L'Amletico

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Alcune Leggende Sul Pantheon

La leggenda è parte del patrimonio culturale di ogni popolo, nasce nella tradizione orale e assembla il reale con il fantasioso.

Prima di visitare il Pantheon non si dimentichi di sostare per qualche minuto nella piazza antistante, perché le facciate di alcuni palazzi mostrano epigrafi che stimolano la curiosità. Da una si apprende che l'Albergo del Sole ospitò Ludovico Ariosto; da un'altra, al civico 14, che papa Clemente IX nel 1668 fece chiudere il Pantheon in una cancellata di ferro, per preservarlo dal gremito mercato, ivi insediatosi. In un'altra, al civico 68, che la pavimentazione era rivestita in legno, donato nel 1906 dalla città di Buenos Aires, affinché fosse attutito il rumore degli zoccoli dei cavalli, in segno di rispetto al monumento divenuto sacrario del Regno d'Italia, dal 1870.

Altre curiosità attinenti alla piazza sono più verosimilmente “leggende”, raccolte nei molteplici testi sui misteri di Roma. Tra queste, meritano di essere ricordate quella relativa ad Agrippa, alla consacrazione della chiesa, al mago Pietro Baiardo e al “Tata Giovanni”.

Agrippa, generale romano, delegato dal Senato per sedare la rivolta del popolo persiano, ricevette in sogno, la notte prima della partenza, la dea Cibele, venerata come la Grande Madre Idea, che gli avrebbe garantito la sua protezione, in cambio di sacrifici per il dio del mare, Nettuno, e, come ricompensa, un tempio da dedicare a tutti gli dei.

La consacrazione del Pantheon a Chiesa di Santa Maria “ad martires” avvenne il 13 maggio 609, nella donazione dall'imperatore bizantino Foca al papa Bonifacio IV, che vi trasportò ventotto carri di reliquie dei martiri provenienti dalle catacombe romane. Il noto studioso di Roma medievale di origini tedesche Gregorovius, vissuto nell'800, scrive che, per l’occasione, durante l'intonazione del Gloria in Excelsis, si aprirono le porte. La fantasia dei romani vide, allora, alzarsi una schiera di demoni atterriti che cercava la via di fuga nell'oculo del Pantheon.

Il mago Pietro Baiardo è un personaggio leggendario, di cui non si ignora la vera storia, ma è stato spesso confuso, per assonanza, con un alchimista salernitano del XII secolo oppure con un cavaliere francese, vissuto nel 1500 e distintosi nella battaglia di Garigliano. La leggenda vuole che egli avesse fatto il patto con il diavolo e che, giunto quasi alla fine dei suoi anni, se ne pentisse, volendo redimersi proprio nella Chiesa del Pantheon. Appena uscito fuori, però, il mago incontrò Satana che pretendeva la ricompensa del suo lungo lavoro. Il mago lo premiò subito con un pugno di noci in mano, e rientrò in chiesa per rifugiarsi. Satana, allora, si irritò a tal punto che si mise a correre intorno al Pantheon, creando quel fossato che ancora oggi si vede.

“Tata Giovanni” era l'appellativo dato dai romani a Giovanni Borgi, vissuto nel '700, noto per la sua umiltà e fondatore dell'Istituto della Carità per l'Infanzia Abbandonata. “Tata” infatti, vuol dire “babbo”. Una sera del 1784 accolse il suo primo “callarello”, ovvero raccolse una cesta abbandonata in mezzo al mercato, dentro il quale trovò il primo orfano che fu accolto nel suo istituto. Per inflessione dialettale romanesca, gli orfani venivano chiamati “callarelli” perché ricevevano da mangiare da un grande ed unico calderone, chiamato “callaro”.

In conclusione, la leggenda esalta l’estrosità della fantasia degli uomini, e ne testimonia il proprio patrimonio culturale.