"Cyrano de Bergerac" al Teatro Eliseo: cento di questi spettacoli

È steso lì, sul palco. La spada al suo fianco, per terra. Di energie non ne ha più e pochi sono gli attimi di vita che gli rimangono. Ma il cappello è ancora sulla sua testa, con la piuma che si libra in aria. Fiera. “Vostro malgrado, c’è qualcosa che porto con me, a Dio: ovvero il pennacchio mio”. Simbolo di ardore, libertà e passione, la piuma di Cyrano è lo strumento con cui combatte i suoi rivali in amore. Se con la spada i suoi nemici offende, è con la penna che il cuor della bella Rossana prende. Insuperabile spadaccino e scrittore sopraffino, il talento di Guascogna è tuttavia consapevole di non essere affascinante, a causa di un naso importante che incombe come un avversario sul suo viso. Per questo motivo è solo tramite il seducente Cristiano che ha modo di manifestare il suo sentimento all’amata, in una storia che lega rivalità e solidarietà, amicizia e amore.

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“Acrobata della parola e funambolo del verso”. Quale modo migliore per descrivere il personaggio di Cyrano che quello utilizzato da Luca Barbareschi nella presentazione dello spettacolo. Dalla sua interpretazione emerge con teatralità commovente il lato emotivo dell’uomo di Bergerac. In ciò lo aiuta la prova indiscutibile di Linda Gennari – già ammirata ne Il malato immaginario accanto a Gioele Dix. La sua Rossana è vigorosa e sempre presente, una figura di riferimento importante che sfida costantemente i di lei innamorati. Tra cui c’è Duilio Paciello, che si esibisce con un Cristiano combattivo, il quale ben nasconde l’intrinseca fragilità del suo personaggio.

 
Luca Barbareschi in Cyrano - Foto di Bepi Caroli DSC_0448 Media OK.JPG
 

Al di là delle singole prove, è l’insieme di attori che ha brillato ed ha trovato la giusta chimica, grazie all’alchimista Nicoletta Robello Bracciforti e ad un inesauribile Luca Barbareschi, abile condottiero e combattente che, a colpi di minacce e stilettate, è riuscito a sconfiggere l’oscurantismo culturale che affliggeva il mondo teatrale, riportando l’Eliseo ai fasti di un tempo.
In un periodo storico dove si è perso il fascino della poesia, risulta allora determinante “esigere bellezza, riscoprire etica e passione”, come ha dichiarato il direttore artistico. E questo Cyrano de Bergerac è semplicemente bello, per lo sfarzo e la ricercatezza dei costumi, per la scenografia stupefacente e per una messinscena degna del teatro dell’opera.  

Info spettacolo: qui.