suo spettacolo?

 
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È nella poesia di come vengono trattati temi come l’emarginazione, l’immigrazione e la desolazione. Quei personaggi strambi rappresentano gli emarginati, ovvero la stessa compagnia di Pippo Delbono, composta da rifugiati politici, diversamente abili e mendicanti. La gioia è nel poter dar loro un’opportunità. “Ci siamo incontrati 20 anni fa a Napoli – dice Delbono –. Lui era un mendicante ed era pazzo, io invece ero sano. L’ho preso allora nella mia compagnia: dopo 40 anni io sono diventato pazzo, mentre lui ora è sano”.

 
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Quel mucchio di vestiti sparsi non sono altro che quelli persi dai migranti durante gli sbarchi, indicano le difficoltà e gli ostacoli che s’incontrano lungo il cammino. Con la preghiera laica di Erri De Luca, Mare nostro che non sei nei cieli, quei vestiti – apparentemente morti – prendono di nuovo vita.

 “Mare nostro che non sei nei cieli
e abbracci i confini dell'isola e del mondo
sia benedetto il tuo sale
e sia benedetto il tuo fondale
accogli le gremite imbarcazioni
senza una strada sopra le tue onde“

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E infine quelle barche di carta sono il simbolo della desolazione, di un’assenza: quella di Bobò, un sordomuto salvato dal manicomio di Aversa, che ha trascorso quarant’anni assieme a Delbono, dalla famiglia fino al teatro. Ora però Bobò non c’è più. Su quella panchina dove recitava la sua parte non si siede più nessuno. Manca l’attore, ma è presente la gioia dei suoi compagni nel sentire la sua voce registrata e nell’avvicinarsi a lui in un ultimo abbraccio.

“Passerà la tristezza, passerà anche il dolore e la gioia arriverà”.