L'Amletico

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Talarico, la mecca delle cravatte

Quando entriamo nel negozio Talarico in via dei Coronari 52, sul pavimento notiamo due pacchetti. Sul primo c'è un bigliettino con scritto sopra "Eni", sull'altro "Italgas". Cravatte pronte per essere ritirate da amministratori delegati, dirigenti o chissà quali altre figure di spicco.

Per chi cerca l'eleganza, Talarico Cravatte Sartoriali è un pellegrinaggio che non può mancare. Qui sono passate autorità italiane e straniere dal 1999, da quando Maurizio Talarico decise di trasferirsi da Pizzo Calabro. Insieme a lui, ora c'è suo figlio Tiziano, che ci accoglie nel locale.

Maurizio e Tiziano Talarico

Buongiorno Tiziano, da quanto siete qui?

Sono passati 15 anni in questa via. Tutta l’attività sono 25.

Sulle pareti vedo tante foto di presidenti. Quanti ne avete vestiti?

Come presidenti del Consiglio, da Berlusconi in poi. Mentre come presidenti della Repubblica, abbiamo iniziato con Cossiga. E tutt’ora vestiamo Sergio Mattarella.

Guarda. Mi indica un biglietto d’auguri appeso alla parete.

Questi sono gli auguri che mi ha inviato il presidente Mattarella per Natale.

Cosa ha scritto?

Devo essere sincero, ho provato a decifrarlo ma non ci sono riuscito. Il presidente lascia poco spazio tra le lettere, ha una grafia molto particolare.

Vendete anche all’estero?

Sì, abbiamo venduto ai presidenti degli Stati Uniti – Obama, Bush e Trump – e anche al primo ministro giapponese Shinzo Abe.

Quanti turisti rappresentano la vostra clientela?

Più del 40%.

La percentuale è cresciuta nel tempo?

Sì, considera che abbiamo clienti che tornano ogni anno a Roma e ogni anno passano qui. Vengono dal Brasile, dal Cile, dall’America, dal Giappone e persino dalla Corea del Sud. Sono clienti periodici, che vengono nella capitale per lavoro o per vacanza. E hanno piacere a passare da noi per comprare una cravatta.

Siete la mecca delle cravatte.

(nrd, sorride). Sai, noi trattiamo tutti allo stesso modo, dal presidente del Consiglio a un bambino di 8 anni.

Maurizio Talarico

Mi può fare un ritratto dei clienti più particolari?

Sono quelli che stanno qui le ore, tirano fuori più di venti cravatte, e poi ne comprano solo tre. Non è tanto per quante ne comprano, il bello è che si studiano il minimo particolare della cravatta.

E gli altri?

Se è un regalo, o scelgono come piace a se stessi (che è l’errore più grave) oppure prendono la prima che capita. Tanto, per chi non nota i dettagli, tutte le cravatte si assomigliano. Per me, invece, ogni cravatta è differente.

Interno del negozio Talarico in via dei Coronari 52

Si vedono in giro tante cravatte prodotte con poliestere. Siete preoccupati da questa concorrenza?

No, perché il nostro target è per chi cerca la qualità. C’è differenza anche tra la mia seta e quella dei miei competitor. Io sono uno dei pochi che compra la seta fatta in Italia. Gli altri fanno importazione. Non è una questione di giusto o sbagliato, ma io preferisco comprare il made in Italy.

Dove comprate la seta?

Da Como. Mentre l’80% viene dalla Cina. Ecco, una legge che non aiuta il made in Italy è che, se fai il pantalone in Cina e poi attacchi un bottone in Italia, puoi scrivere “made in Italy”. Questo non aiuta.

Vi sentite tutelati?

Ogni volta che ci troviamo un muro davanti, non possiamo andare a sbatterci contro, ma cercare di ragionare e capire come scavalcarlo. Da presidente dei giovani imprenditori, un’associazione di categoria di piccole e medie imprese, con Conflavoro sto portando avanti queste come altre battaglie.

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