Immacolata concezione: messa a nudo dell’animo umano

Arrivano da dietro, prendendo il pubblico alle spalle. Scendono quella montagna chiamata platea per arrivare sul palco con l’animale di cui si serviranno per sostentarsi. Nuda e con una corda al collo, la giovane Concetta viene venduta dai pastori siculi ad un bordello, così che il padre possa rimettere il suo debito e la figlia “soddisfare i bisogni dei clienti”. Nessuno dei cittadini rimarrà scontento, anzi: la popolarità della fanciulla crescerà in fretta.

Concetta però non offre sesso, ma amore. E non amore nel senso di atto fisico, ma di contatto umano che i cittadini non riescono a trovare altrove. Da lei vanno tutti, dal parroco della chiesa, che cerca una persona per curare le ferite dell’autoflagellazione, al boss della zona, che vuole solo ascoltare il battito del cuore di un altro, abituato com’è a spargere morte.

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“Quando si ha il coraggio di mostrare le crepe dell’animo, tutte le cicatrici diventano l’opera d’arte più bella”, scrive il regista Joele Anastasi. Concetta ascolta e lenisce il dolore altrui. Non prostituisce il proprio corpo, bensì l’animo. Arriverà tuttavia anche per lei il momento in cui avrà piacere nell’ascoltare un’altra persona e unirsi a questa. Ma il bambino che ne nascerà le impedirà di rimanere nella casa chiusa e di proseguire il suo lavoro, creando scompiglio generale in paese, in un finale in cui dalla donna non ci sarà più niente da prendere.

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Ambientato negli anni ’40, il testo scritto da Anastasi ha il sapore di una storia vera. Di una donna che concede sé stessa ad anime erranti, per aiutarle a ritrovare la via. Ed è nella semplicità di Concetta, messa ben in luce da Federica Carruba Toscano, che i suoi clienti fanno affidamento, nel suo essere naïf e senza malizia. Quella che si crede essere una stanza della lussuria, si rivela in realtà un luogo di purificazione dello spirito. Peccato però che nell’impianto narrativo a questa scoperta venga dato poco risalto, essendo purtroppo rilegata a passaggio secondario. L’attenzione è tutta concentrata sul parto provocato da Tuti, interpretato da un energico Alessandro Lui conteso tra il boss Saro (Enrico Sortino), che vuole costringerlo a far abortire la donna, e il prete (Ivano Picciallo), contrario invece ad ogni repressione.

Uno spettacolo che ricorda come, mettere a nudo il nostro animo, trovare una persona pronta ad accogliere le nostre gioie e dolori sia più importante di qualsiasi atto corporeo. Il vero piacere è nell’essere ascoltati.

Info spettacolo: qui.