Anna Mazzantini presenta “Mettetevi in fila”: la provocatoria irriverenza di uno spettacolo sulla libertà e la denuncia sociale

 
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 In questi giorni la Capitale ha ospitato il Fringe Festival, una rassegna del Teatro Indipendente che si è svolta dal 30 Agosto al 23 Settembre. Uno degli spettacoli, dal titolo “Mettetevi in fila”, è sulla scena romana già dal 2014 e deve i suoi natali ad Anna Mazzantini. Insegnante ed attrice dalla spiccata personalità, la Mazzantini affronta con notevole ardore una questione ostica e ardua perché troppo frequentemente elusa : la libertà sessuale.

Attenzione però a leggere ciò che segue senza precipitare nello scivoloso rischio di indossare la lente morale che la società ci impone. Perché, se negli ultimi anni vestire il costume da progressista è diventato così di tendenza, bisogna porre l’attenzione sul fatto che questa emancipazione, questo proclamare la propria mentalità aperta non sia poi altro che un’ignobile menzogna, nel momento in cui l’emancipazione è di fatto assente. Proprio su questo si basa “Mettetevi in fila”: attraverso un linguaggio provocatorio e coinvolgendo il pubblico mediante la tecnica del metateatro, la Mazzantini porta coraggiosamente in scena un dibattito che include sì, la libertà sessuale, ma soprattutto ciò che deriva dalla condanna di quest’ultima. Una condanna spietata, disumana, che con l’avvento della tecnologia si è rivelata pericolosa se non letale per la vita delle persone. L’Amletico ha avuto il piacere di intervistare Anna Mazzantini.

 

Sofia : Anna, ti ringrazio a nome de L’Amletico per questa intervista. Dimmi, da dove nasce l’idea di questo spettacolo?

Anna: Allora, tutto nasce da un ricordo che ho di quando avevo 14 anni, ero all’Istituto Magistrale e sedevo con la mia amica al secondo banco. Tenevamo un diario, una raccolta intima, diciamo, delle emozioni che provavamo nei primi approcci con i ragazzi. Eravamo adolescenti, spensierate. Un giorno una professoressa decise che eravamo troppo prese da quel quaderno e ce lo sequestrò: dopo averlo sfogliato disse “questo è troppo”. A distanza di anni rispondo: “troppo rispetto a cosa?”

Sofia: Perciò, il tema principale qual è?

Anna: Ѐ un elogio alla libertà sessuale, senza distinzioni, e una condanna al bigottismo, alle bigotte: credo che le donne stesse siano giudicanti nei confronti del proprio genere, etichettano tutto, buono o cattivo, giusto o sbagliato. La nostra società non è progredita. Il sesso è uno strumento naturale, ma le persone non vedono l’individuo ma il gesto che è stato commesso, il gesto stesso identifica e classifica la moralità della persona. Non esiste emancipazione, siamo messi alla gogna.

Sofia: Questo si rispecchia nei fatti di cronaca…

Anna: Non solo ai giorni nostri, ma anche in passato. Abbiamo l’esempio di Monica Lewinsky, famosa per lo scandalo con presidente americano Bill Clinton, vittima del ricatto della vergogna. Lei stessa è stata costretta ad espatriare a causa dello stigma che le era stato appiccicato… ma qui parliamo di una persona colta. Quando invece non si hanno gli strumenti nemmeno per tentare di difendersi?

Sofia: Ti riferisci a qualche caso di cronaca più recente?

Anna: Si, a Tiziana Cantone. Una ragazza dalle umili origini che non ha avuto i mezzi né la forza di combattere contro lo spietato attacco del web: in quel caso sei solo un corpo, una faccia, ci dimostriamo tutti indignati, ma anche tutti indifferenti, la verità è che siamo tutti complici nella violenza che è stata esercitata su di lei. Se permettiamo che una persona muoia a causa delle etichette morali, del boomerang di ipocrisia, dei giudizi senza pietà, non possiamo non riconoscere che non esiste né emancipazione né giustizia.

Sofia: Ciò che porti sul palcoscenico può sembrare dissacrante e rischiare di scadere nel banale. Come hai risposto a chi ha criticato la tua irriverenza? A chi non ha tollerato le tue provocazioni?

Anna: Ho voluto rappresentare la libertà che non abbiamo. Ci proclamiamo liberi, senza filtri, ma poi ci censuriamo da soli. Il sesso è un argomento che può imbarazzare, ma non dovrebbe. Se se ne parlasse con più serenità, se ci fosse più ascolto, più accoglienza nei confronti dei bisogni dell’altro, non sarebbe un tabù. Credo sia assurdo che una società progredita abbia ancora argomenti di cui “è meglio non parlare”.

Sofia: Cosa ti ha dato tutto questo coraggio?

Anna: Qualche anno fa ho affrontato la realtà del cancro. Quando ho pensato di portare in scena il mio spettacolo desideravo che i raccolti fossero devoluti all’APE, l’associazione per i pazienti ematologici dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma. Superare il pudore non è stato semplice, ma farne uno strumento per aiutare chi sta male mi ha dato una grande forza.

Lo spettacolo sarà replicato a Roma alla fine di Ottobre. Siamo lieti della testimonianza genuina e profonda di Anna Mazzantini. A chi ha il coraggio di sentirsi ed essere libero...Mettetevi in fila!