Un Lupo Mannaro Americano A Londra: 1..2..3.. Trasformazione

Con l’uscita di questa horror comedy la notte delle stelle e delle statuette, cioè la notte degli Oscar, non sarebbe stata più la stessa e anzi si sarebbe arricchita. Ma ci arriveremo.

 
 

Nel 1981 John Landis conclude con Un Lupo Mannaro Americano A Londra un trittico difficilmente ripetibile, iniziato con Animal House nel ’78 e The Blues Brothers nell’80.

Due studenti americani, David e Jack, terminato l’anno scolastico decidono di avventurarsi nelle campagne sperdute dello Yorkshire, nell’Inghilterra del Nord, alla ricerca del selvaggio e dell’avventuroso. È subito un trasportatore di pecore che ha offerto loro un passaggio ad avvisarli: la brughiera è tanto bella quanto pericolosa, perciò rimanere sulla strada e non addentrarsi al suo interno. Il secondo avviso raggiunge i due ragazzi davanti ai loro tè caldi al pub “L’Agnello Macellato”. Jack da buon chiacchierone domanda il perché del rosso pentacolo affrescato sul muro della bettola e d’improvviso il locale si ammutolisce, i due americani sono accompagnati alla porta e di nuovo quella frase di rimanere sulla strada. Si, perché è una notte di luna piena e la “leggenda” del posto vuole che in notti come quelle vi sia il forte rischio di incappare in un lupo mannaro. Ma a David Kessler e Jack Goodman non puoi dire cose simili perché sono due giovani spensierati con tutta la vita davanti, e dicerie come queste generano soltanto risa e battute. Ma l’ironia verrà disintegrata in un attimo sotto la luce lunare quando i due si perderanno nella brughiera e verranno assaliti da una creatura pelosa e idrofoba. Jack morirà mentre David riporterà un bel graffione sulla faccia.

“Guardati dalla luna, David” è la frase che tormenterà le notti del giovane sopravvissuto, preda di allucinazioni e visioni dell’amico ormai ridotto a un cumulo di ossa e brandelli. La Luna splende alta su Londra, Sam Cooke canta la sua malinconica Blue Moon e David legge un libro sul divano in salotto quando…

 
 

Aveva ragione Jack, David è un lupo mannaro e nelle notti di luna piena… si trasforma! La scena è indimenticabile, una delle prime trasformazioni in licantropo, con effetti speciali di grande artigianato cinematografico. Rick Baker al trucco riesce nell’impresa di garantire un certo realismo alla cosa, facendola resistere al tempo e risultando ancora oggi migliore di alcune evoluzioni in computer grafica. È un gioco a tre. C’è la credibilità attoriale di David Naughton nelle urla lancinanti e negli occhi spiritati, ci sono le scelte di Landis di nascondere col fuori campo e far sembrare, con inquadrature al dettaglio o a mezzo busto, che qualcosa accada anche quando invece nulla sta accadendo. E poi c’è Rick Baker. La mani di gomma, così come i piedi, che si azionano con una leva e si allungano, i peli tirati che simulano una crescita, il costume da licantropo che riveste e nasconde il corpo di Naughton (quando è a pancia in su) ad eccezione del volto. E la testa di animatronic che inizia il suo prognatismo in avanti.

 
 

Qualcosa di memorabile non soltanto per gli amanti del genere horror ma per l’intera Accademy, che agli Oscar del 1982 – ecco la soluzione al “ci arriveremo” di inizio articolo - dovette istituire un nuovo premio ossia l’Oscar al miglior trucco, fino a quel momento inesistente. Dunque se oggi esiste questo riconoscimento bisogna in massima parte ringraziare John Landis e, soprattutto, Rick Baker.

Gli effetti speciali ricreati nella pellicola piaceranno talmente tanto al re del pop Michael Jackson che porterà Landis e Baker in cabina di regia per la realizzazione del videoclip musicale più importante della storia della musica.

 
 

La colonna sonora di Un Lupo Mannaro Amerocano A Londra è composta di appena cinque brani, con ben tre versioni di Blue Moon ( Bobby Vinton, Sam Cooke e The Marcels), Moondance di Van Morrison e Bad Moon Rising dei Creedence Clearwater Revival. Insomma per essere nella lista serve la parola Moon.