L'Amletico

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Gli Amanti

foto di Leonardo Damiani

Sto correndo sul tapis roulant, senza andare da nessuna parte. Nelle mie orecchie, dal lettore mp3, parte una pulsazione che conosco. Si apre un sipario, ci sono degli uomini e delle donne. Sullo sfondo un noto dipinto prende forma tra le luci indirizzate con maestria in un preciso angolo della scena. Conosco questa pulsazione, mi dice che tutto sta per iniziare.

Da dietro le quinte, prima di entrare insieme, uomini, mi hai detto tirami, senza lottare. Ma tu tirami. Dobbiamo attraversare un intero palco insieme, ma vedrai che arriveremo puntuali.

Sento la prima tromba e la mia testa fa per lasciare il suo peso su qualcuno. Da qui non riesco a vedere nulla. Le luci entrano vigorose nei miei occhi; potrebbe esserci un solo spettatore in platea senza che questo possa diminuire l’intensità della pulsazione o il buio che mi è dinanzi.

So che di fronte a me c'è qualcuno pronto a condurmi in una danza che incanterà la scena. E che dietro di me due amanti incapaci di comunicare, ad occhi chiusi e senza respirare più del necessario, troveranno l'incastro giusto. Ecco la magia. La scena si riempie, la mia anima ha dentro un oceano e presto vedo tutto. La giacca limita i miei movimenti ma la pulsazione è dentro e in quell'istante in cui mi giro vedo gli amanti, una luce rossa invade lo spazio e tutto ora è più caldo. Persino noi uomini siamo gonfi di brividi e di una vibrazione che arriva fino alla punta della cravatta che stringe il nostro colletto. Ampie gonne sfilano dietro di noi; forse vogliono prendere il nostro posto e riempire di colore questo palco così nero.

Esco dalle quinte e qualche mia compagna piange di lacrime piene, così piene che ad ognuna mi sento un po' svuotata anche io. La seconda tromba mi ha travolto e ho cominciato a danzare con una di quelle gonne, non ci siamo fermate neppure quando la musica è finita. Cosicché se per caso ti fossi trovato a passare di lì, spettatore, avresti visto la fine di due corpi stretti in una danza ingoiata lentamente in un sipario che si chiude. Il buio ha annerito anche voi donne e scuro è adesso il vostro abito; nessun colore può più sovrastare la penombra di cui è colmo questo pavimento.

Ma tu tirami, senza lottare. Tu tirami. Dobbiamo attraversare un intero palco insieme, ma vedrai che arriveremo puntuali.

Il panno bianco che ci lega ci farà luce. Il movimento tondo delle donne ci cullerà in un abbraccio primordiale di cui anche dalla nostra strada potremo godere. Non perderemo la direzione, neanche quando avremo gli occhi bendati, neppure quando qualcuno poggerà una mano sul nostro petto, fermando la nostra cieca corsa, per condurci in un luogo in cui il buio peserà su di noi come questa giacca che portiamo addosso. Sarà così naturale che, aperti alla luce, saremo pronti a cedere loro il nostro posto, come un dono reso per errore che ci farà diventar matti per qualche istante. Poi sarà quiete.

Ma tu tirami, senza lottare. Tu tirami. Dobbiamo attraversare un intero palco insieme, ma vedrai che arriveremo puntuali.

E se ora piangi non temere. Avremo sempre abbastanza lacrime da portare in scena. Saliranno dentro di noi con l'impeto di quel panno tirato, cadranno con la leggerezza di questa tromba e ci accarezzeranno con la vibrazione di quelle gonne.

E alla fine ci troveremo a danzare contornate da un coro che ci accompagnerà a quell'angolo di palco, quell'angolo dove tutto può ancora iniziare.