L'Amletico

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Castel Sant'Angelo: testimone vivente della Storia di Roma e del suo popolo

Castel Sant’Angelo sorge a ridosso del fiume Tevere a poca distanza da San Pietro, a metà strada tra Trastevere e Villa Borghese. In una storia di quasi duemila anni ha mutato aspetto e funzione. Da imponente mausoleo, adibito ad accudire le salme degli uomini più potenti di Roma, a quello più tetro come prigione.

Poi castello difensivo, palazzo di famiglia, sede papale, sede degli Archivi Vaticani e di nuovo prigione, sede del tribunale, residenza papale e ancora prigione. Con l’Unità d’Italia divenne caserma, carcere e magazzino militare prima di assumere il definitivo compito come museo.

In questo caos di ruoli e compiti Castel Sant’Angelo ha assorbito nelle sue pietre la storia e le vicende di un intero popolo e accompagnandolo nei secoli.  

Voluto dall’imperatore Adriano nel 123 d.C come mausoleo per sé e la sua famiglia, su modello di quello di Augusto ma con dimensioni ben più ragguardevoli. I lavori iniziarono intorno al 130 d.C sotto la guida dell’architetto Demetriano e verranno ultimati sotto l’impero di Antonino Pio nel 139 d.C.   

Tumulo dell’Imperatore

Di base cubica l’ingresso era costituito da un arco ricoperto in marmo giallo. Al di sopra della base l’edificio si sviluppava a forma cilindrica in opera cementizia tutta rivestita di travertino. Al di sopra si ergeva un tumulo di terra alberato circondato da statue marmoree: una di esse verrà ritrovata quasi completamente integra dalla famiglia Barberini quando ne assunse la proprietà. Alla sommità del tumulo si trovava una statua dell’imperatore Adriano, rappresentato come Dio Sole, alla guida di una quadriga, il tutto in bronzo.  

Il Mausoleo sorgeva sulla riva opposta al Campo Marzio, centro vitale dell’urbe in epoca imperiale, così per inglobarlo meglio all’interno della vita del popolo romano, venne costruito il Ponte Aelius, ora Ponte Sant’Angelo. 

La funzione di mausoleo venne persa già in epoca romana sotto l’imperatore Onorio nel 403 d.C, quando l’imperatore lo fece annettere alle Mura Aureliane, edificate duecento anni prima dall’imperatore Aureliano per difendere Roma da possibili incursioni dei barbari. Fu in questo periodo che il luogo di sepoltura di imperatori quali Adriano, Commodo, Marco Aurelio e Caracalla assunse il nome di castellum

Il Carcere

L’Impero Romano d’Occidente cade ma nessuno in Italia se ne accorse o ci fece caso e con l’avvento di Teodorico come secondo Re d’Italia, il sepolcro degli imperatori conosce una nuova vita. Le camere diventano celle e vengono posizionate delle grate alle finestre, una guarnigione fissa all’interno dell’edificio, nasce così il nuovo carcere di stato. 

Passano gli anni. L’Italia, sempre più soggetta ad una frammentazione, è contesa tra Papato, Longobardi e Bizantini i quali cercano invano di ricostruire l’antico impero, ma la Mole Adriana è sempre lì al susseguirsi degli eventi. 

Agli occhi del popolo è solo un mezzo di potere, un posto da evitare. Tutto cambia quando un'alluvione colpisce Roma e la peste si abbatte sulla città. L’epidemia non cessa, così papa Gregorio I, detto Magno, indice tre giorni di processione penitente per le vie della città. 

Durante una di queste il papa vide l’arcangelo Michele rinfoderare la spada sulla sommità del carcere. Poco tempo dopo la peste si placa, la vita riprende e quello che era visto come un luogo di potere statale inizia ad essere visto in maniera positiva dal popolo, che inizia a chiamarlo Castel Sant’Angelo. 

Residenza privata

Sul finire del secolo X la prigione venne ceduta alla famiglia romana dei Crescenzi che la utilizzerà come propria dimora per circa un secolo. Durante questo periodo il mausoleo venne rafforzato dal punto di vista strutturale e venne identificato come Castrum Crescentii. Il nome rimase nonostante la proprietà passò prima a Pierleoni e poi agli Orsini. 

Con l’elezione di papa Nicolò III il castello assunse nuove mansioni. Fu il primo papa che ne fece la sua dimora e decise di trasferire dal Palazzo Lateranense anche la Sede Apostolica in quella imprendibile fortezza. 

Per una maggiore sicurezza personale e del Vaticano fece costruire nel 1277 quello che diverrà famoso come Il Passetto, che la popolazione romana rinominò “er coridore”. Risulterà una costruzione vincente in ben due occasioni storiche: quella del 1494 quando papa Alessandro VI lo userà per rifugiarsi dalle truppe francesi di Carlo VIII e nel famosissimo Sacco di Roma ad opera dei Lanzichenecchi di Carlo V nel 1527. 

Il papato francese

L’inizio del 1300 mise in crisi il potere pontificio. Il papa Bonifacio VIII nell’atto di ripristinare dei privilegi all’interno dello Stato Pontificio e in Europa entrò in acceso contrasto con la famiglia romana dei Colonna e con il Re di Francia Filippo il Bello. 

La morte del papa nel 1303 lasciò lo stato circondato da nemici. La questione venne in qualche modo arginata con l’elezione di un pontefice francese, papa Clemente V, che spostò la sede papale da Roma ad Avignone. 

Ci vollero settant’anni per “risolvere” la questione perché un papa tornasse a sedere sul trono pontificio. Per forzare il rientro, nel 1367, vennero consegnate le chiavi di Castel Sant’Angelo a papa Urbano V. Fu un evento importante perché da allora i destini del Castello e del Vaticano saranno indissolubilmente legati. Muteranno anche i suoi compiti, i papi lo useranno con funzioni molteplici: come sede degli Archivi e del Tesoro Vaticano, come tribunale e prigione e come rifugio in caso di pericolo. 

L’aspetto militare

Sul finire del secolo la popolazione romana, infuriata della presenza delle guardie francesi lasciate da papa Urbano V, distrusse quasi totalmente il castello in una rivolta. Con la salita sul soglio pontificio di Bonifacio IX, il castello venne riqualificato e nel 1395 incaricò l’architetto militare Niccolò Lamberti di potenziarlo e fortificarlo ulteriormente. Venne così aggiunto il fossato in modo da diventare accessibile solo in due punti: o attraverso il ponte levatoio o attraverso il famoso passetto. 

Per ulteriori interventi e modifiche bisognerà aspettare mezzo secolo e il papa Nicolò V che ne fece una residenza papale. Non si limitò a farne solo un uso ludico e gioviale ma continuò ciò che aveva intrapreso Bonifacio IX. Fece realizzare tre bastioni agli angoli del quadrilatero esterno, fece ricostruire il ponte Aelius crollato durante i tumulti di Roma nel 1379, facendovi posizionare statue di angeli. Fu in quegli anni che venne nominato Ponte Sant’Angelo

L'opera di rafforzamento prosegui con papa Alessandro VI Borgia che chiese all’architetto Antonio da Sangallo il Vecchio di potenziare ulteriormente le difese del castello. Venne ampliata la base con l’aggiunta di quattro bastioni a forma pentagonale, per una migliore difesa.  

Papa Borgia: lusso e sfarzo

Gli interventi voluti da Alessandro VI non furono limitati al potenziamento delle difese, infatti chiamò pittori del calibro di Pinturicchio per affrescare il nuovo appartamento papale, fece costruire giardini e fontane. Sotto il pontificato di Alessandro Borgia il Castello divenne una vera e propria reggia-fortezza

La reggia voluta da papa Alessandro venne sacrificata per apportare ulteriori modifiche strutturali e ad oggi nulla resta di ciò che i racconti dell’epoca descrivevano come ‘’lussuosa e sfarzosa’’. 

Il Cinquecento e il Seicento furono gli ultimi secoli a vedere il Castello rinnovato dal punto di vista abitativo. Nel 1525 vennero portate delle modifiche agli appartamenti papali e venne costruita la stufa, una stanza da bagno con una vasca annessa ad una venere nuda, andata perduta, che gettava acqua all’interno di questa.  

La grande cinta pentagonale che lo circonda, ultima dei tanti sistemi difensivi introdotti ed adottati dal castello, fu iniziata sotto il pontificato di papa Paolo IV e conclusa dopo la sua morte. 

Sotto il pontificato di Urbano VIII, nel 1630, vennero distrutte tutte le fortificazioni anteriori, tra queste il torrione Borgia situato tra il ponte e il castello e dal 1800 il castello riprese la sola funzione di carcere politico che durerà fino all’Unità d’Italia.  

L’Unità d’Italia

Con l’avvento dell’Unità d'Italia, il Regio Esercito ne prese possesso trasformando lo storico edificio in una caserma e in un magazzino militare. Sotto la guida del colonnello Luigi Durand de la Penne e il suo collaboratore capitano Mariano Borgatti, iniziarono gli ultimi interventi che daranno all’edificio l’aspetto odierno.

L’idea iniziale era quella di ripristinare l’antico aspetto e di destinarlo alla mera funzione di museo dell’Ingegneria Militare. I lavori partirono nel 1897 e dureranno fino al 1906, anno della apertura al pubblico. In questi anni non furono poche le opinioni contrastanti riguardo ai lavori, infatti vennero più spesso denunciati in quanto portarono alla cancellazione della storia bimillenaria dell’edificio. 

Simbolo del Popolo Romano

Sotto il fascismo si porteranno a compimento gli ultimi interventi di riqualificazione. Nel biennio del 1933-34 vennero ripristinati i bastioni e i fossati e venne creato il giardinetto che gira attorno al castello eliminando, di fatto, le casermette fatte edificare da papa Urbano VIII, gli ultimi residui di edifici a carattere militare rimasti ancora intatti in prossimità della mole. 

L’idea dell’imperatore Adriano di vedere il suo mausoleo al centro della città si è realizzato. La mole è diventata col tempo un punto di riferimento per il popolo di Roma, accompagnandolo nella vita di tutti i giorni e nella storia. I Romani d’altro canto l’hanno innalzata a simbolo della città pari al Colosseo e a San Pietro

Ma se il primo racconta di un glorioso passato ormai finito e il secondo rappresenta un simbolo religioso, Castel Sant’Angelo racconta la storia bimillenaria della Città Eterna e del suo popolo.