Eros e mistero, Pistrice: "Sguardo e labbra contano più delle curve"

Divora uomini, affonda navi e simboleggia la paura verso l’ignoto e i pericoli del mare. Il pistrice è un mostro marino della mitologia greco-romana, ma è anche il nome d’artista di Francesca Protopapa: illustratrice con un passato avvolto tra miti e leggende.

Perché hai scelto come nome “il pistrice”?

Per me rappresenta la sfida e la lotta contro le proprie paure...soprattutto quelle che sembrano non essere reali, come un mostro marino che spunta dal fondo del mare e rovescia la tua nave! L'avventura e il coraggio sono dunque il mio focus, e il nome del mostro mi aiuta ad esorcizzare l'inquietudine e l'incertezza che accompagnano ogni artista.

Come guardi l’arte greco-romana? Quale mito ti affascina di più?

Sono estremamente affascinata dai miti greco romani, dalla loro intelligenza, dalla crudeltà e dai sentimenti sempre cosi estremi. Amo molto tutti i miti che si legano alle metamorfosi di Ovidio e che narrano cambiamenti di sesso, amori proibiti, storie di maternità, di predatori e prede e di uomini che sfidano gli dei.

Qual è il museo che ti ha colpito maggiormente?

Di musei preferiti devo assolutamente nominarne due, entrambi a Roma: il primo è il Palazzo Massimo, che contiene alcuni capolavori d’arte ellenistica e gli affreschi della villa Farnesina e della villa di Livia; il secondo è la Centrale Montemartini, che, per chi non lo conosce, è una ex centrale termoelettrica sulla via Ostiense, oggi adibita a museo. Ospita opere di arte greca e romana tra cui meravigliose sculture nonché uno straordinario acrolito femminile!

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Sei stata protagonista di performance live painting a Roma, Parigi, Milano, Barcellona. Quanto tempo richiede realizzarne una?

I lavori in live sono tutti diversi tra loro: per situazione, supporto e tecnica. Normalmente si ha a disposizione una sola giornata per portare a termine un disegno o una pittura di grandi dimensioni, perché si è legati al carattere estemporaneo dell'evento.

E quanto impieghi, solitamente, per un tuo lavoro?

Per le illustrazioni, di solito, sono piuttosto veloce nell'esecuzione dei disegni, sia quando lavoro al computer che quando lavoro a mano. Quello che prende tempo è piuttosto la ricerca iconografica e lo studio della composizione.

Quali sono gli strumenti che usi per le tue illustrazioni?

Quando lavoro a mano prediligo i pennarelli Posca e i pennini a china, mentre al computer lavoro con la tavoletta grafica prevalentemente usando Photoshop.

Pochi uomini, ma tante donne tra i tuoi disegni. Ti riesce meglio?

Più che altro mi ispirano di più… su commissione disegno anche uomini senza troppi problemi, ma se devo lasciare libera la mano, la maggior parte del tempo prendono forma corpi e volti di donne. Le rappresentazioni femminili traducono un'indagine verso qualcosa che conosco da vicino ma che resta un mistero.

Se guardo i tuoi lavori sull’autoerotismo, mi viene da pensare a Milo Manara. Ti ha ispirato?

Il talento di Milo Manara è certamente un riferimento per tutta la nostra generazione di illustratori, almeno quanto altri artisti che nei secoli hanno esplorato l'eros come Lautrec, Klimt, Rodin o Gauguin, nonché alcuni maestri della fotografia come Man Ray o Helmut Newton. Ma la ricerca che ho portato avanti con le tre opere che ho dedicato all'autoerotismo, era tesa a voler esplorare il punto di vista femminile (e femminista) sulla questione, e quindi un autoerotismo non voyeurista, ma come ricerca di libertà ed espressione del proprio corpo.

Nei tuoi disegni si vedono donne con capelli blu e pelle di un rosa acceso. Ti piace giocare con i colori?

Mi piace giocare con i colori, o, piuttosto, è ai colori che piace giocare con i miei disegni. Perché, in qualche modo, sono forse un'indegna discepola del simbolismo cromatico della scuola di Pont-Aven, per la quale i colori simboleggiano stati d'animo, speranze, volontà e si allontanano dal realismo. I colori sono fondamentali nel mio processo creativo e spesso si figurano nella mente ancora prima del disegno.

Autoritratti ne hai mai fatti?

Praticamente mai, mi interessa più quello che è intorno a me, tradotto con il filtro delle mie emozioni.

Hai cambiato il tuo modo di lavorare nel tempo?

Sì, ma non di molto. Rispetto ad ora, prima lavoravo spesso supporti di carta riciclata e disegnavo su collages, ma sempre con posca e penna. Con il tempo, però, ho imparato a divertirmi molto anche al computer, affinando la tecnica di disegno digitale. Ma quello che mi piace di più, e al quale ho raramente la possibilità di dedicarmi, sono le tecniche di stampa come la serigrafia e la risografia, che in qualche modo necessitano di una creazione realizzata in funzione del mezzo di stampa.

Uno dei tuoi lavori più intensi rappresenta una donna che cuce le costellazioni. Com’è nato questo progetto?

Questa illustrazione è nata in occasione della terza edizione di “Italianism” a cura di Renato Fontana, dedicata al tema Design Della Parola. La mia parola era COSTELLAZIONE e avevo piena libertà nella rappresentazione.

Nel tuo sito si vedono molti disegni di stelle del cinema: Ellen page, Agnes Varda, Jennifer Lawrence. Hai una passione per la settima arte?

Sì, amo moltissimo il cinema e molti di quei ritratti sono legati alle collaborazioni realizzate con il blog di critica cinematografica Chicken Broccoli e con una pubblicazione sul cinema per ragazzi dell'editore Newton Compton.

Alcuni dei tuoi lavori sono molto sensuali. Quanto è difficile dare carica erotica a un disegno e come ci si riesce? Qualche trucco?

Non lo so... ma penso che lo sguardo e le labbra contino certamente più delle “curve”. Come dice Pedro Almodovar : “L'erotismo è importante non per il sesso in sé, ma per il desiderio. Il sesso è solo ginnastica, il desiderio è forza del pensiero. E la forza del pensiero ha un potere immenso, può fare qualunque cosa”.

Una delle tue creazioni più belle è quella su Frida Kahlo. Una vera e propria esplosione di colori. Cosa rappresenta lei per te?

Lei è una grande ispirazione per me, come per molti altri artisti che nella sua arte e nella sua persona trovano il mistero della convivenza di forza e fragilità.

A quale dei tuoi lavori sei più legata?

Sono legata in particolare ai lavori con i quali riesco anche a veicolare messaggi politici e sociali, come quelli realizzati a sostegno della casa delle donne Lucha y Siesta, per il progetto di sensibilizzazione femminista di URBAN AREA o ancora l'opera destinata a Matite per Riace, a sostegno di Domenico Lucano.

Sei di Roma, ma vivi a Parigi. Come sei arrivata nella capitale francese?

Qui a Parigi ho partecipato al programma Erasmus e mi sono innamorata (anche della città), quindi appena finita l'università sono tornata qui a cercare fortuna. Non pensavo sarei rimasta cosi a lungo!

Cos’ha Parigi che Roma non ha e cos’ha Roma che invece a Parigi manca?

Parigi ai miei occhi è nettamente più vivibile, merito soprattutto della rete di trasporti pubblici e della presenza di piste ciclabili in tutti i quartieri. Oltretutto la vita culturale della città è vivacissima, in tanti settori diversi, e le occasioni per arricchire la propria mente sono davvero tante. In ultimo, trovo le persone generalmente più civili, nel senso più stretto del termine, c'è amore per la città ma soprattutto c'è rispetto per le istituzioni e le infrastrutture. A Parigi manca però un'anima che batte e scavalla tutti i problemi. I romani, sono tenaci, hanno il cuore grande (almeno una gran parte di loro) e sia nella vita che nelle attività artistiche si confrontano con le numerose difficoltà con coraggio, talento e immaginazione. Poi, ovviamente, qui mancano la pizza al taglio e il supplì... ma c'est la vie!

Qual è la prima differenza che ti viene in mente tra artisti italiani e stranieri?

La sicurezza in se stessi, il credere che la propria attività artistica possa essere una vera professione. In Italia, tranne alcuni autori più capaci e tenaci, molti devono fare i conti con un contesto che svalorizza la professione di artista e illustratore… e il più delle volte, questo ha una diretta conseguenze sulla motivazione e l'autostima.

In Francia sei riuscita a far diventare della tua arte una professione. In Italia ne saresti stata capace?

No, o almeno non nello stesso modo. In Italia sono pochi quelli che non arrancano e che non debbano affiancare un secondo lavoro per sostenere la propria carriera.

Su illustation.it si possono comprare le tue creazioni. Dove consiglieresti di appenderle in casa? Nel tuo appartamento le tieni?

Vanno appese dove hanno più senso per chi le guarda, io ne ho una in salotto, una in camera e una in bagno… ma in casa ho molti altri originali e stampe di artisti bravissimi che mi stimolano e mi ispirano ogni giorno. A mio parere, in ogni caso, non c'è luogo di casa che non sia degno di accogliere l'arte.

A chi si avvicina al mondo delle illustrazioni, quale consiglio daresti? C’è qualche segreto che ti ha permesso di diventare così apprezzata?

La tenacia, l'esercizio, la ricerca e la cultura… non so se fanno diventare bravi, ma possono essere un vero e proprio trampolino, sia per chi decida di seguire scuole di disegno che per chi proceda da autodidatta, come me.

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