L'Amletico

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Marielle Franco: il volto della giustizia, parla la moglie dell’attivista uccisa a Rio

Intervista a Mônica Benício, attivista brasiliana, vedova della consigliera comunale e attivista per i Diritti Umani Marielle Franco, uccisa in un agguato il 14 marzo 2018 a Rio de Janeiro, crimine tuttora senza soluzione. Insieme a Fernanda Chavez, ex-addetta stampa di Marielle e unica sopravvissuta dell'attentato, Mônica ha avuto diversi impegni in Italia all'inizio di dicembre. Nell’intervista registrata l’undici dicembre a Roma, Mônica parla del contesto politico brasiliano, di come la sua vita si è trasformata e di come il volto di Marielle sia stato reso un emblema internazionale della lotta per i Diritti Umani.

Mônica Benício

L’Amletico: Perché siete venute in Italia?
Mônica Benício
– Siamo state invitate dall’organizzazione di Più Libri, Più Liberi per un dibattito sull’uccisione di Marielle e sull’attualità politica brasiliana. Nel frattempo abbiamo avuto altri impegni, abbiamo incontrato le ragazze di Non una di meno e siamo anche state ospiti del Circolo Carlo Mieli per un dibattito sulla tematica LGBT in Brasile e sul modo in cui Marielle portava avanti questi temi.


L’A: Qual'è stata la risposta del pubblico italiano?
MB – È stata molto positiva e sorprendente. Sapevo che molte donne italiane avevano accolto la lotta di Marielle e che avevano manifestato chiedendo un chiarimento sull’uccisione, però non pensavo di trovare persone davvero informate e interessate alla storia di Marielle – in quanto un assassinio politico e non solo –, interessate anche a conoscere ciò che succede oggi in Brasile con l’avanzare dell’agenda del conservatorismo e del fascismo; un punto in cui Brasile e Italia hanno molto in comune attualmente. Quindi, il dibattito ha contribuito a sfatare il mito del Brasile pacifico, del carnevale, dove tutte le persone sono amichevoli e cordiali: una facciata molto turistica e da cartolina.


L’A: Sono passati nove mesi senza una soluzione per l’omicidio di Marielle…
MB
– È drammatico. Da più di tre mesi le autorità si pronunciano dicendo di sapere chi ha ucciso e chi sia il mandante, ma mancano indizi per incriminare formalmente gli indagati e dicono che non vorrebbero arrestare nessuno per poi doverlo rilasciare. Io però non sono convinta di questo, credo sia un discorso falso. Da un’altra parte mi preoccupa perché se questo discorso fosse legittimo, e nessuno venisse imputato, finirebbe come la maggior parte dei casi di crimine politico in Brasile, in cui dietro c’è la mano di una persona molto potente – e questo sembra essere il caso di Marielle – per far sì che il reato finisca per essere dimenticato. Un altro punto che mi preoccupa è che le persone magari non chiederanno più giustizia e vorranno soltanto preservare la memoria di Marielle in riconoscimento della sua lotta. Poi, c’è quel conformismo brasiliano – e della scomparsa a sé stante – in cui dicono che nessuno verrà imputato perché è così, il paese è corrotto, perché dietro c’è un politico molto influente e niente succederà. Credo che la mobilitazione internazionale, per cui questi incontri sono molto importanti, aiuti a mantenere vivo il dibattito e provocare imbarazzo nel governo brasiliano finché il caso non trovi una soluzione. Finora tutto quello che sappiamo è stato pubblicato sui giornali e nonostante ciò le autorità non si pronunciano, quindi in verità ciò che abbiamo ottenuto fino adesso è solo un gran silenzio: non si sa nulla.

“Finora tutto quello che sappiamo è stato pubblicato sui giornali e nonostante ciò le autorità non si pronunciano, quindi in verità ciò che abbiamo ottenuto fino adesso è solo un gran silenzio: non si sa nulla.”


L’A
: Che dimensione avrà adesso la lotta per la difesa delle minoranze di fronte ad un governo di estrema destra?
MB – Avremo una realtà politica molto drammatica. Il presidente eletto ha una matrice fascista molto forte, promuovendo odio e violenza. Durante la campagna elettorale tutti i candidati si sono pronunciati sul caso, tranne lui, che ha detto di non voler parlare riguardo l'uccisione di Marielle. È sconcertante e vergognoso il silenzio di un rappresentante eletto dal popolo nei confronti di un crimine che ha commosso tutto il mondo e per il quale il mondo chiede una risposta. Ero molto preoccupata sin dalla conferma della sua elezione, perché il suo vice aveva dichiarato: ‘mi son rotto le palle di questa storia’. Anche il governatore eletto dello Stato di Rio de Janeiro fa lo stesso discorso e attualmente le indagini non sono eseguite a livello federale bensì a livello dello Stato. Lui non ha soltanto detto che le indagini sull’assassinio di Marielle sarebbero state condotte come quelle di tutti gli altri, ma ha anche partecipato dell’atto in cui targhe in omaggio a Marielle sono state distrutte durante la campagna elettorale. Per contro, il giudice Sergio Moro che ha accettato condurre il ministero della Giustizia, ha detto che il crimine deve essere risolto. Tuttavia, nel caso di Marielle, si sa che persone dello Stato sono coinvolte. Inoltre, che c’è uno schema politico molto forte in cui i presunti colpevoli sono proprio quelli che conducono le indagini. C’è un’aria di impunità. Nonostante ciò, dobbiamo continuare a pretendere risposte, io non vedo un’altra soluzione se non ottenere una risposta all’uccisione di Marielle che ormai ha avuto una risonanza globale.

“È sconcertante e vergognoso il silenzio di un rappresentante eletto dal popolo nei confronti di un crimine che ha commosso tutto il mondo e per il quale il mondo chiede una risposta.”

Marielle Franco

L’A: Il volto di Marielle si è trasformato in un emblema dei Diritti Umani, soprattutto delle minoranze. Come si è trasformata la tua vita?
MB
– La risonanza che l’esecuzione di Marielle ha avuto è sorprendente. Neanche nei nostri sogni più fantastici pensavamo che avrebbe avuto questa forza, ma neanche quelli che l’hanno uccisa lo avrebbero pensato. Perché Marielle in quanto nera, lesbica, delle favelas e paladina delle minoranze; è ciò che di più irrilevante esiste in Brasile, ciò che il Brasile ignora: la popolazione nera, gli abitanti delle favelas, le donne, le persone LGBT; quindi nessuno aspettava questa ripercussione. Se esiste qualcosa di positivo in tutta questa tragedia è sapere che la sua morte non è stata invano e che tutto ciò per cui lei si è battuta non è stato invano. Oggi, Marielle riesce a salvare più vite rispetto a quando era viva. Questo è dare un nuovo significato alla tragica serata del 14 marzo e anche alla mia vita che è completamente cambiata. Ho perso la mia compagna, l’amore della mia vita. Credo che oggi il mio sforzo non sia legato all’aspetto più emotivo, ma per fare in modo che lei sia presente, per starle vicino, per essere presente nel quotidiano, senza pensare al lutto come una fuga. Questo desiderio di giustizia non solo per Marielle, ma per tutto ciò per cui lei lottava anche nella sfera personale, per garantire che tutto ciò che ho perso non sia stato soltanto il risultato di una barbarie politica, credo che in certo modo sia dare nuovo significato anche la mia vita stessa.

“Perché Marielle in quanto nera e lesbica, dalle favelas, paladina delle minoranze, lei era ciò che di irrilevante esiste in Brasile, è ciò che il Brasile ignora: la popolazione nera, gli abitanti delle favelas, le donne, le persone LGBT; quindi nessuno aspettava questa ripercussione.”