L'Amletico

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"Chi ha paura di Virginia Woolf": Carneficina della vita coniugale

In scena al Teatro Vascello dal 9 al 14 Maggio 2017

Prezzi: 20€ intero

Autore: Edward Albee

Traduzione: Ettore Capriolo

Regia: Arturo Cirillo

Interpreti: Milvia Marigliano, Arturo Cirillo, Valentina Picello, Edoardo Ribatto


"Who's Afraid of the Big Bad Wolf? Oppure era Who's Afraid of the Big Bad Wolf? Aspetta caro, adesso non ricordo."

Le parole si confondo, si alterano, si uniscono mentre si canta una canzone, dando vita a qualcosa di diverso, amorfo, indefinibile.

È ciò che accade a Giorgio e Marta, dove quel "big bad wolf (grande lupo cattivo) del titolo della canzone diventa "Virginia Woolf", l'emblema di una vita travagliata, ai limiti della disperazione.

La loro relazione matrimoniale non è da meno. Lui è un professore di storia con l'ambizione di ricoprire un ruolo dirigenziale, che tuttavia non riesce ad ottenere, ristagnando dunque nella sua facoltà presieduta dal padre della moglie (il quale incombe su di loro come un grande lupo cattivo). Lei è una donna svampita, rapita dal fascino del potere e insoddisfatta per i ripetuti insuccessi del marito, impantanata nella palude del suo matrimonio dal quale non riesce a trovare una via di fuga.

A questa coppia si aggiunge nel loro salotto, in tarda serata, quella rappresentata da Ania e Nicola. I due sono altrettanto insoddisfatti della loro vita coniugale, dilaniata dalle continue crisi nervose di lei (simile in questo a Virginia Woolf) e dalle diverse aspirazioni di lui, forzato ad un matrimonio che non voleva, per via di una gravidanza rivelatasi poi solo isterica.

Nel corso della serata pian piano affiorano le loro paure, i risentimenti e i fraintendimenti, portando inevitabilmente allo scontro. Le due coppie allora si mischiano, si confondono come il nome di una canzone, finendo per somigliare ad un quadro di Francis Bacon, in cui le diverse sfumature di colore si intersecano, lasciando un risultato indefinibile. Ad uno sguardo più attento non sfuggirà però il significato nascosto dell'opera, una verità che emerge lentamente e con forza dirompente, come nelle tumultuose storie delle due coppie.

 

Quattro personaggi sulla scena, quattro autori sulla tela virtuale, che dipingeranno le loro opinioni sugli elementi essenziali della rappresentazione: interpretazione, regia e scenografia.

Le scelte riguardo alla regia operate da Arturo Cirillo ti hanno convinto?

Claudio: Ritengo che sia stato fatto un buon lavoro: una sceneggiatura interessante, coinvolgente e a tratti molto divertente. Il gioco massacrante che le due coppie intraprendono finirà per mettere a nudo tutte le fragilità dei quattro; l’atmosfera rievoca “Scene da un matrimonio”, film di Bergman del ’73, così come molteplici film di Woody Allen, dove al centro sono proprio delle coppie, con i loro problemi che emergono man mano. 

Gradimento: 7/10

Alessandro: Il regista decide di concentrarsi più sulla forma che sul contenuto. Sceglie di non compiere alcun riferimento al significato dietro il titolo dell'opera, che invece è un particolare piuttosto interessante. La caratterizzazione dei personaggi non è sufficientemente precisa e il finale appare scontato e prevedibile, visto che si poteva intuire sin dall'inizio la direzione che avrebbe preso la storia.

Gradimento: 4/10

Domenico: La regia dello spettacolo è discreta, in alcuni punti molto lenta e difficilmente coinvolgente, ma il tutto viene surclassato dalla bravura dei quattro attori. 

Gradimento: 5/10

L'interpretazione degli attori ti ha coinvolto?

Claudio: Buona la recitazione: convincente Milvia Marigliano, in un ruolo difficile, ben interpretato. Molto divertente Arturo Cirillo, che si cala bene nel personaggio; sue le battute più divertenti dello spettacolo. Altrettanto validi Valentina Picello, assolutamente coinvolgente e convincente nella sua fragilità, ed Edoardo Ribatto, calatosi talmente bene nella parte dello “spaccone” da suscitare quasi rabbia nello spettatore. 

Gradimento: 7/10

Alessandro: Quando il ruolo non è ben ritagliato, l'attore è il primo a risentirne. Soffre particolarmente di ciò Valentina Picello, che seppur trasmetta straordinariamente il disagio vissuto dal suo personaggio (quasi una Virginia Woolf moderna), la sua costernazione appare più volte eccessiva rispetto al resto. Gli altri interpreti svolgono il loro compito (Edoardo Ribatto su tutti), ma senza mai acuti.

Gradimento: 5/10

Domenico: Premettendo che i quattro ruoli erano molto diversi tra loro, con diverse e curiose personalità, l’interpretazione è stata molto buona, in quanto il quartetto si amalgamava bene sul palco ed ognuno sembrava nato per dover interpretare quella parte. Il personaggio che mi ha maggiormente colpito è stato quello di Valentina Picello. Mi ha fatto sorgere molti sentimenti contrastanti, tra cui imbarazzo, riso ed ammirazione per l’interpretazione, anche se la linea tra il personaggio e l’attore poteva risultare molto sottile. 

Gradimento: 7/10

La scenografia messa in scena, in cui sono assenti le quinte con effetto di trasparenza e viene utilizzato un palco divisibile, ti ha colpito?

Claudio: Interessante la scelta della scenografia: una stanza semivuota, oltre ai divanetti solo il bancone del bar, unica parte illuminata prima dell’inizio dello spettacolo, quasi a sottolineare l’importanza che avrà l’alcool nell’evoluzione dello spettacolo. Il palco, che verso la fine dello spettacolo viene smembrato, sottolinea la divisione, la frammentarietà dei personaggi, così come il ritratto di Francis Bacon. Colpisce anche la trasparenza dell’ambiente; non essendoci delle vere e proprie quinte i personaggi non escono mai realmente di scena, in tal modo non c’è alcuno stacco e lo spettacolo è un continuum.

Gradimento: 7/10

Alessandro: L'idea di togliere le quinte di per sé è affascinante, specialmente per un'opera che si concentra essenzialmente in un solo contesto. La trasparenza permetteva però di vedere anche i cavi elettrici, le luci spente, le corde e il resto del materiale scenico, smaterializzando quindi l'atmosfera teatrale. L'utilizzo inoltre di un palcoscenico divisibile, collegato evidentemente alla rimozione delle quinte per poter muovere i vari elementi di cui era composto, indubbiamente ha il pregio di esacerbare il conflitto, ma non aggiunge nulla di più e obbliga invece gli attori a dover spostare i diversi elementi manualmente, con ulteriore perdita di eleganza. Così come i costumi: un orologio casio e una cintura maculata non rendono il personaggio di Nick un galantuomo, al contrario di quello che invece si vuole lasciar intendere. 

Gradimento: 4/10

Domenico: Mi ha colpito molto la scenografia quasi del tutto inesistente, la definirei sperimentale ma allo stesso tempo molto affascinante, perché nel gioco delle coppie creato dall’ autore permetteva di percepire la presenza di tutti gli attori pur non essendo direttamente coinvolti nel dialogo.

Gradimento: 6.5/10
Gradimento: 5.5/10

Interpretazione: 6.3/10

Regia: 5.3/10

Scenografia: 5.5/10

Scene: Dario Gessati

Costumi: Gianluca Falaschi

Luci: Mario Loprevite

Produzione: Tieffe Teatro Milano