"I, Tonya": la storia maledetta di Tonya Harding
Anno: 2017
Durata: 119m
Genere: Drammatico, Biografico, Sportivo
Le controverse vicende che ruotano intorno all’ex pattinatrice sul ghiaccio Tonya Harding hanno avuto un forte impatto mediatico nel mondo sportivo statunitense e mondiale. Era il 6 Gennaio del 1994 quando, durante una sessione di allenamento, la pattinatrice Nancy Kerringan fu colpita da un uomo sconosciuto con una mazza di ferro, che le procurò la rottura del ginocchio destro. Le indagini collegarono l’aggressione a Jeff Gilloloy, marito della Harding, che in seguito confessò di essere stato lui il mandante, con lo scopo di togliere fuori dai Giochi Olimpici Invernali di Lillehammer la rivale temuta dalla moglie.
Il film “I, Tonya” del regista australiano Craig Gillespie, con protagonista Margot Robbie, ripercorre il vissuto di Tonya Harding, la sua carriera, il difficile rapporto con la madre e con il marito, fino all’accaduto riportato, che calò il sipario sulla sua carriera sportiva. Ricostruisce un finto documentario, dove gli attori interpretano i reali personaggi che vengono intervistati e raccontano i fatti dal loro personale punto di vita; Gillespie gioca in tutto il film sulla sottile demarcazione tra soggettivo e oggettivo, mostrando episodi dove continuamente ne viene messa in crisi la veridicità. Prendendo spunto da Scorsese, da film di altre storie maledette come “Goodfellas” e “The Wolf of Wall-Street”, fa procedere la narrazione alternandola da momenti statici e carichi di profondità a momenti frenetici e musicali, dove il personaggio rompe la quarta parete dello schermo e parla in prima persona nel pieno dell’azione.
Tonya Harding riesce a sembrarci più umana, seguiamo distintamente la sua ascesa professionale e personale, verso un turbinio di rapporti fatti di violenza fisica e psicologica, continuamente subiti dalle persone che lei ama. Lei accetta tutto questo come unica dimostrazione di affetto che pensa di meritare, tirando fuori tutta la sua grinta solamente quando si trova sola sulla pista di pattinaggio. In fondo quello che si deduce è che Tonya (Margot Robbie) sia una persona sola, continuamente fatta sentire inadeguata da una madre rozza e insensibile, che incarna appieno lo status dell’America white trash; l’attrice Allison Janney, ne fa un’interpretazione formidabile, divenendo anche la principale portavoce delle scene divertenti del film. Il regista, infatti, smorza tutta la drammaticità della vicenda, affidandole battute sagaci e inserendo nella colonna sonora brani famosi di quegli anni, lavorando su vari livelli di genere. Le molteplici sequenze delle performance di Tonya sul ghiaccio, trascinano lo spettatore in un vortice di sensazioni, dovute da un ritmo febbrile a tempo di musica hard rock.
C’è una profonda cura per la ricostruzione scenografica di quell’epoca, del lato kitsch dei protagonisti, del modo in cui sono stravaganti e allo stesso tempo unici, dell’immaginario visivo e mediale, figlio di un’America postmoderna anni 80.
Margot Robbie e Sebastian Stan, incarnando la coppia Harding-Gilloloy, fanno un lavoro valente proprio sulla personalità, l’aspetto fisico e caratteriale dei due personaggi. La loro è una relazione schizofrenica e feroce, si trova una totale dissonanza tra le due personalità; un legame malato, che per tutto il film non smette di collidere nell’oblio più totale, ma di cui entrambi non riescono a farne a meno. Tonya ha bisogno di Jeff quanto Jeff ha bisogno di Tonya.
“I, Tonya” è un progetto ben riuscito, non demonizza ulteriormente la controversa figura di Tonya Harding, la rende solamente umana, le dà una storia, delineando i volti delle personalità che le sono state attorno, non innalzandosi a ‘film-verità’. Di certo non lascia deluso lo spettatore, ma lo coinvolge completamente nel suo ritmo e nei suoi folli personaggi, che riescono a sostenere una Morgot Robbie sempre più eclettica, sperando che l’Accademy noti il suo talento - ma anche quello di Craig Gillespie.
Gradimento Amletico*: 7.8/10
Paese: USA
Produzione: LuckyChap Entertainment, Clubhouse Pictures
*Media tra gradimento del pubblico, critica e autore