L'Amletico

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“Intrigo e amore” di Schiller al Teatro Quirino: sinfonia di un amore imprigionato nelle catene delle leggi sociali

In scena al: Teatro Quirino, dal 6 all'11 Febbraio

Durata: 3 ore

Autore: Friedrich Schiller

Regia: Marco Sciaccaluga

Un pianoforte a mezza coda, americane abbassate sul proscenio ed un’orchestra di strumenti musicali che circonda la scena. “A me piace molto la musica, sono venuto qui anche per questo motivo”, così uno spettatore prima dell’inizio dello spettacolo. Intrigo e amore di Marco Sciaccaluga è d’altra parte un’operazione al confine tra Opera e prosa, in cui ogni strumento dà voce e corpo ai diversi attori, i quali si avvalgono ora del tocco roboante del tamburo, ora del suono squillante del pianoforte per esteriorizzare il loro stato emotivo.

Nella Germania preromantica dello Sturm und Drang, il figlio del Presidente Von Walter è particolarmente gioioso, le sue attenzioni sono felicemente ricambiate dall’umile Luise Miller, discendente di un modesto violoncellista. Il giovane amante non è tuttavia l’unico a corteggiare la ragazza, anche Wurm (segretario del Presidente) vuole chiedere la sua mano. Luise Miller ha però solo occhi per Ferdinand, per lui nutre un sentimento vero e profondo, e non intende certo scambiare il suo amore per un matrimonio insieme al segretario, seppur da quest’ultimo il padre otterrebbe una promozione a corte.

Da tale rifiuto nasce l’intrigo che verrà orchestrato da Wurm con la complicità del presidente Von Walter, diffidente sulle reali intenzioni del figlio verso la giovane, che porterà ad emergere il trauerspiel in tutta la sua forza.

Nel suo lavoro di traduttore Danilo Macrì si è dovuto confrontare con un testo tardosettecentesco, la cui trama necessiterebbe circa cinque ore per essere recitata. Setacciando qua e là il folto tessuto narrativo, è riuscito a conferire nuovo vigore alla storia, ancorché alcuni momenti appaiano ancora poco fluidi.

Sull’alveo tracciato da Macrì, scorre con forza la regia di Sciaccaluga e l’interpretazione degli attori. «I grandi classici non vengono dal passato, ma dal futuro. I grandi classici sono dei profeti che hanno avuto la capacità di osservare il loro presente attraverso la loro conoscenza del passato per proiettarsi a immaginare il futuro», così il regista di Intrigo e amore, definendo il suo lavoro su Schiller una «favolosa sorpresa». «Si tratta della storia di un amore» precisa lo stesso «che cerca di liberarsi, ma resta imprigionato da una società opprimente che considera quell’amore un tabù. Non è in gioco il colore della pelle, ma il colore del sangue. I drammi di Schiller mostrano un mondo assoluto governato da leggi d’acciaio; i personaggi sono prigionieri di norme ataviche che creano una ferrea gerarchia di classe».

Sciaccaluga sceglie di rappresentare questo scenario dove prevalgono la cieca superstizione, il valore del giuramento e la differenza tra le classi sociali, mettendo in risalto gli strumenti musicali e il valore degli attori.
Nell’ambiente di corte Simone Toni è un Ferdinand impavido, i cui gesti drammatici e cambi d’umore repentini sorprendono per precisione; eccelle nei panni del Presidente Von Walter l’attore Stefano Santospago, nel suo completo barocco ostenta tutta la protervia di un padre che non comprende il figlio e di un governante che non sa gestire il popolo; trasuda invece perfidia il personaggio interpretato da Andrea Nicolini (Wurm): «[…] mi ha affascinato tantissimo fin dalla prima lettura del testo, probabilmente perché mi piace sempre molto interpretare la parte dei ‘cattivi’. Questi infatti permettono di tirar fuori e analizzare lati della propria personalità che normalmente non si usano», così l’attore nella descrizione del suo personaggio, mellifluo a tal punto da insinuarsi persino nella mente dello spettatore.
Dall’altra parte Enrico Campanati (Miller, maestro di musica) mostra limpidamente la costernazione di un padre che ricerca solo il bene della figlia; recitata da Alice Arcuri, la quale dona al pubblico una Luise Miller fragile come un vaso di porcellana.

Le azioni dei personaggi e l’andamento della messinscena vengono scanditi dalle musiche scritte, e spesso suonate, da Andrea Nicolini, in cui la musica di commento, quella di stacco, quella ‘fine a se stessa’ e quella ‘di linguaggio’ rivestono un ruolo decisivo, essendo parte non solo della scena, ma anche degli attori.

Nell’eccellenza delle interpretazioni e delle melodie, risulta carente la scenografia. Se non è necessario che vi siano pezzi d’antiquariato o mobili del Settecento per ricreare l’atmosfera, il palco appare nondimeno eccessivamente affollato di oggetti, che per la maggior parte del tempo si rivelano non funzionali all’azione scenica.

Uno spettacolo che vive dunque dei suoi attori, delle loro strepitose performance, e che rimane ancora attuale nell’interminabile lotta tra classi sociali, dove c’è chi comanda e chi invece viene comandato, ma ad ogni modo: “Il piacere di comandare non può eguagliare la possibilità di essere schiavi di qualcuno che si ama”.

Gradimento Autore: 7.7/10 (Regia: 8/10; Interpretazione: 10/10; Scenografia: 5/10)

Interpreti: Presidente Von Walter, alla corte di un Principe tedesco, Stefano Santospago; Ferdinand, suo figlio Maggiore, Simone Toni; Von Kalb, Maresciallo di corte, Roberto Alinghieri; Lady Milford, favorita del Principe, Mariangeles Torres; Wurm, segretario del Presidente, Andrea Nicolini; Miller, maestro di musica, Enrico Campanati; Frau Millerin, sua moglie, Orietta Notari; Luise, sua figlia, Alice Arcuri, Sophie, cameriera di Lady Milford, Daniela Duchi; Un cameriere del Principe, Nicolò Giacalone; Un cameriere, Marco Avogadro

Scene e costumi: Catherine Rankl

Musiche: Andrea Nicolini

Luci: Marco D’Andrea

Produzione: Teatro Stabile di Genova