L'Amletico

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"Three Billboards Outside Ebbing, Missouri": McDonagh traccia il ritratto della nuova America

Regista: Martin McDonagh

Anno: 2017

Durata: 115m

Genere: Thriller; Poliziesco; Black-Comedy

Sentiamo spesso parlare di autorialità nel cinema: ogni regista cerca, pur partendo da un insieme di riferimenti e idee già brevettati, di creare una sua personale poetica che sia immediatamente riconoscibile dal pubblico. C'è chi ci impiega una carriera intera e poi ci sono registi - come Marty McDonagh - a cui bastano 3 film. In realtà i 2 precedenti, ovvero ''In Bruges'' e ''7 psicopatici'', pur comprendendo un insieme di peculiarità stilistiche del regista inglese, erano ancora troppo legati ad un background di riferimenti per cui sembravano, più che film profondamente personali, delle rielaborazioni della poetica di altri autori. Con ''Three Billboards Outside Ebbing, Missouri'' invece, McDonagh raggiunge la piena maturità artistica con tutto ciò che essa comporta, ossia l'ambizione nel voler inserire nel film un insieme di elementi variegati e complessi, e la volontà di creare una realtà filmica che sia specchio della realtà quotidiana.

Ad Ebbing sono passati pochi mesi da quando un efferato crimine ha sconvolto la tranquilla cittadina americana. Mildred Hayes (Frances McDormand), la madre della vittima, non riesce a darsi pace a causa del mancato arresto del colpevole, complice anche la poca efficienza della polizia locale. Per smuovere la situazione decide di affittare tre cartelloni pubblicitari su una strada poco trafficata, su cui affigge dei manifesti che esortano la polizia a proseguire le ricerche con maggiore impegno. Inizia così una battaglia con quest'ultima, e soprattutto con il rispettato sceriffo William Willoughby (Woody Harrelson), che coinvolgerà in seguito gran parte dei membri di Ebbing.

A proposito di riferimenti, inizialmente ci sembra di trovarci in un film dei Coen: l'ambientazione e la musica evocano le atmosfere di ''Non è un paese per vecchi''. Tuttavia la poetica di McDonagh si distacca successivamente da ogni riferimento per rivendicare la propria identità artistica, che troviamo in 3 aspetti del film: i personaggi, la narrazione e il tono comico.

I personaggi del film vivono in una realtà complessa e caotica senza mai comprenderla pienamente. Sono immersi in un pantano di violenza e discriminazione da cui cercano di uscire, ma che contribuiscono inevitabilmente ad alimentare. Troviamo in essi tutti gli archetipi dei problemi dell'America di oggi: il poliziotto violento e razzista (Sam Rockwell), la famiglia distrutta dalle ipocrisie e dai tradimenti, l'assassino violento che si compiace dei suoi crimini, l'anziana bigotta che non accetta i cambiamenti sociali, e altro ancora. Ogni personaggio è unico e allo stesso tempo duplice, attraversato da un chiaroscuro di emozioni e sentimenti che passano facilmente dall'odio all'amore, dalla violenza alla compassione. L'egoismo dilagante porta ad ingigantire i propri problemi e al perseguimento del benessere personale anche a discapito delle difficoltà altrui. Ciò è evidente nel momento in cui la protagonista si rivolge direttamente allo sceriffo sui cartelloni senza tenere conto del cancro che sta lentamente distruggendo Willoughby. Tuttavia, anche in un mondo così problematico, tutti sono capaci di evolvere e di maturare, nessun personaggio importante nel film rimane com'è, tutti cambiano, tutti crescono psicologicamente, e tutti sono capaci di sorprenderci con un gesto inaspettato.

Parlando di personaggi, una menzione speciale va fatta alla recitazione che si rivela sobria ma sorprendentemente efficace. Woody Harrelson si conferma come un attore estremamente versatile in grado di passare con agilità da ruoli comici a ruoli drammatici. Frances McDormand si candida come potenziale vincitrice dell'Oscar, grazie ad un ruolo che sembra costruito su misura per lei, riuscendo a coniugare perfettamente la disillusa ironia e la triste decadenza di Mildred Hayes. Tuttavia la sorpresa maggiore è stato Sam Rockwell che veste i panni del violento Dixon. La sua recitazione è coinvolgente, empatica, totalmente capace di catturare le simpatie o le antipatie dello spettatore, e di conferire al suo personaggio uno spessore inatteso. Sembra arrivato per lui il momento della conferma dopo una serie di ruoli marginali o irrilevanti.

La complessità del film deriva dalla narrazione che resta attaccata alla realtà filmica solo in parte, trascendendola in seguito per inaugurare un discorso che riguarda la politica americana attuale. Con un operazione simile a quella dei Coen, le vicissitudini della cittadina di Ebbing servono come pretesto, quando ciò che interessa al regista è un'attenta analisi della natura notoriamente violenta degli americani, complice anche il periodo non particolarmente felice che stanno attraversando. Si tratta della rappresentazione di un mondo in cui nessuna azione è casuale ma ognuna ha una conseguenza diretta, mentre è il caso spesso a intervenire e cambiare la direzione della narrazione. Dunque una sceneggiatura complessa costituisce l'ossatura fondamentale del film, costruendo un groviglio di azioni che si concatenano fra loro per portarci poi verso una conclusione inevitabile.

Nonostante i temi trattati dal film siano senza dubbio molto seri, c'è spazio per una comicità nera, espressa in modo cinico e ironico. McDonagh è consapevole che il sarcasmo sia un'arma di difesa contro le brutture della realtà, a volte costituisce un vero e proprio guscio esterno contro cui le persone - che siano conoscenti, amici, o familiari - si scontrano nel momento in cui cercano un contatto umano con gli altri. Ciò è evidente dal rapporto che si instaura fra la protagonista e il personaggio interpretato da Peter Dinklage (che riveste purtroppo un'importanza minore). Altre volte costituisce un espediente in grado di spezzare abilmente la tensione narrativa e di lasciare lo spettatore con un senso di leggerezza altrimenti irraggiungibile.

In definitiva, dal film esce il ritratto di un'America lacerata dai contflitti interni (ed esterni), alla disperata ricerca di un colpevole da accusare per tutti i problemi (politici e non) del paese. Nonostante ciò, rimane viva la speranza di un futuro migliore in cui ci sia spazio per l'altruismo e la compassione.

 

Gradimento Autore: 8.2/10 (Interpretazione: 9/10; Regia: 7.5/10; Scenografia: 8/10)

Gradimento Amletico*: 8.5/10

Attori principali: Frances McDormand (Mildred Hayes); Woody Harrelson (sceriffo Bill Willoughby); Sam Rockwell (vicesceriffo Jason Dixon); John Hawkes (Charlie); Peter Dinklage (James); Abbie Cornish (Anne Willoughby); Caleb Landry Jones (Red); Kathryn Newton (Angela Hayes); Lucas Hedges (Robbie Hayes)

Paese: USA

Uscita nelle Sale: giovedì 11 gennaio 2018

*Media tra gradimento del pubblico, critica e autore


*ALTRE RECENSIONI

MyMovies (4/5)

IMDb (8.6/10)

RottenTomatoes (95%)