L'Amletico

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Lucio Fontana. Terra e oro

Luogo: Galleria Borghese

Durata della visita: 2h

Periodo: dal 22 Maggio al 28 Luglio 2019

Costo biglietto: 18€ + 2€ intero; 7€ + 2€ ridotto

La storia dell’arte è, da sempre, storia della rappresentazione spaziale. Gli artisti hanno sempre cercato di rappresentare al meglio lo spazio, sia su una superficie bidimensionale che in scultura.

L’invenzione della prospettiva lineare agli albori del Rinascimento sembrava una conquista storica, superata poi dallo sfumato leonardesco e dal tonalismo veneto. A metà del Novecento un’altra grande intuizione sembrò stravolgere il concetto spaziale; Lucio Fontana rompeva la bidimensionalità della tela, bucandola e lacerandola con tagli netti che creavano nuovi spazi.

“Il taglio, il buco, non sono distruzione del quadro – cosa di cui sono stato sempre accusato – ma un gesto informale per creare una dimensione al di là del quadro, oltre la tela, un gesto di libertà nel concepire l’arte attraverso qualunque mezzo e qualunque forma. L’arte non è solo pittura o scultura, l’arte è una creazione libera dell’uomo, che può trasformare qualunque cosa in qualcos’altro.”

Una mostra presso la Galleria Borghese rende omaggio a Lucio Fontana, proseguendo quel dialogo fra arte moderna e arte antica già intrapreso dalle precedenti mostre su Giacometti, Francis Bacon e Pablo Picasso.

“Lucio Fontana. Terra e oro” presenta circa cinquanta opere disseminate sui due piani del casino Borghese. Nella grande sala al pianterreno vi è forse il corpus di opere più stupefacente, anche perché più inatteso. Fontana infatti era anche – e soprattutto – uno scultore, e in particolare un ceramista. Sotto lo sguardo vigile e rapace dell’aquila e del drago Borghese, e sotto un cielo che arde violaceo, la serie di crocefissi sembra prendere vita tormentandosi in angosciate pulsioni. Le ceramiche policrome sono mosse da fremiti barocchi e nelle loro forme ricordano talvolta lo stivale italico.

Nella parete di fondo poi, una grande scultura calamiterà lo sguardo del visitatore: l’imponente Arlecchino ricorda più una salamandra, nelle forme e nella veste mosaicata come squame che rifulgono la luce. Sembra spiaccicato, come fosse mosso dal vento, rievocando il geniale monumento funebre a Maria Raggi realizzato da Bernini in Santa Maria sopra Minerva, che, come suggerisce Anna Coliva (direttrice del Museo nonché curatrice della mostra), Fontana avrebbe potuto conoscere. L’Arlecchino dialoga inoltre con lo straordinario gruppo scultoreo del Marco Curzio eseguito da Pietro Bernini (padre del celebre Gian Lorenzo). Il valoroso guerriero romano si getta nella voragine per salvare Roma e sembra quasi precipitare addosso alla maschera bergamasca, che forse si schiaccia al muro per evitare l’impatto. Il dialogo fra le due opere è di grande fascino e suggestione.

Il percorso prosegue al piano superiore, dove fra i celebri quadri di Tiziano, Raffaello, Botticelli e tanti altri, prendono posto le tele auree realizzate nel decennio che va dal 1958 al 1968. Gli accostamenti sono arditi, e spesso è l’occhio di chi guarda che è chiamato a cercare le tangenze; alle volte sono immediate e anche divertenti, come la tela con una profonda lacerazione verticale posta accanto ad un’Incredulità di San Tommaso di scuola ferrarese, giocando sul significato del buco assimilabile a quello di una ferita, altre volte risulta totalmente gratuito come le due tele poste accanto al grande quadro di Lanfranco che narra la storia di Norandino e Lucina.

Quasi la totalità delle opere provengono da collezioni private, come private erano le opere collezionate avidamente dal cardinal nepote Scipione Borghese. Nel pantheon del collezionismo – la Galleria Borghese – va in scena un incontro suggestivo e spiazzante, stimolo per la ricerca di spazi infiniti.

Scoprire il Cosmo è scoprire una nuova dimensione. E’ scoprire l’Infinito. Così, bucando questa tela – che è la base di tutta la pittura – ho creato una dimensione infinita.

Una mostra da vedere, per scoprire uno dei più grandi artisti italiani del Novecento e per guardare con occhi nuovi alla straordinaria collezione Borghese.