L'Amletico

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Com'è nata la girandola michelangiolesca, il più antico spettacolo pirotecnico di Roma

La Girandola michelangiolesca è uno spettacolo pirotecnico nato per commemorare i patroni di Roma: San Pietro e San Paolo, morti entrambi il 29 giugno del 64 d.C. durante la persecuzione voluta da Nerone.

I fuochi d’artificio venivano eseguiti dalla terrazza di Castel Sant'Angelo per rievocare il miracolo avvenuto il 29 agosto del 590 d.C., che pose fine ad una pestilenza che dilagava in città menzionata dall'Historia (787) dello storico longobardo Paolo Diacono. Il miracolo avvenne in presenza del papa Gregorio I che, proprio in quella notte, avrebbe avuto la visione dell'Arcangelo sulla cima della Mole Adriana nell'atto di rinfoderare la sua spada. Gesto che fu interpretato come segnale della fine della pestilenza, tanto da indurre il Papa a ribattezzare la Mole Adriana “Castel Sant'Angelo”.

Nella giornata commemorativa del 29 giugno, quindi, i papi offrivano alla popolazione uno spettacolo pirotecnico davvero straordinario. I fuochi venivano sparati da un marchingegno che non aveva ancora assunto il nome di girandola, e di cui si hanno le prime notizie nel 1481, quando fu utilizzato per commemorare la prima decade del pontificato di Sisto IV.

Successivamente ne fu “ordinato (uno) non più a Castello ma alla Cupola di San Pietro”, forse proprio al Cavalier Gian Lorenzo Bernini che appare come interlocutore del Papa (con cui “parliamo della Girandola alla Cupola di San Pietro”) nel Diario di Alessandro VII, redatto dal 1655 al 1667. (Il testo si trova nel f. 128, 1 col. del manoscritto Chigi O IV 58, conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana e trascritto da R. Krautheirmer nel 1975).

Il nome di Michelangelo collegato al marchingegno è dovuto alla probabilità di aver coniato il termine di “girandola” alla rappresentazione distinta dalle due “scappate” di razzi con cui si soleva aprire e chiudere lo spettacolo pirotecnico e dalla perfezione apportata dal fiorentino con nuove figure, forse anche con quella descritta nel 1540 da Vannuccio Biringuccio (in De Pirotecnia): “attaccato all'arboro dello stendardo dell'Angelo, a forma di stella, la qual contien molti raggi, talché concludendo, il fuoco tanto s’accende, che quando le artigliane tirano, s’accendono anco le trombe, li raggi, li festoni, le palle,...”.

Oltre a Michelangelo e al Bernini, altri artisti furono collegati alla Girandola, pur non essendo stati i costruttori: gli architetti Giovan Battista Contini (1642-1723) e Carlo Fontana (1638-1714) ricoprirono, per esempio, il ruolo di Revisori dei conti per gli anni 1708 e 1711, secondo la testimonianza di Jacopo Benincampi che cita due documenti conservati presso l’Archivio di Stato sul “Conto delle Spese, e fatture fatte in fare le girandole […]” per l'incoronazione di papa Clemente XI e per la festa di San Pietro e Paolo.

L'affascinante spettacolo dei “flumina lucis” (fiumi di luce) della girandola, come li definì Bernini, venne rappresentato in molte opere artistiche o letterarie. La più autorevole testimonianza artistica proviene da una medaglia del pontificato di Pio IV databile tra il 1560 e il 1565; mentre una delle più antiche opere pittoriche risale al 1579 a firma di Ambrogio Brambilla; ed infine, la più famosa incisione è di Giovan Battista Piranesi del 1787, riprodotta in numerose copie dai successivi pittori. Tra le opere letterarie, invece, giova ricordare il sonetto “La girannola der 34” (1834) di Gioacchino Belli e le pagine di Charles Dickens all’interno della sua raccolta di “Impressioni di Italia” (Pictures from Italy) del 1846.

Secondo Giuseppe Passeri, attuale direttore tecnico e progettuale dei fuochi d'artificio organizzati dal Gruppo IX Invicta, la macchina della girandola, perfezionatasi nel tempo, artisticamente e tecnicamente, sfoggiava movimenti e giochi di luci simile alle fontane, riproducendo un “gioco delfino” ad imitazione dei motivi d'acqua. Egli afferma anche che anticamente la girandola era azionata da 100 uomini per attivare 5 punti di partenza con 400 accelerazioni e 600 tra "candele romane" e "fontane falistranti".

Oggi, conservando fedelmente la miscela di combustione e tutto l'apparato rinascimentale, si impiegano invece quindici persone grazie all'ausilio di centraline radio fatte costruite appositamente in Austria. In conclusione, oggi i fuochi vengono eseguiti, da ormai tre anni, direttamente dalla Piazza del Popolo, ma mantengono vivo l'entusiasmante effetto di uno spettacolo pirotecnico propriamente cinquecentesco, alla maniera di Michelangelo.