L'Amletico

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Le anamorfosi del convento di Trinità dei Monti

La chiesa della Santissima Trinità dei Monti, una delle cinque chiese francofone di Roma, è un luogo di culto cattolico che sorge sul colle del Pincio sovrastando la sottostante celebre piazza di Spagna.

I lavori di realizzazione della chiesa,  progettata dagli architetti Annibale Lippi e Gregorio Caronica in stile tardo gotico francese, iniziarono probabilmente nel 1502 e si protrassero per gran parte del secolo.

In seguito ai danni provocati dal sacco di Roma del 1527, il complesso fu restaurato ed ampliato terminando con il rifacimento della facciata progettata da Giacomo Della Porta e Carlo Maderno.

Sulla facciata si elevano due campanili simmetrici sui quali sono posti un orologio e una meridiana che indicherebbero gli orari di Roma e Parigi.

La chiesa fu consacrata nel 1585 da papa Sisto V che commissionò all'architetto Domenico Fontana la realizzazione di una strada, che prese dal pontefice stesso il nome di strada Felice, che collegasse la zona del Pincio con la basilica di Santa Maria Maggiore.

Gli sbancamenti necessari per la realizzazione della strada avevano tuttavia determinato o un grande dislivello rispetto all’ingresso principale della chiesa che per essere attenuato Fontana fece ricorso alla realizzazione di una scala monumentale a due rampe.

Nel 1788 papa Pio VI fece innalzare davanti all’edificio l'Obelisco Sallustiano, il penultimo dei grandi obelischi innalzati nella Roma papale, realizzato in epoca romana imperiale a imitazione degli obelischi egiziani.

Il complesso della Trinità dei Monti comprende l’omonimo convento annesso, costruito tra il 1530 e il 1570 dal re di Francia Carlo VIII per i frati Minimi, ordine religioso fondato da Francesco da Paola protagonista di un prodigioso attraversamento dello Stretto di Messina a bordo del suo mantello.

È’ il convento che sorprendentemente custodisce opere strabilianti e inaspettate.

In esso si trovano, oltre al chiostro decorato da lunette e medaglioni che riportano le storie di san Francesco di Paola e i ritratti dei reali di Francia, il refettorio affrescato con effetti illusionistici dal gesuita Andrea Pozzo nel 1694 e due affreschi murali, ideati ed eseguiti dai padri minimi Emmanuel Maignan e Jean François Niceron, che costituiscono un mirabile esempio di anaformismo.

L’anamorfismo, dal greco anamórphosis “ricostruzione della forma”, è una tecnica  geometrica applicata a una valente capacità artistica che, concepita a partire dal Rinascimento e praticata da pittori quali Leonardo da Vinci, Hans Holbein e Andrea Pozzo, genera un particolare effetto di illusione ottica.

Questa tecnica intervenendo sulla prospettiva fa in modo che una figura che appare alterata e distorta quando viene osservata frontalmente riacquista forma e senso compiuto solo quando l’osservatore si dispone in una posizione molto inclinata rispetto al piano dell’immagine.

Le due anamorfosi si trovano nei corridoi est e ovest al primo piano dell’edificio.

La prima, che si estende per circa sei metri, è stata dipinta dal Maignan nel 1642 ed è quella delle due che ha una migliore leggibilità: scorrendo lo sguardo sul dipinto in modo perpendicolare alla parete appaiono una imbarcazione a vela in rotta verso un paesaggio costiero e, poco distante dall’imbarcazione, la figura di San Francesco da Paola e un confratello in ginocchio durante il miracoloso transito dalle coste calabresi a quelle siciliane.

Osservando invece la parete trasversalmente, il paesaggio si trasforma nella imponente persona di san Francesco di Paola mentre, circondato dai rami di un ulivo, è immerso nella preghiera.

Da rilevare poi che l’anamorfosi di Maignan è palindroma ed è quindi possibile osservare la stessa immagine del santo da entrambi i lati del corridoio.

La seconda anamorfosi, dipinta dal Niceron nel 1642 e alla sua sopravvenuta morte completata dal Maignan, è stata scoperta solo nel 2009 nel corso di interventi di restauro che hanno interessato il lato orientale del chiostro. L’opera, che si estende per circa una ventina di metri lungo il corridoio che costeggia il lato orientale del  chiostro, era diventata  invisibile a causa di molteplici strati di calce apposti a motivo di necessità igienico sanitarie disposte durante l’occupazione napoleonica di Roma.

L’anamorfosi del Niceron, analogamente a quanto detto per quella del Maignan, se osservata frontalmente presenta un paesaggio dell’isola egea di Patmos, dove san Giovanni in esilio avrebbe scritto il libro dell’Apocalisse. Se invece la prospettiva è laterale si distingue la smisurata immagine dell’evangelista mentre è intento nella scrittura dell’Apocalisse.

Al primo piano del convento, tra i due corridoi sulle pareti dei quali sono state affrescate le due anamorfosi, si trova un raro orologio solare, uno dei dieci conosciuti in Italia, che decora il passaggio rivolto a sud.

Si tratta di una meridiana catrottica, realizzata nel 1642 dal Maignon, che utlizza uno specchio in luogo dello gnomone, cioè l’asta che serve a proiettare l’ombra su un quadrante; nel caso della catottrica invece l'ora non viene indicata dall'ombra ma dal riflesso del sole che si proietta sul quadrante.

Uno specchio posto con adeguato supporto su un davanzale di una finestra riflette infatti la luce del sole all’interno e il cerchio luminoso che ne deriva, in base a calcoli complicatissimi, è in grado di indicare con estrema precisione gli orari di alcune città del mondo e situazioni astronomiche su un esteso reticolo di linee, segni zodiacali e altri simboli tracciati sulla volta e sulle pareti del corridoio.