L'Amletico

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Tour d’Italia: Toscana, la costa degli Etruschi

Da non perdere

Cucina: Cacciucco (Livorno), Castagnaccio (Pisa), Buccellato (Lucca), Pappa al pomodoro, Torta di ceci, Gelato alla Cremeria Corradini (Castiglione della Pescaia)

Attrazioni: Piazza del Duomo e Santa Maria della Spina (Pisa), città di Pietrasanta, Palazzo Pfanner e Cattedrale di San Martino (Lucca), Viale dei cipressi (Bolgheri), cattedrale di San Lorenzo (Grosseto), Giardino dei Tarocchi (Pescia Fiorentina)

Spiagge: Sansone e La Sorgente (Isola d'Elba), Torre Mozza (Piombino), Cala violina (Follonica)

App consigliate: Tom tom, CityMaps2go, Campeggi (Touring Club)

Chilometri totali: 700

Talvolta ci lamentiamo perché non fa più al caso nostro, è troppo stretto; altre invece ci sentiamo a nostro agio, risulta ampio, comodo, adatto alle nostre esigenze; in alcuni casi lo troviamo laido, deturpato, e se da un lato vorremmo ripulirlo, farlo tornare a splendere, dall’altro siamo tuttavia esausti dal persistente lordume.
Ma alla fine ci accorgiamo che è il solito Stivale, a cui siamo e saremo affezionati, e che ai nostri occhi brillerà sempre di una luce particolare, diversa dalle altre.
Il rapporto degli italiani con la loro patria è costantemente altalenante, alti e bassi che seguono la stessa conformazione geologica della penisola italica, che va dalle maestose Alpi, passa per i rilievi e le colline più dolci dell’Appennino, e arriva fino alle meravigliose spiagge del Meridione e delle due isole. Con troppa facilità siamo portati a salire sul primo aereo verso nuove frontiere, senza tuttavia conoscere veramente il nostro territorio e le nostre radici. Ed è questo il motivo da cui scaturisce questo viaggio lungo il perimetro dell’Italia: per individuare, scoprire e approfondire i luoghi del Belpaese che meritano di essere visti almeno una volta nella vita.
Dei tanti mezzi che al giorno d’oggi sono a nostra disposizione, uno in particolare consente tuttavia di colmare rapidamente le distanze tra i diversi punti senza nulla togliere all’esperienza multisensoriale del viaggio: e quel mezzo è la bicicletta. Due ruote che danno la possibilità di respirare gli inebrianti odori della macchia mediterranea, di ascoltare il canto degli uccelli, ma – soprattutto – di potersi fermare in qualsiasi punto del tragitto per ammirare splendidi panorami.

D’altra parte è questa la raison d'être del cicloturismo, ovvero la facoltà di avere un differente punto di vista mentre si esplorano nuovi posti, che consente di assaporarli senza angoscia alcuna del tempo. Non si tratta di una corsa, di una lotta contro il cronometro; anzi, è un viaggio in cui il tempo diventa elemento fondamentale, perché attraverso le differenti luci che il sole emana durante l’arco della giornata, gli scenari che s’incontrano lungo il percorso si colorano in modo unico e irripetibile. Senza pressione alcuna, ogni tappa diventa dunque un nuovo punto da scoprire, e saranno le sensazioni provate dal singolo cicloturista ad invitarlo a indugiare ancora o proseguire.

L’altimetria del suolo italiano è indubbiamente il vero ostacolo, onde occorre essere preparati fisicamente e mentalmente, rigidi come una roccia; per questa ragione il viaggio parte da Carrara, la città dove si estrae il marmo rinomato in tutto il mondo per il suo candore e dove Michelangelo ha scelto personalmente il blocco da cui ha estratto il David. L’immagine della sua figura imponente – come se non fosse Golia il gigante, bensì lui – e del suo sguardo fiero e deciso, che tuttavia non nasconde un certo timore verso l’impresa da affrontare, infonde fiducia al viaggiatore, consapevole delle difficoltà che incontrerà lungo il percorso, ma mosso dal desiderio inesauribile di superare le avversità e dimostrare il fascino unico di percorrere il Belpaese in sella ad una bicicletta.
Stivale alla mano, comincia dunque l’avventura.

 

1. Carrara – Forte dei Marmi – Pietrasanta – Viareggio (50 km)

La Toscana deve il proprio nome agli Etruschi, chiamati Tuschi dai Romani, che si impadronirono dei loro possedimenti nel corso del III secolo a.C., tra cui vi era anche Luni, una colonia vicino all’attuale Carrara diventata ricca grazie allo sfruttamento della cave di marmo, principale fonte di lavoro della zona. Il processo di escavazione si è evoluto nel tempo: inizialmente si adoperava lo scalpello per incidere la pietra, mentre oggi si usa il filo diamantato, che penetra la roccia con la stessa facilità e precisione di un bisturi in sala operatoria. Anche le modalità di trasporto sono cambiate, si è passati dalla lizzatura (il cui termine deriva dalle lizze, slitte di legno che permettevano di far scivolare i blocchi a valle) alla ferrovia, che tuttavia non ha avuto fortuna a causa dei costi elevati, per questo motivo i blocchi vengono attualmente trasportati da TIR. Le diverse fasi sono riassunte efficacemente al museo del marmo (costo di 2€) ubicato poco prima del centro storico, ove potrete trovare un video esplicativo attraverso cui si ripercorrono le varie fasi storiche dell’escavazione, del trasporto e della lavorazione. Attività dunque fondamentale per la società, ed è per questo che il lavoro dei minatori è molto rispettato e – se osservate bene – lungo le pareti dei palazzi potrete notare diversi utensili usati dai minatori nelle cave.

Lasciato il museo e avvicinandovi al centro della città, noterete l’austero palazzo delle poste e telegrafi, classica espressione del monumentalismo fascista, con le sue linee squadrate, taglienti e due statue massicce che si ergono ai lati dell’ingresso, a fare da guardia alla porta; poco più avanti vi è invece la fontana della dea Venere, raffigurata in torsione, nascondendo così la sua bellezza ai passanti.

Una volta arrivati nella piazza principale vi accorgerete che Carrara è una perla all’interno della conchiglia di marmo delle Alpi Apuane, ricca di brillanti sculture che si stagliano sulle cime innevate della roccia lattiginosa.

Prima di ripartire, passate al forno Tognozzi per uno spuntino e assaggiate la “gnam gnam”: torta di ceci con pizza.

Da Carrara il tragitto prosegue verso il molo in cui un tempo venivano caricati i blocchi, ovvero Forte dei Marmi. E pensare che al tempo dei Romani neanche esisteva il molo, i blocchi di marmo venivano direttamente trasportati sulla spiaggia e attorno vi si costruiva la barca che li avrebbe portati a destinazione.
All’inizio della passerella troverete una splendida opera dell’artista Anna Chromy, una donna bendata che cerca di rimanere aggrappata ad un timone nell’ultimo tentativo di non essere trascinata via dalla tempesta che infuria. Ai suoi piedi, una frase motivazionale per il vostro viaggio: “Trova dentro di te la rotta per superare ogni bufera”. Ma non è l’unico adagio che si può incontrare in questo luogo, al tempo della visita si trovano infatti legati lungo il pontile dei cartelli con su scritte diverse citazioni.

La meta successiva è la cittadina di Pietrasanta, un gioiello nascosto di inestimabile valore. Varcato l’ingresso verrete rapiti dal fascino della piazza centrale, dove si spandono i dehors dei ristoranti e s’incontrano opere di artisti nelle gallerie antistanti – tra cui vi è anche Botero, che ha acquistato un’abitazione in questo luogo magico. Non lasciate la città senza aver prima sorseggiato un bicchiere di vino nell’enoteca Marcucci, in cui potrete mangiare piatti tipici della tradizione toscana mescolati insieme al classico nepente color rubino, come un ottimo brunello di Montalcino.
Un maggiolino, una tavola da surf e la luce soffusa delle candele presenti all’interno del locale rendono l’atmosfera charmant. Ma non dimenticate di passare alla toilette, dove potrete vedere alcuni quadri firmati proprio dall’artista sudamericano!

Per arrivare a Viareggio basta percorrere la placida pista ciclo-pedonale (eccetto nel periodo estivo, in cui risulta affollata dai bagnanti). La città del Carnevale è sempre in festa e vale la pena ammirare gli edifici in stile Liberty sul lungomare, con le loro contaminazioni orientali e le decorazioni di ceramica dai motivi floreali.

Se avete tempo, passate nel parco naturale di Migliarino (dopo la darsena), un luogo magico e selvaggio; decantato dal poeta D’Annunzio, che era solito trascorrervi il tempo libero in sella al suo destriero. Infine, dopo aver passeggiato nella natura, fermatevi alla spiaggia “La lecciona” e godetevi il vostro primo bagno.

 

2. Viareggio – Lucca – Pisa – Livorno (70 km)

Da Viareggio la deviazione interna per Lucca, oltre che consigliata per evitare l’Aurelia (SS1), è necessaria per ammirare l’unico comune toscano che vanta una cinta muraria risalente al XV secolo ancora intatta. La strada da percorrere non è tuttavia così semplice. Fino a Massarosa si ha la possibilità di pedalare lungo una ciclabile (o meglio, una strada interpoderale) in assoluta serenità, accarezzati dalla brezza della rugiada e osservati dagli occhi dei girasoli, che vi ammiccheranno con i loro petali al vostro passaggio; la strada comincerà poi a salire fino a Compignano, per distendersi successivamente fino alla prima tappa della giornata.

Una volta varcato l’ingresso della porta principale di Lucca, salite pure con la vostra bicicletta sulle ampie mura e date uno sguardo a volo d’uccello sulla città. Non mancherete certo di notare la Cattedrale di San Martino, con la sua facciata finemente dettagliata (cercate il labirinto di Teseo e Arianna – probabilmente simbolo dei Templari – e la statua di San Martino, che divide il suo mantello con un povero) e le celestiali volte a crociera della navata centrale, vere e proprie finestre verso il paradiso. Raggiungetela per una visita, non ve ne pentirete.

Dirigetevi in seguito verso lo splendido Palazzo Pfanner. Dopo essere stato riqualificato e ampliato dai Contorni (membri del patriziato mercantile lucchese) durante la seconda metà del XVII secolo, verso il 1850 fu acquistato dall’austriaco Felix Pfanner, il quale decise di installarvi la sua birreria, l’unica del Ducato di Lucca e una delle prime in Italia. Durante la vostra visita di birra non ne troverete traccia, ma sarete inebriati dalla perfezione e dalla cura del rigoglioso giardino, attraversato da due fila di languide statue che vi condurranno nella rinfrescante fontana centrale. Da qui sarete in grado di apprezzare lo scalone e le sue meravigliose volte affrescate in tutto il loro splendore; ma soprattutto, con un pizzico di immaginazione, potrete rievocare l’irriverente scena del Marchese del Grillo mentre lancia monete roventi al popolino.

Proseguite infine verso piazza San Michele, il cuore di Lucca, in cui si erge l’omonima chiesa dal sottile prospetto a quattro ordini di logge, che sembra quasi staccarsi da un momento all’altro dal resto dell’edificio. Sulla sommità dello stesso cercate l’arcangelo Michele nell'atto di sconfiggere il drago e osservate attentamente la sua figura: una leggenda lucchese narra che sia possibile scorgere uno scintillio verde proveniente dalla statua, uno smeraldo incastonato in tempi antichi e mai ritrovato.

“Non dire però a Lucca di esser stato, se il buccellato non hai mangiato”. Così recita la scritta all’interno dell’antico forno Taddeucci (situato alle spalle della chiesa di San Michele), mecca del tipico dolce lucchese. Gustate il pane dolce ripieno di squisita uva passa e ricaricate le energie prima di proseguire verso Pisa.

La città di una delle quattro Repubbliche marinare conserva ancora i fasti di un tempo nella piazza dei miracoli. Il cielo scarlatto al tramonto, il luccicante marmo di carrara e il perfetto tappeto verde ne fanno una bandiera dell’Italia. Il complesso monumentale presente in Piazza del Duomo è costituito da quattro edifici di eccezionale valore artistico, culturale, religioso e storico, espressione del romanico-pisano. Elementi tipici di questo stile sono l'uso dalle arcate cieche e delle loggette pensili, ispirate all'architettura lombarda, ma moltiplicate fino a coprire su ordini diversi intere facciate. Tra le caratteristiche che meglio identificano lo stile troviamo il motivo della losanga (rombo), derivato da modelli islamici nord-africani, e la bicromia a fasce alternate sulle pareti, influenza della Spagna musulmana.

Il Duomo, la Torre Campanaria, il Battistero e il Camposanto sono il frutto di un grandioso progetto che mirava a mostrare al mondo il valore culturale, economico e politico della città di Pisa, potenza del Mediterraneo nel X e XII secolo. I monumenti sono luoghi sacri e rappresentano i momenti fondamentali del ciclo della vita del cristiano: dalla nascita, con il battesimo nel Battistero, fino alla morte, con la sepoltura nel cimitero del Camposanto.

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Se non volete salire fin sulla cima della Torre di Pisa, non perdetevi però il superbo spettacolo (gratuito) che offre la vista dal primo piano del Battistero, da cui si possono ammirare il Duomo, la Torre e il Camposanto in tutto il loro splendore.

Non dimenticate inoltre di far visita al Museo della Sinope accanto al Battistero, dove potrete ammirare lo spaventoso affresco “Trionfo della morte”, tema iconografico a carattere macabro diffuso nel tardo medioevo, quando la peste decimò la popolazione europea riempiendo le città di cadaveri.

Buffalmacco. Per approfondire continuate qui la lettura.

Terminata la visita di piazza dei Miracoli, pedalate verso l’Arno, dove noterete una piccola chiesa gotica che interrompe il marciapiede. Si tratta di S. Maria della Spina, il cui nome deriva dalla presenza all’interno della chiesa di una spina della corona indossata da Gesù. L’aspetto che colpisce di più il visitatore è sicuramente l’interno, dove si può notare come la direzione del pavimento non segua quella della struttura. Il motivo perché i due piani sono sfalsati è dovuto all'orientamento delle chiese, che generalmente segue l’Oriente: l'abside, il presbiterio e l'altare sono perciò rivolti verso il luogo dove sorge il sole, in modo da permettere ai cristiani (luce nel mondo) di essere in direzione della stella più luminosa al loro ingresso. In questo caso, tuttavia, la presenza del fiume ha reso necessario disporre la chiesa in una diversa posizione, pertanto l’orientamento canonico si è recuperato all’interno, creando così una contrapposizione tra struttura esterna e ambiente interno.

Da Pisa a Livorno la strada è breve (circa 25 km), e potete scegliere se proseguire lungo la costa, dove sono presenti diversi campeggi, oppure tagliare all’interno.

Una volta giunti nella città portuale assaggiate il cacciucco, un piatto di pesce di origine povera realizzato con quanto rimasto invenduto al mercato, il cui nome deriva probabilmente dal termine turco küçük, che significa 'di piccole dimensioni', in riferimento ai piccoli pezzetti che compongono la zuppa. Ma il vero piatto forte di Livorno è l’elegante terrazza Mascagni, composta da 35.000 piastrelle bianche e nere, da una balaustra a colonnine e da un tempietto per la musica. Un’ipnotizzante scacchiera sinuosa che si affaccia sul mare, su cui poter piacevolmente passeggiare occhieggiando qua e là l’orizzonte, ammirando il meraviglioso spettacolo che offre la natura.

 

3. Livorno – Vada – Bolgheri – Castagneto Carducci – Sassetta – Suvereto – Piombino (110 km)

Da Livorno fino a Calafuria la strada costiera è in salita, ma lungo il percorso verrete ripagati da un panorama mozzafiato: l’alta falesia si tuffa a picco nel mare cristallino, creando con le sue insenature calette preziose e accoglienti.

Ridiscendendo troverete invece le spiagge bianche di Rosignano, che all’apparenza ricordano le Maldive, ma in realtà sono una delle 15 zone più inquinate del Mediterraneo. Qui l'industria chimica e farmaceutica belga Solvay ha inquinato per anni il tratto di costa, rendendo la sabbia delle spiagge bianca come quella dei tropici, ma composta tuttavia da calcare e cloruro di calcio.

Percorsi altri 6 chilometri in direzione Sud si raggiunge Vada, un tempo porto naturale di Volterra – come scrivono Cicerone e altri poeti latini – che sorge sulla Vecchia Aurelia fin dall’antichità: sulla piazza centrale del paese è infatti osservabile la pietra chilometrica riportante il 287° chilometro dal Campidoglio di Roma.

Da Vada si prosegue lungo il litorale ombreggiato dalle pinete fino a Cecina Mare, continuando poi in pianura fino alla chiesina di San Guido, da cui si prende svoltando a sinistra il Viale dei Cipressi.

 I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardar. 
Mi riconobbero, e – Ben torni omai –
Bisbigliaron vèr' me co 'l capo chino – 
Perché non scendi ? Perché non ristai ? 
Fresca è la sera e a te noto il cammino. 

 Guardiani del silenzio, i cipressi di Bolgheri svettano maestosi sopra le teste dei passanti, sospirando al loro passaggio dalla fitta trama di fronde accarezzate dal vento, ricordando ai viaggiatori la storia millenaria che li circonda, in questo luogo divenuto oramai sacro.

A metà del Viale dei Cipressi si può prendere la Strada del Vino, dove si apre una distesa di aziende vinicole pronte ad accogliervi con degustazioni di vini pregiati. Da qui si pedala prima in saliscendi e poi in salita per tre chilometri, fino al borgo di Castagneto Carducci adagiato sulla sommità della collina. Dalla sua terrazza si può ammirare un piacevole panorama sull’intera vallata, come retribuzione per il sudore versato per arrivare in cima.

Non rilassatevi troppo, perché la strada continua in salita fino a Sassetta (anche se le pendenze non sono proibitive), dopodiché si aprirà davanti ai vostri occhi un tunnel alberato fino a Suvereto, una strada di bellezza indescrivibile, dove si pedala avvolti completamente dalla natura.

Il tratto da Suvereto a Piombino non regala invece particolari emozioni. Fate però attenzione in prossimità della zona portuale, poiché non ci sono piste ciclabili e le macchine sfrecciano, scalpitando per salire sul primo traghetto disponibile alla volta dell’ambita isola d’Elba.

 

4. Piombino – Portoferraio – Spiaggia di Sansone – Marciana Marina – Marciana – Spiaggia della Fetovaia – Porto Azzurro (80 km)

L’isola dove fu esiliato Napoleone è uno scrigno ricco di tesori. Per godervi a pieno la vista sul mare, girate l’isola in senso antiorario, così da potervi fermare più facilmente nelle aree di sosta e ammirare gli splendidi paesaggi. Non sottovalutate però l’altimetria, dal livello del mare si sale fino a 600 m, con pendenze molto impegnative, ma il giro dell’isola resterà per sempre impresso a fuoco nella vostra memoria.

Portoferraio è l’approdo consigliato per iniziare. A pochi chilometri di distanza potrete infatti incontrare due delle spiagge più visitate di tutta l’isola: Sansone e La Sorgente. La possanza della roccia che la circonda dà il nome alla prima, mentre il rumore dell’acqua che sgorga dalla sorgente vicina definisce la seconda.

L’acqua cristallina le bagna, un faraglione le divide, un tappeto di sassolini bianchi le ricopre. Due capolavori della natura, in cui ogni elemento sembra essere stato messo lì appositamente, dando vita a due quadri naturali di inestimabile valore.

Le spiagge non sono altro che un sorriso del mare

Approfittate del camping vicino (che ha l’accesso diretto alle spiagge) per fare una sosta in questo posto incantevole.

Dalla zona di Acquaviva potete spingervi fino alla spiaggia di Enfola, in cui vi è un centro per le immersioni che vi consentirà di scoprire il rigoglioso fondale marino, un’abbagliante esplosione di colori.

Per proseguire il tour dell’isola dovrete prima tornare verso Portoferrario, per tuffarvi poi lungo la costa a picco sul mare sino alla graziosa Marciana Marina, luogo dove sono state girate le scene della serie televisiva “I delitti del BarLume”, tratta dai romanzi di Marco Malvaldi. Non lasciate l’accogliente cittadina prima di aver assaggiato l’Aleatico Passito, tipico vino liquoroso prodotto sull’isola, che vi infonderà la spavalderia necessaria per affrontare l’ardua salita fino al paese di Marciana.

Arrivati in cima, cercate la fonte di Napoleone e abbeveratevi dalla fontana, recuperando le energie perdute durante il percorso.

Continuando la circumnavigazione dell’isola, un’altra spiaggia meritevole di segnalazione è quella della Fetovaia, con i suoi caratteristici ombrelloni di paglia sintetica che rievocano l’atmosfera dei Caraibi; riposatevi e approfittate per fare un bagno, il Passo del Monumento vi aspetta.

Attraversata Marina di Campo la strada inizia infatti a salire lentamente, e, dopo le fatiche della giornata, la stanchezza si farà sentire durante l'ascesa. Ma non disperate, ad attendervi a valle vi è l’elegante Porto Azzurro – e un abbondante pasto in riva al mare.   

 

5. Porto Azzurro– Santuario della Madonna di Monserrato – Rio d’Elba – Volterraio – Portoferraio – Piombino – Torre Mozza – Follonica – Cala Violina – Castiglione della Pescaia (90 km)

Lungo la strada che vi ha condotti a Porto Azzurro, avrete di certo notato la fortezza del Volterrario. Lassù, da solo, fiero e immobile, il castello vi fissa con il suo sguardo severo, lanciando la sfida a scalarlo. Non accettatela prima di aver visitato il Santuario della Madonna di Monserrato – non lontano da Porto Azzurro. Lasciate la bici ai piedi del rilievo dove si erge l’edificio sacro e salite le scale che gli ruotano attorno come un serpente. Dinnanzi all’ingresso si aprirà davanti a voi una vista entusiasmante e, se non trovate aperto in santuario, sbirciate dal buco della serratura: dovreste riuscire a intravedere il quadro della Madonna.

A questo punto pregate o dedicate un momento alla vostra spiritualità, la salita più impegnativa dell'isola vi attende.

Lunga poco meno di 3 km, la sua caratteristica è di avere una pendenza media senza variazioni del 10% (sono presenti solo brevissimi tratti al 14%). La parte più interessante è nel finale, con gli ultimi 400 metri scavati nella roccia sulla quale poggia la torre Volterraia. Dopo l’arrivo, troverete uno dei punti di osservazione più belli dell'isola.

Prima di prendere il traghetto per tornare a Piombino, fermatevi dal “Castagnacciaio” a Portoferrario e ordinate una meritata focaccia di ceci, una pizza margherita (dalla curiosa forma rettangolare) e infine un gustoso castagnaccio.  

Se pensate che non incontrerete più spiagge belle quanto quelle dell’isola d’Elba, il tratto di costa dopo Piombino subito vi smentirà. Proseguendo in direzione Follonica troverete numerosi lidi, molti dei quali Bandiera Blu; ma due in particolare meritano di esser viste: la splendida spiaggia di Torre Mozza, dove l’acqua limpida e il fondale basso sono l’ideale per una passeggiata in mezzo al mare, e Cala Violina, dove i minuscoli granelli di sabbia rievocano al cammino il suono dello strumento ad arco.

Dopo la giornata passata al mare, concedetevi una sosta nell’affascinante Castiglione della Pescaia (a tal fine vi consiglio l’attrezzato Camping Maremma) e passeggiate lungo i viali acciottolati che si inerpicano nel grazioso borgo. Se volete rinfrescarvi, se siete golosi, o se semplicemente vi piace gustare prodotti genuini e di qualità, allora andate alla Cremeria Corradini e prendete un gelato, che trasformerà in un paradiso il vostro palato.

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6. Castiglione della Pescaia – Grosseto – Montiano – Capalbio – Giardino dei Tarocchi (80 km)

Nell’ultima tappa lasciatevi cullare tra le dorate colline toscane. Da Castiglione della Pescaia la strada per Grosseto è pianeggiante, e affiancati dalla scacchiera variopinta dei campi coltivati non avrete alcuna difficoltà a percorrerla. Nel capoluogo più a sud della Toscana, venendo da via Daniele Manin si illuminerà repentinamente dinnanzi a voi la facciata della superba cattedrale di San Lorenzo, con la sua eclettica bicromia bianco-rossa e le forme goticheggianti. Medesimo stile è stato adottato per la costruzione di Palazzo Aldobrandeschi alle sue spalle, edificio storico che risale al medioevo ed oggi sede delle istituzioni locali.

Dopo aver lasciato Grosseto, il cammino non potrà proseguire lungo la costa, poiché vi è solo l’autostrada e l’ingresso è naturalmente vietato alle biciclette. Poco male, la Ciclopista del Sole che attraversa Montiano, Magliano in Toscana e Marsiliana è di gran lunga più suggestiva.

Dopo circa 20 km di sali e scendi, ondeggiando sul dolce paesaggio collinare toscano, vi attende l’ultima salita per raggiungere Capalbio (il cui nome deriva da Campus Albus, per via degli alabastri bianchi che caratterizzano il luogo). Borgo molto attivo dal punto di vista culturale, premiato con le 5 vele e la prima posizione nella Guida Blu di Legambiente-Touring Club Italiano 2007, per la tutela e la gestione oculata delle sue spiagge, del paesaggio e dell'ambiente circostante. Merita indubbiamente una visita.

Ma il viaggio non finisce qui. La prima tappa del Tour d’Italia non poteva che concludersi in un posto magico, quale il giardino dei Tarocchi situato a Pescia Fiorentina, a pochi chilometri dal confine con il Lazio. In questo parco artistico vi sembrerà di essere trasportati a Barcellona, nel Parc Guell di Antoni Gaudí, da cui Niki de Saint Phalle ha tratto ispirazione per realizzare il suo sogno. Ogni carta del gioco dei Tarocchi è divenuta una scultura formata da tasselli di diverse forme e colori, in cui il visitatore può entrarvi, interagire e scoprire nuovi angoli nascosti, alla ricerca della carta vincente e della strada per proseguire il proprio cammino.