L'Amletico

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"Erano tutti miei figli": Alla ricerca della stella dell'onestà

la scomparsa di un figlio nel plumbeo cielo, dalla guerra illuminato; e il palesarsi di un segreto, da troppo tempo oscurato

In scena al Teatro Quirino dal 28 marzo al 2 aprile 2017

Prezzi: 30€ platea; 24€ I balconata; 19€ II balconata; 13€ galleria

Autore: Arthur Miller

Regista: Giuseppe Dipasquale

Non bastano cento pezzi di ricambio, ne servono di più, almeno duecento. Non si accettano ritardi o giustificazioni, devono essere consegnati entro l’indomani. Se non arrivano in tempo, la propria azienda rimarrà fuori dal giro, tagliata via come un ramo secco.

Nessuna possibilità di dialogo, nessuna trattativa, nessuno sconto: questi sono i ritmi frenetici cui è sottoposta una fabbrica durante la guerra. Il conflitto mondiale divora uomini e macchine al doppio della velocità con cui vengono generati. E non sono ammessi errori nella fase di realizzazione, neanche una sbavatura, tutto deve procedere secondo i piani, secondo la logica crudele e insensata del conflitto bellico.

I titolari delle industrie sono con le spalle al muro; se per i soldati sparare è una questione di vita o di morte, per loro lo diventa mancare una consegna: il tempo pende sulle loro teste come una spada di Damocle.

Joe Keller è riuscito sinora a rispettare le scadenze, la sua impresa naviga in buone acque, districandosi faticosamente nel torbido oceano di sangue alimentato dalla Seconda Guerra Mondiale. Una mattina, però, il suo telefono di casa squilla prima del previsto. È Herbert Deever (suo socio in affari), chiama dalla fabbrica ma non porta buone notizie. Gli ultimi duecento pezzi di ricambio – destinati ad essere montati sugli aeroplani americani – sono fallati, manca una parte della filettatura necessaria per il loro funzionamento.

A quel punto, Joe, si trova di fronte a un bivio: perdere tutto ciò che aveva costruito in quarant’anni (e, di conseguenza, non poter garantire un futuro ai figli) oppure trovare una soluzione, costi quel che costi.

Temendo di precipitare nel baratro, spinge il collega ad aggiustare i pezzi alla bell’e meglio, nonostante sia consapevole del rischio legato ad una scelta del genere. Ma quel rischio non rimane tale; quel rischio si materializza.

Ventuno piloti perdono la propria vita. Ventuno, come il peso di ognuna delle quelle anime in volo, che svaniscono nell’aria, senza lasciare nessuna traccia.

Si aprirà il processo, si sentiranno le diverse versioni, e vi saranno due condannati: Joe Keller ed Herbert Deever.

La responsabilità di ciò che è accaduto cadrà solo sul secondo, il primo sarà invece punito per non aver vigilato. Non emergerà, quindi, ciò che è realmente accaduto: la verità rimarrà intrappolata tra i fili di quel telefono, intrecciata su se stessa, in attesa che qualcuno sciolga la fitta trama.

Seppur riesca a sfuggire alla giustizia, Keller non esce indenne dalle terribili conseguenze della guerra: pochi giorni dopo l'invio dei pezzi di ricambio difettosi, uno dei suoi due figli (Larry) è dato per disperso mentre guidava il suo aeroplano. Rimane, perciò, nella mente del padre, il dubbio latente che possa aver preso uno degli aerei su cui era montato il pezzo difettoso; ma anche la speranza che si sia salvato, e si trovi sulla via del ritorno.

Sono passati tre anni da quegli eventi. Casa Keller è tornata ad essere festosa come un tempo. Il vicinato è felice di passare il tempo insieme alla compagnia del ridanciano imprenditore e della sua amabile moglie; ma una visita, apparentemente lieta, si appresta a rompere il precario equilibrio costruito in anni.

L’ospite atteso è Ann, splendida ragazza che si frequentava con Larry prima della sua scomparsa; e che ora è in procinto di sposarsi con il fratello di quest’ultimo, Chris, che si è invaghito delle linee voluttuose della giovane fanciulla. Ma Ann non era solo la compagna di Larry, è anche la figlia di Deever. E il suo arrivo fa riemergere lentamente e inesorabilmente i rancori di un tempo, i dubbi mai dissipati.

L’atmosfera inizialmente calorosa che si respirava nella dimora dei Keller, si fa sempre più buia, finché non costringerà le parti in gioco ad aprire nuovamente una finestra sul passato, che li accecherà con la sua luce fulminante.

La verità sarà bruciante come i raggi del sole, e non tutti riusciranno a sopportarne il peso.

Nel dramma, scritto da Arthur Miller, il conflitto bellico esteriore si trasforma in una battaglia esistenziale interiore. Non solo gli uomini al fronte combattono, anche coloro che si trovano costretti a rifornire l’esercito lottano quotidianamente contro lo scorrere delle lancette. E la battaglia di Keller lascia ferite profonde, non rimarginabili, che il tempo riapre chirurgicamente.

Tali aspetti sono evidenziati abilmente degli attori, capaci di mettere in luce le diverse caratteristiche dei loro personaggi. Mariano Rigillo trasmette icasticamente la spavalderia e la sfrontatezza di Joe Keller, in cui si intravede la sua fragilità, e le crepe del suo animo che, con il passare della messinscena, si allargano fino a far crollare il castello di reticenze e mistificazioni che aveva faticosamente costruito; Anna Teresa Rossini riesce mostrare l’eleganza e la cordialità di una donna, ma più di tutto la debolezza e la profonda crisi di una madre dopo aver perso un figlio. Ruben Rigillo e Silvia Siravo – l’uno nel ruolo di Chris, l’altra nei panni di Ann – portano rispettivamente sul palco l’angoscia di un figlio che si sente sempre inadatto, perché erede di un patrimonio macchiato dal sangue di ventuno persone innocenti, e la determinazione di una donna ostinata, decisa a porre fine ad un’oscura vicenda che si trascina da troppo tempo.

La naturalezza con cui gli interpreti si esprimono è messa in risalto dal legame che intercorre tra gli attori (in particolare si sottolinea come Ruben Girillo sia il figlio di Mariano, che a sua volta è il compagno di Anna Teresa Rossini); e sembra davvero di essere nella loro casa, di poter guardare attraverso le vetrate della loro veranda.

Un bovindo, è questo il luogo in cui si svolge interamente la rappresentazione; una scena essenziale, in cui predomina il bianco lattiginoso degli infissi e dell’arredamento liberty: a testimonianza di una ossessiva ricerca di purezza da parte dei Keller, in un’abitazione popolata invece da persone con le mani insanguinate.

È troppo semplice, tuttavia, additare al pubblico disprezzo la condotta riprovevole di Joe Keller; nel corso della vita, ciascuno di noi si trova in situazioni in cui vi è l’occasione di essere disonesti. Episodi che, con il passare del tempo, si fanno sempre più frequenti. D’altra parte, come viene recitato durante la messinscena: “Ognuno di noi è in cerca della propria stella dell’onestà, fin quando la sua luce non si spegne”.

Gradimento: 9/10

Traduzione: Masolino D’Amico

Interpreti (in ordine di alfabetico): Filippo Brazzaventre; Barbara Gallo; Enzo Gambino; Liliana Lo Furno; Giorgio Musumeci; Ruben Rigillo; Silvia Siravo

Scena: Antonio Fiorentino

Costumi: Silvia Polidori

Produzione: Teatro della città - Catania