L'Amletico

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Oltre la porchetta: delizie vegetariane dei Castelli

L’autunno sveglia nei campi erbe prelibate che da sempre fanno parte della tradizione gastronomica contadina dei Castelli. Pietanze che pian piano sono uscite dalla cucina della nonna per guadagnare il menù delle osterie e trattorie più caratteristiche della zona. Subito un chiarimento: la porchetta non si tocca!

Ad ogni modo a chi vuole mangiare vegetariano il ventaglio si arricchisce dai primi ai contorni. Una spensierata passeggiata di lunedì a Frascati è finita sui tavoli dell’osteria Il Grappolo D’Oro. Il posto è accogliente e caratteristico; buon vino e simpatia chiudono il pacchetto. 

Cacio e pepe non è mai da sottovalutare ed è spesso la scelta di tanti vegetariani. Quindi vado sul sicuro. Mi spiegano che se fossimo arrivati un po’ prima avremmo potuto assaggiare le trofie fatte da sola acqua e farina. Purtroppo erano finite, ma i tonnarelli ne hanno tenuto la fama. 

Il cuoco lascia un attimo i fornelli per accertarsi che tutto vada bene. Al tavolo il silenzio denuncia l’apprezzamento. Lui spiega che il vero segreto per fare un cacio e pepe di rispetto è il formaggio. “Non ci deve essere del latte vaccino, solo di pecora, altrimenti il sughetto diventa troppo liquido”, ci ha spiegato. Ecco il segreto. Terrò presente la prossima volta che proverò a preparare un vero cacio e pepe a casa.

Arte e cucina in simbiosi

@anamorarte all’interno della trattoria La Mia Gioia

Cambiamo paese. Un bel sabato prima del lockdown di fine d’anno ci porta a Genzano di Roma. Nei pressi di Piazza Mazzini si trova la trattoria La Mia Gioia. La facciata in arco, piena di piante all’esterno ci invita a entrare. 

Un diletto cameriere ci accoglie e non si lascia intimidire dal fatto che siamo in due vegetariani. Anzi, capovolge il menù e come antipasto ci porta degli sfizi ghiottissimi: ceci al rosmarino, bruschetta di “cresta di gallo”, borragine in pastella, frittata di “crespino” e del formaggio egiziano!

Nel frattempo, lui si consulta con il cuoco e torna con dei suggerimenti per i primi: tonnarelli al pesto con gorgonzola e spaghetti ai carciofi e pecorino. Aggiudicati!

Mentre mangiamo osserviamo le raffinate pareti dipinte con scene quotidiane in un borgo. Le pennellate ricordano per certi aspetti i volti di Picasso. Ci spiegano che il cuoco è anche maestro delle arti e che i dipinti sono stati realizzati da lui e un amico circa trent’anni fa. Un pranzo d’arti, fortemente consigliato!