L'Amletico

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Young Signorino allo Sponz Fest: nota a margine di un’esibizione

Notte del ventitré agosto. Alta Irpinia. Vallone cupo, dalle parti di Calitri. Quinto giorno dello Sponz Fest. La quinta serata del festival - ideato e diretto da Vinicio Capossela, giunto quest'anno alla settima edizione - vede un concerto burlesco battezzato come " 'A Mascarata: trap, pest e altre dannazioni ". Tra i vari ospiti (Morgan, The André, Almamegretta, Enzo Savastano, Livio Cori), il trapper Young Signorino.

Piomba lesto sul palco del vallone, terzo o forse quarto in ordine d'apparizione.

Occhiale da sole notturno, pantalone bianco leopardato e mocassini sfavillanti mascherano un corpo esile e volteggiante, attraversato da un'allegria straniante, artificiosa. In Young Signorino tutto sembra essere maschera, la voce stessa dal vivo è sopraffatta da basi ossessive, ricolme di rantoli gemiti e versi. Tutto vanisce nell'autotune. Siamo nell'estrema frontiera della trap. 

Assistere ad un'esibizione del trapper vuol dire far esperienza di un senso che manca, far esperienza dell'assenza di senso. Ci si ritrova ad attraversare inquieti un deserto di contenuti e di significati. Celare, negare ogni significato: in questo sembra sostanziarsi l'arte di Young Signorino. Lo svuotamento è operato attraverso l'asfittica ripetizione di parole, da intendersi il più delle volte come semplici parole, puri significanti tesi alla provocazione più che alla comunicazione ("cocco con forchetta coccoricò con gli occhiali"; "Signorino ehi Signorino yaya"; "Bevile, bevile, bevile/Mischiale, mischiale, mischiale/Calale, calale, calale", per citare solo alcuni esempi che hanno riguardato l'esibizione).

Nell'aria "cupa" del vallone aleggia una certa freddezza, avverto una distanza innaturale tra Signorino e gli astanti. Il dialogo del giovane col pubblico è minimo, poche interazioni oscillanti tra un "Fatemi un cazzo di urlo" e un "Grazie raga"; a spezzare la monotonia un unico, rapido riferimento all'amato padre, Satana. I pezzi che esegue si rincorrono, tutti della stessa intonazione, fino al termine dell'esibizione, sancita da un ultimo ringraziamento e l'abbandono del microfono a terra. Seguirà Morgan. 

Young Signorino continua ad occupare un qualche spazio nei miei pensieri per tutto il resto della nottata. 

Signorino, cantore di un oblio che evidentemente colpisce tanto i suoi seguaci quanto i suoi numerosi, numerosissimi detrattori, e lo fa in maniera tragicamente attuale. Chi lo apprezza, ma soprattutto chi lo disprezza hanno fatto sì che potesse divenire un vero fenomeno musicale.

Al termine della notte, l'impressione che rimane è quella di un vuoto, che in questa mia riflessione si sta tentando, senza troppo successo e forse senza motivo, di riempire con altre, inutili parole.