L'Amletico

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Questi fantasmi al Teatro Argentina: il piacevole abbandono ad un’illusoria realtà

Una fila di panni stesi attraversa la mantovana di boccascena del Teatro Argentina. Non appena il pubblico entra, i vestiti bianchi appesi sembrano muoversi ed animarsi come fantasmi. Mera suggestione oppure sconcertante realtà?

Pasquale Lojacono è uno di quegli uomini attanagliati da questo dubbio. L’appartamento in cui abita ha ben 18 camere e 68 balconi, ma sembrerebbe essere infestato dagli spiriti. All’inizio non crede alle male voci, alle stramberie popolane, perciò si trasferisce senza timore nella nuova dimora accompagnato dalla sua consorte. Strani episodi, tuttavia, cambieranno presto la sua opinione. Prima molti dei suoi oggetti iniziano a scomparire, poi qualche misteriosa presenza gli fa trovare buste piene di soldi, che permetteranno ai due di condurre una vita agiata.

Il dubbio inizia pertanto a svanire. I fantasmi gli danno modo di avere un’esistenza dignitosa e non sono poi così invadenti. Ma l’ignaro marito non si accorge che nel frattempo gli stanno togliendo dell’altro, gli stanno portando via il bene più prezioso.

In questa commedia, il capolavoro di Eduardo De Filippo sta nell’utilizzare la maschera del fantasma per camuffare la realtà. Presenze paranormali sembrano compiere azioni e invadere la scena, ma in realtà non sono altro che prodotti della nostra immaginazione, accettazione tacita di ciò che non sappiamo spiegare e di ciò cui non vogliamo trovare una spiegazione, rendendo così la vita una piacevole messinscena.

Il regista Marco Tullio Giordana pone l’accento su tale aspetto. Nelle sue note spiega infatti come l’opera “racconti una storia importante e attuale, intrecciata all’identità e alla vulnerabilità di molti”. Ed è proprio la fragilità del protagonista che viene messa in risalto da Gianfelice Imparato, tanto misurato nei gesti quanto consapevole nell’accettare il suo destino. Ad aumentare il contrasto l’energica Carolina Rosi (Maria, moglie di Lojacono), la direttrice della Compagnia di Teatro di Luca De Filippo usa tutta la sua forza e solennità per marcare ancor più la linea che separa la moglie dal marito, la verità dalla menzogna.

Un tuffo in un passato che è sempre presente. Ambientato nel Seicento, lo spettacolo svela le paure e le incertezze cui si preferisce sostituire una realtà immaginaria, fuori dall’ordinario, pur di non affrontare i propri demoni. Una scelta ponderata piuttosto che il frutto di un ingenua credulità, perché “i fantasmi non esistono…li creiamo noi”.

Info spettacolo: qui.